TizCip(ASI) A pochi giorni dal summit tenutosi con le rappresentanze sindacali, si addensano le ombre sul piano industriale per il rilancio dello stabilimento di San Sisto presentato dal management di Nestlè Italia. Da un'attenta analisi portata avanti

dalla deputata del M5S Tiziana Ciprini, capogruppo in Commissione Lavoro, sono state riscontrate molte criticità che hanno indotto la pentastellata a presentare un'interrogazione parlamentare al Ministro dello sviluppo economico e al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. “Dei 60 milioni previsti solo 15 andranno alle linee produttive per spostarle e smantellarle, evidentemente. Non si parla, infatti, di acquisto di impianti tecnologicamente avanzati. Gli investimenti saranno finanziati con la vendita dei marchi storici di biscotti e caramelle? - domanda Ciprini. Inoltre non c'è alcuna garanzia che le cialde per i gelati, frutto della joint venture con la multinazionale R&R, verranno prodotte nello stabilimento di San sisto. ?Per quanto riguarda i restanti 45 milioni – continua Ciprini – chi sarà in grado di poter controllare se effettivamente verranno investiti sul marketing per trasformare il marchio del cioccolato in un brand globale?? Dal canto loro le Rsu si limitano ad assicurare che vigileranno affinché non si disperdano le risorse messe a disposizione dalla multinazionale svizzera. Infine, non bisogna ?sottovalutare il fatto che gli apicali chiamati a gestire questa nuova delicata fase di rilancio, a parte due new entry, saranno gli stessi che da 20 anni hanno commesso errori nella gestione di investimenti. Dinanzi alle numerose problematicità riscontrate, è concreto il rischio che l'esito dell'operazione potrebbe portare a una fabbrica ridimensionata e impoverita, senza più la sua identità. Per questo abbiamo chiesto al Ministro se intenda convocare le rappresentanze dei lavoratori, l’azienda e le istituzioni locali e regionali al fine di conoscere quali garanzie Nestlé intenda fornire sul versante occupazionale dello stabilimento di San Sisto. E se – conclude Ciprini – non ritenga insufficiente l’investimento in marketing prospettato senza una diversificazione delle produzioni per scongiurare il rischio di negative ricadute sul territorio umbro, o l’ennesimo ricorso ad ammortizzatori sociali con evidenti costi per la collettività”.


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