(ASI) – Perugia, – E’ la sofferenza, profonda, che li accomuna. Sono minori, ma anche ragazze e ragazzi già maggiorenni, che la vita ha ferito, in modo talvolta atroce. Sofferenze e ferite spesso maturate nel loro contesto familiare e dalle loro famiglie allontanati per poterli proteggere. Sono gli ospiti della cooperativa sociale Il Piccolo carro. Ora vivono in un antico cascinale umbro del 1600, immerso nel verde delle colline umbre. E’ qui che gli operatori della cooperativa li accolgono e li aiutano a superare le loro sofferenze, a ritrovare se stessi, serenità, e poter tornare a vivere il loro progetto di vita.
Qui, in questo stabile trasformato in una accogliente e calda residenza, Il Piccolo Carro accoglie minori da tutto il territorio nazionale, inseriti con provvedimento del Tribunale per i Minorenni o dai Servizi Sociali degli Enti territorialmente competenti.
I ragazzi provengono da situazioni di grave rischio familiare.
La condizione di disagio è legata a fattori ambientali e familiari, a situazioni di grave abbandono, maltrattamento, violenza, abuso, con conseguenze sul piano fisico, morale e psicologico. E al disagio è spesso correlata una strategia di comportamento deviante sempre legata alla sofferenza subita con associati disturbi mentali, affettivi, sessuali, comportamentali e della personalità.
Cristina Aristei è la presidente della cooperativa, nata il 18 gennaio del 1996, e Pietro Salerno è il suo vice. Nella vita sono moglie e marito. Sono stati loro ad accogliere la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, che ha voluto far visita alla struttura e trascorrere del tempo con loro, ma soprattutto con i tanti ospiti di questa residenza. Ad accompagnare la presidente anche Maria Pia Serlupini, Garante regionale per l'infanzia e l'adolescenza.
Sempre attorniati dai loro ragazzi, Cristina e Pietro hanno raccontato alla presidente Marini come e perché venti anni fa decisero di dar vita a questo progetto che aveva ed ha essenzialmente l’obiettivo di realizzare una realtà capace di soccorrere, assistere, curare e prevenire le devianze e le sofferenze minorili. Per loro quel progetto, allora, era insieme una sfida ed un sogno. “Ora il sogno è una realtà – spiegano Cristina e Pietro -, ma resta sempre la sfida. Quella di far uscir fuori da atroci sofferenze questi ragazzi. Ridare loro le ali per farli tornare a volare. A vivere”.
La cooperativa sociale Il Piccolo Carro ha una vocazione esclusivamente terapeutica che ha come finalità educativa mettere il minore disagiato in grado di ritornare nella propria famiglia di origine, e far raggiungere loro l’autonomia necessaria per un’esistenza indipendente attraverso l’inserimento sociale e, dove possibile, lavorativo.
“Stando con voi, anche se per poco tempo – ha detto la presidente Marini salutando le ragazze ed i ragazzi ospiti della comunità – ho avuto modo di avvertire con forza la grande e straordinaria carica affettiva che vi circonda e vi accompagna nel vostro difficile, ma importante cammino verso il superamento di una condizione di dolore e sofferenza. Qui ho trovato qualità, serietà e responsabilità sia da parte degli operatori che vi lavorano, che dei tanti volontari che prestano gratuitamente la loro opera al servizio di questa comunità. Questa è stata per me una visita importante anche perché mi consente di conoscere da vicino e meglio le problematicità di queste realtà, e ciò mi aiuta nelle decisioni che come Regione – ha concluso la presidente - dovremo assumere per la regolamentazione dell’attività di queste strutture”.