DeVicenzi(UNWEB) Perugia. “Sabato 31 dicembre 2016 deve essere sembrata la data ideale per una delibera di riorganizzazione dei servizi della Usl Umbria 2. Mentre tutti gli umbri, nel bene o nella complessità di tante situazioni familiari e comunitarie, leggasi ad esempio terremoto, stavano accingendosi a festeggiare l'arrivo del nuovo anno, il direttore generale, Fiaschini, ha sentito tutta l'urgenza e la necessità di deliberare il riassetto organizzativo”. Lo denuncia il consigliere regionale di opposizione Sergio De Vincenzi (Rp) chiedendo all'assessore regionale alla sanità, Luca Barberini, di chiarire “se ne era a conoscenza e, soprattutto, se queste sono modalità e obiettivi di riorganizzazione dei servizi sanitari che la Giunta Marini ha da tempo annunciato”.

Secondo De Vincenzi si tratta di “un fare tipico di un modo antico e poco trasparente di gestire la cosa pubblica. C'è da domandarsi se la riorganizzazione deliberata (n. 992 del 31/12/2016) abbia a che fare con quell'efficientamento e quella razionalizzazione della sanità regionale più volte sbandierata dalla Giunta Marini e dallo stesso assessore”.

“Le scelte adottate – continua il consigliere regionale - lasciano intravedere uno sperpero di energie a fronte di un palese peggioramento dei servizi resi ai cittadini umbri. Risulta infatti assai difficile comprendere il senso del raddoppio di troppe strutture complesse fra gli ospedali di Spoleto e Foligno e altro ancora, mentre sul territorio le diramazione di vari servizi distrettuali vengono decimate, quando poi i parametri del Patto della Salute dovevano essere finalizzati a razionalizzare la rete ospedaliera, visto che avevano come riferimento i posti letto e le fasce di popolazione. Pensiamo ad esempio – spiega De Vincenzi - ai servizi del Dipartimento di prevenzione che scompariranno totalmente come strutture semplici territoriali distrettuali, in forte contrasto con la stessa legge regionale, con danni facilmente intuibili per operatori zootecnici, imprese produttive, industrie alimentari ed esercizi pubblici, mettendo a repentaglio la sicurezza sanitaria degli stessi cittadini. Il tutto a fronte di una evidente disparità di organizzazione rispetto all'azienda Usl Umbria 1 che è stata a sua volta analogamente penalizzata anche se in modo meno rilevante e sottraendo complessivamente risorse a un area della sanità già sottofinanziata a livello regionale, nell'ambito di quanto stanziato per il Fondo sanitario nazionale, come certificano gli studi dell'Osservatorio nazionale della salute”.

“Ma ciò che più preoccupa – conclude - è che si possa pensare di riorganizzare i servizi nella più totale autonomia senza tener conto delle istanze del personale, per altro espresse in mesi di audizioni presso la III Commissione consiliare e lo stesso assessorato regionale, e dei cittadini. Ancora una volta non possiamo che denunciare con preoccupazione ciò che accade nella sanità regionale, che evidentemente continua a rispondere più a logiche di pochi che agli interessi dei singoli cittadini e del bene comune”


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