94031535 861603471007017 4648053924589207552 n(UNWEB)  Renzo Luchini, l’almanacco vivente di 54 anni di Perugia. Cosmi è più quadrato e questa squadra è capace di tutto.

 

Dalla D all’Uefa, 54 anni di Grifo

Dici Renzo Luchini e traduci A.C.Perugia calcio. Dal 1966, tranne una breve interruzione, Renzo, 65 anni, corre per tutti i campi d’Italia al seguito dei grifoni. E non solo d’Italia, perché sia col Perugia di Castagner che con quello di Cosmi, ha calcato anche i terreni degli stadi europei in Coppa UEFA e Intertoto. Dalla serie D al record di imbattibilità col Perugia 1978/79, con un numero di allenatori e presidenti che non ha mai contato, ma che hanno scritto la storia del mezzo secolo più esaltante della storia biancorossa. È stato anche testimone della tragedia della morte di Renato Curi, il numero otto che è rimasto nel suo cuore e in quello di tutti i tifosi del Grifo (tra l’altro, dice, “il numero otto per identificare gli indumenti del personale dello staff è toccato proprio a me”).

Ancora sulla breccia e con la passione per i droni

Ne ha viste e sentite di tutti i colori. Ma ha il piccolo, grande  vanto di “avere ascoltato tutto senza è davvero molto bravo, sentire nulla: forse anche per questa mia discrezione sono durato così a lungo”. Renzo vanta anche un bottino di 11 campionati vinti al seguito del Perugia, oltre alle retrocessioni a tavolino e gli arresti nel dopo Roma-Perugia del 1980 per il calcio scommesse che sconvolse il calcio italiano. Segue ancora la squadra insieme ai colleghi dello staff sanitario. “Lo faccio parte time, alla mia l’età comincio anche a coltivare i miei passatempo”. Ha sempre avuto quello dell’elettronica, e da qualche anno si sta specializzando nella guida dei droni. I risultati delle sue ricognizioni sul Curi e sul campo di allenamento (“tutto regolare e autorizzato”, ci tiene a dire) già li utilizzavano gli staff di Bucchi e di Bisoli. Oggi se ne avvale anche il match analist di Cosmi, Salvatore Pollino.

L’orto di casa e le difficoltà della ripresa

Ai tempi del corona virus Renzo Luchini è agli “arresti domiciliari” nella sua casa, con la famiglia, dove per fortuna può disporre di un orto adiacente, “grosso come un quarto di stadio”, dove coltiva ortaggi: “adesso è il momento delle fave, che stanno crescendo molto bene”, dice. Una pausa così lunga nell’attività gli ricorda, per certi versi, il mese precedente lo spareggio del 2004 tra Perugia e Fiorentina, quando i grifoni, terzultimi in serie A, dovettero aspettare che i viola  concludessero il torneo di serie B. La ripresa non si sa quando sarà, ma sarà quantomeno problematica. “Non capisco come si possa fare a recludere in isolamento, tra squadra e staff, una cinquantina di persone per un mese o più. Alcuni colleghi, poi, hanno le loro attività extra calcistiche e non possono certo lasciarle per un periodo così lungo. Tra l’altro -scherza- se gli over 70 devono essere sottoposti a particolari cautele, io neanche potrò andarci”.

Una squadra capace di tutto

Alla ripresa, comunque,  il Perugia di Cosmi sara chiamato al rush finale. Con quali possibilità, secondo Luchini? “Non sono un tecnico, ma ho l’impressione che questa squadra possa fare qualsiasi risultato. Presi uno ad uno, i ragazzi sono tutti molto bravi, mentre insieme, come squadra, qualche limite si è evidenziato. Forse manca non il leader, ma quello che fa il lavoro duro, il Materazzi della situazione. Abbiamo tutti ingegneri, geometri e muratori specializzati, ci vorrebbe anche il manovale”.

Serse sempre dinamico ma più quadrato. L’erba del Curi è (la più) bella  

Forse Cosmi può aiutare questo processo di crescita caratteriale del gruppo. Ma Luchini che Serse ha ritrovato dopo quindici anni? “L’ho trovato sempre molto carico, dinamico. L’ho trovato anche un po’ più quadrato, più capace di controllare la sua impulsività. Se un tempo partiva subito in quarta, adesso riesce prima a contare fino a dieci. Evidentemente è un portato dell’età”. Tra l’altro,  ha visto Cosmi in questo periodo al Curi, insieme al magazziniere Faustino, durante un appuntamento di lavoro in cui Renzo è dovuto entrare dentro al Curi. “Il terreno, dato il periodo di fermo, è in condizioni splendide, perfette, ma l’impressione di vedere lo stadio vuoto e senza attività è stata di grande tristezza”, racconta.

Cosmi ha un grande staff. Goretti e Bazzani che sorprese.

Con Cosmi si sta preparando il futuro del Perugia. Luchini ne è convinto, perché vede molto positiva la convivenza del tecnico con il presidente Santopadre: “avevo qualche dubbio, ma mi sono ricreduto, si intendono e vanno d’accordo, perché sono due persone intelligenti”. E, poi, “Serse ha un grande staff che lavora con lui, gente quadrata, molto valida, io con loro mi diverto”, dice. A cominciare da Bazzani, che Renzo ha visto da giocatore e ora ritrova da mister in seconda: “Fabio mi ha sorpreso positivamente, non pensavo che avrebbe potuto fare l’allenatore e invece è davvero molto bravo”. Un po’ come Roberto Goretti che “da giocatore era sempre molto scrupoloso, ligio e un po’ timido, mentre adesso sa usare con autorevolezza la bacchetta del comando”.

Da Baldoni a Santopadre, via Spagnoli, D’Attoma, Gaucci e Damaschi

Renzo Luchini è l’almanacco vivente di oltre mezzo secolo di storia del Grifo, inevitabile parlare con lui dei presidenti che si sono succeduti in questi 54 anni. Non sa contarli, ma di ognuno ricorda caratteristiche e aneddoti. Iniziò con la gestione Baldoni e con le giovanili. Poi arrivò Lino Spagnoli che gli permise di seguire a Roma un corso per massofisioterapista: “per un anno, spesato da lui, feci avanti e indietro con la capitale tre volte a settimana, gli sono grato. Come grato sono a Damaschi che fece rientrare me ed Ercoli dopo l’allontanamento temporaneo della precedente gestione”.  Tra gli altri presidenti, pur con le loro specificità, Luchini tratteggia qualche carattere di assonanza. “Gaucci e Santopadre, dice, li accosto per la loro scaltrezza, oltre che per le capacità gestionali”. Gaucci andava spesso fuori dalle righe, “ma, dice, erano sfuriate ed eccessi che sfociavano sempre in esiti positivi”. Come nei ritiri che nascevano punitivi, “ma, poi, lui li animava e finanziava con gare di briscola, regali di valore per chi li vinceva, come i famosi orologi Rolex e mangiate di pesce; tanto che, se all’inizio non si voleva partite, poi dispiaceva quando finivano”.  Maggiori affinità Renzo le vede tra D’Attoma e Santopadre. “Entrambi abili a ottenere il massimo risultato con le risorse a disposizione e con inventiva. D’Attoma inventò le sponsorizzazioni nel calcio; Santopadre è capace di mantenere il Perugia in B ad alti livelli con risorse e bilanci che non sono tra i più consistenti per la categoria”.

I giocatori: dal nascondino agli smartphone

Dai presidenti ai giocatori, l’archivio Luchini, se si apre, potrebbe permettere ad uno storico di scrivere la storia del Perugia a tomi. Aldilà dei nomi e degli aspetti tecnici (“adesso il gioco è tutto più veloce, supersonico”) Renzo è capace di affrescare con una frase come sono cambiati i modi di tenere  le relazioni all’interno del gruppo. “Una volta nei ritiri si giocava a nascondino, ora i giocatori si intrattengono  tutti al computer o con il telefonino. Nella fase intermedia tra queste due epoche, qualcuno ancora, come Paolo Rossi, l’ho visto leggere libri”.

Il massaggiatore: da  operatore con la spugna magica a professionista di fiducia

Tutto è cambiato, anche la figura del massaggiatore. “Una volta avevamo la cosiddetta spugna magica e il ghiaccio; adesso ci sono prodotti molto sofisticati che, per essere usati, richiedono perizia e formazione”. E la figura ha anche acquisito maggiore specificità e peso professionale: “un tempo era un ruolo meno gratificato, ora il massaggiatore è un uomo di fiducia dei giocatori e dello staff tecnico”. 

Daniele Orlandi - Agenzia Stampa Italia 


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