(UNWEB) Paolo Fernandes. A Perugia sono cresciuto. Sogno la Champions e la Nazionale spagnola
I tempi dell’infortunio
“Sto meglio, ma ancora non va benissimo e non so quando potrò tornare a correre, cosa che non faccio ormai da dicembre. Appena torno a Perugia devo fare una risonanza e, se tutto sarà a posto, dopo due o tre settimane potrò ricominciare a correre”. Paolo Fernandes è nella sua Saragozza, dove, in un contesto difficile quanto quello italiano a causa del covid, sta ancora smaltendo l’infortunio di dicembre, una frattura da stress alla tibia, probabilmente causata da un precedente trauma subito nella partita di Coppa Italia con la Triestina. Lo ha seguito anche lo staff del Manchester, squadra cui Paolo appartiene e che lo ha dato in prestito al Perugia fino a giugno. Si è curato con “laser, magnetoterapia e assumendo vitamine”. Anche l’anno scorso, racconta, un infortunio ne aveva parzialmente compromesso la stagione, ma quello era un trauma al ginocchio dovuto ad un contrasto di gioco.
A Perugia una stagione positiva: “cresciuto tatticamente”
A parte “‘infortunio, Paolo ritene positiva la sua stagione al Perugia. “I primi tre/quattro mesi abbiamo fatto tutti bene”, dice. Forse, rispetto alle attese, è mancato qualche gol ma, secondo lui, “sarebbe bastato farne uno per sbloccarmi, perché negli anni precedenti, nelle giovanili del City, ho sempre segnato molto”. Però, ritiene che l’esperienza perugina lo abbia fatto crescere molto, soprattutto tatticamente. “Il calcio italiano è molto peculiare, fisicamente i giocatori sono tutti molto prestanti e tatticamente si fa molto lavoro in più rispetto agli altri Paesi. Questo è servito per completarmi, ho imparato tantissimo sul piano tattico, anche se ancora devo migliorare nei movimenti senza palla”.
Il sogno Champions League. Capone è da City.
Non si sbilancia sulla possibilità maturare questi ulteriori progressi ancora a Perugia il prossimo anno. Se, in prospettiva, Paolo punta a giocare in una squadra che sia in grado di realizzare il suo “sogno di vincere la Champions League”, per l’immediato pensa solo a “superare l’infortunio bene e più presto possibile”, per poi valutare la situazione col Manchester City. “Società che comunque -precisa- è molto contenta” di quanto Fernandes ha fatto a Perugia. “Posso solo dire, precisa, che sicuramente, se me lo chiedessero, consiglierei al cento per cento il Perugia ad altri giocatori come posto dove giocare al calcio e fare esperienza. E, se dovessi, viceversa, consigliare al City un giocatore del Perugia, farei il nome di Capone, che è davvero molto bravo”.
Tifosi al top. Gruppo ottimo. Nzita come un fratello.
Altro aspetto positivo della sua stagione in Umbria è per Paolo l’ambiente. “A Perugia ci sono “tifosi e una curva che sono al top: ho ancora negli occhi la partita amichevole con la Roma, con tutti i tifosi che cantavano e, poi, le trasferte con tanti tifosi al seguito”. E “Perugia è anche una bella città”, aggiunge, raccontando che lui quando può si sposta anche per visitare altre città italiane, come Firenze e Rome. Favorevole è anche il suo giudizio sul gruppo-squadra. “Il primo giorno che sono arrivato, racconta, tutti mi hanno accolto bene, è si sono messi a disposizione per le mie esigenze. Ho legato con tutti, specie con Dragomir, Capone e Nzita, che è per me come un fratello, tanto che Natale lo ha trascorso insieme a me e alla mia compagna”.
Nessun problema di ruolo. Oddo, Cosmi e Santopadre.
Quanto agli aspetti tattici, al ruolo, Fernandes non si fa problemi, data la sua versatilità. “Ho giocato non solo da trequartista, ma anche come mezzala nel 4/3/3, da seconda punta e qualche partita anche come falso nueve”, dice. Per cui, se nel 4/3/2/1 di Oddo aveva un ruolo definito, “non ci sarebbero problemi a giocare anche nel 3/5/2 di Cosmi come mezzala”.
Con Cosmi ha potuto parlare poche volte è mai approfonditamente di calcio, perché il tecnico ponteggiano è arrivato quando lui si era da poco infortunato. Anche con il presidente Santopadre non ha avuto molti scambi di dialoghi, “a causa del mio italiano scarso”, dice.
Goretti e la sua idea di calcio. Messi, Neymar e la Nazionale spagnola.
Ha parlato di più con Goretti, di cui dice che gli “piace molto la sua idea di calcio”. Sul direttore tecnico racconta che i primi contatti col suo procuratore sono iniziati a maggio scorso e che era stato proprio Paolo però a frenare un po’ perché, spiega, “io, anche per il mio fisico, sono uno che ama giocare con la palla -non a caso i suoi idoli sono Messi, “il più forte”, e Neymar- e volevo una squadra che praticasse un gioco offensivo e creativo, mentre in Italia, in genere, anche se non sempre, si predilige più il calcio difensivo”. Poi, però, evidentemente, si è lasciato convincere proprio dalle idee di Goretti, tutt’altro che votate al catenaccio. Questo perché Paolo, come giusto, guarda al suo futuro, nel quale colloca anche la speranza di poter tornare nel giro della Nazionale spagnola, lui che ha già giocato nella selezione Under 16. “Penso che se riesco a giocare un anno con continuità, potrei tornare nel giro”, spiega.
Daniele Orlandi - Agenzia Stampa Italia