Lettera aperta del presidente del C.R. Umbria Luigi Repace
"Caro Presidente,
è di ieri la notizia della proposta da parte del Ministro per le Politiche Giovanili e lo Sport, Vincenzo Spadafora, della modifica di cinque decreti legislativi di riforma dell’ordinamento sportivo, in attuazione di altrettanti articoli della legge delega 8 agosto 2019, n. 86, in materia di lavoro sportivo e di semplificazioni e sicurezza in materia di sport.
Una notizia che scuote il mondo dilettantistico, già fortemente colpito e danneggiato dagli effetti dell’emergenza sanitaria e della conseguente contrazione economica dettata dall’evolvere della pandemia da COVID-19 e dal ripristino delle misure restrittive.
La cosiddetta “Riforma dello Sport” prevede infatti, tra le altre misure, la modifica del vincolo sportivo da 25 a 18 anni, oltre all’introduzione della figura del lavoratore sportivo, ancora inesistente nell’ ordinamento italiano.
In quest’ottica, la Lega Nazionale Dilettanti, rappresentante di circa 12.000 Società dilettantistiche sull’intero territorio nazionale, si dichiara con forza contraria a qualsiasi variazione alle norme attualmente in vigore in materia.
Partiamo dal Vincolo Sportivo.
E’ inaccettabile anche solo ipotizzarne la modifica con abbassamento del limite di età a 18 anni.
Nessuna Società potrebbe sopravvivere a tale ipotesi. Significherebbe la morte del calcio dilettantistico in Italia.
Quale sarebbe la ratio, per qualsiasi Società, nell’avviare un Settore Giovanile, se consapevole che un tale investimento non potrebbe garantire nemmeno una programmazione lungimirante della propria attività, volta a fidelizzare i propri tesserati ed assicurare così la continuazione negli anni di un progetto calcistico?
Infatti, il mantenimento del vincolo a 25 anni rappresenta la garanzia per il proseguimento dell’attività delle nostre Società.
Se la centralità delle Società, che hanno contribuito con la loro attività a sviluppare benefici anche per il cittadino, in termini di salute, di cultura, di aggregazione e crescita per i nostri giovani, non c’è più, qualcuno ci dovrà spiegare quali saranno i nuovi modelli che potranno garantire lo sviluppo dello sport e del settore giovanile.
E non potrà di certo costituire un’attenuante il riconoscimento di un premio di formazione tecnica in favore dell’ultima società sportiva dilettantistica presso la quale l’atleta ha svolto attività amatoriale o giovanile, che non potrà di certo ripagare le nostre Associate degli sforzi compiuti per crescere tecnicamente ed umanamente i nostri giovani.
E ancora, Il decreto, in attuazione dell’articolo 5 della legge delega, introduce una revisione organica della definizione del “lavoratore sportivo”.
Ritengo sia assolutamente impensabile, ancor più nell’attuale momento storico che tutti Noi stiamo affrontando, già ricco di difficoltà economiche, anche solo ipotizzare di addossare sulle spalle delle Società ulteriori costi e incombenze, derivanti dalla gestione dei rapporti di lavoro.
Forse qualcuno dimentica il ruolo che lo sport, e specificatamente il calcio a livello dilettantistico, riveste. Ci si dimentica degli sforzi compiuti quotidianamente da tutti i Presidenti e Dirigenti di Società, che profondono il proprio impegno in nome di valori sani, quali il divertimento, il rispetto, il fair play, investendo risorse e tempo per la crescita calcistica, ma principalmente personale dei nostri giovani.
E tutto questo lo fanno non per meri scopi lucrativi, ma esclusivamente per una amore spassionato per il nostro calcio.
Mi chiedo allora come si possa pensare di sobbarcare su questi stessi Presidenti e Dirigenti il peso di normative in tema di lavoro, che trasformerebbe il calcio dilettantistico in qualcosa che assomiglia molto più al professionismo, costringendoli a considerare i loro calciatori non più come “figli” da crescere, ma come veri e propri lavoratori dipendenti, in totale contrasto con quelle che sono le norme F.I.G.C. attualmente in vigore.
Non solo, nella legge di bilancio, in corso di approvazione in Parlamento, è prevista l’abolizione della norma recata dall’art. 4 del DPRE n. 633/72 che stabilisce l’esonero dall’IVA delle attività rese dalle associazioni sportive nei confronti dei soci, tesserati e partecipanti. Dette attività, finora considerate non commerciali, con la norma che si sta introducendo con la legge di bilancio, verrebbero ricondotte nel campo IVA con obblighi di fatturazione e registrazione che renderanno sempre più difficile la vita dell’associazionismo sportivo.
Sono qui, pertanto, per assicurare a tutti Voi Presidenti il mio impegno totale e quello della Lega Nazionale Dilettanti a battersi per scongiurare le ipotesi prospettate dalle proposte del Ministero dello Sport, che determinerebbero non solo l’estinzione di migliaia di Società, incapaci di sottostare alle normative previste, ma soprattutto dell’essenza più profonda del nostro movimento calcistico: il dilettantismo.
Lasciamo che il calcio dilettantistico rimanga tale e che venga preservato in ogni modo il suo carattere di PUREZZA e DIVERTIMENTO.
Luigi Repace"