(UNWEB) Cagliari. Il Perugia torna a mani vuote da Cagliari, in una partita che è la summa dei limiti evidenziati dalla squadra per tutto il campionato.
La squadra di Castori riesce a ridare fiato ad un Cagliari che oggi si giocava tutto e che, a parte i grandi nomi davanti, ha incontrato difficoltà notevoli a non farsi fischiare dal proprio pubblico. I tre gol subiti dal Grifo evidenziano una leggerezza difensiva che sembrava superata, oltre una notevole sfortuna sul gol di Lapadula. Ci sono, certo, colpe dei singoli difensori: si veda il gol del 3-2 con Pavoletti lasciato indisturbato a colpire in mezzo a quattro grifoni e con Gori incerto nella posizione. Ma ci sono anche palesi carenze di un centrocampo (interni ed esterni) incapace di filtrare. Peccato perché, anche se i due gol sono arrivati su situazioni casuali, il Grifo oggi per un’ora si è proposto con continuità e intraprendenza. Un atteggiamento poi vanificato dalla solita mancanza di precisione negli ultimi venti metri dove la qualità, se non c’è, non si può inventare. E, ancora una volta, i cambi di Castori lasciano perplessi. Perché Olivieri e Strizzolo comunque riuscivano a tener su la squadra, mentre Melchiorri e Di Serio non hanno fatto altrettanto. E perché la squadra, quando è uscito Kouan, sostituito da un impalpabile Luperini, ha perso equilibrio e propositività, lasciando in mano al Cagliari tutto il finale di partita, mentre avrebbe potuto e dovuto cercare il colpo del ko. Non hanno convinto Iannoni, assolutamente acerbo nel ruolo e nelle relative responsabilità di “guida” del centrocampo; né i due esterni, Paz e Casasola, sempre imprecisi e, alla distanza, rintanati nella propria metà campo. Insomma, la squadra ha evidenziato limiti già noti, ma si è proposta più di altre volte e, con migliori accorgimenti tattici e maggior attenzione difensiva, avrebbe potuto far punti anche oggi. Ma non li ha fatti e, adesso, si lecca ferite sempre più profonde. L’inizio disastroso di campionato non concede ulteriori bonus alla squadra di Castori. Questo il macigno che pende sulla testa della squadra ad ogni partita.
Daniele Orlandi – Agenzia Stampa Italia