(ASI) Perugia. La terza sconfitta consecutiva è la più preoccupante. Non solo, non tanto per il punteggio: sulla ruota del Curi è uscita la quaterna. Ma, soprattutto, per come è arrivata, col Perugia mai all’altezza di un Pescara comunque stellare. Sul piano fisico, su quello tattico e su quello mentale.
Il Grifo aveva incassato quattro reti in casa già contro il Novara, ma lottando e giocando. Stavolta, i biancorossi sono stati in balia degli abruzzesi dall’inizio alla fine, sovrastati tecnicamente (e la differenza di spessore tra le due squadre era già nota) ma anche atleticamente. Sembrava il Barcellona, la squadra di Oddo, tanta era la facilità con cui arrivava al tiro. Pressing alto, asfissiante, ripartenze veloci, gioco ficcante e, davanti, quel fenomeno di Lapadula a seminare il terrore nella difesa ogni volta che toccava palla. Le attenuanti per Il Grifo non mancano, se è. Ero che, alla lunga sequela di infortuni, stavolta si è aggiunta all’ultimo momento anche l’indisposizione di Rizzo, colpito da una febbre a 40. Ma le assenze non bastano a spiegare del tutto l’involuzione di inizio anno. Il gruppo ora sembra mentalmente minato nelle sue sicurezze. La forza del l’insieme, lo spirito di squadra, che erano una cifra del Perugia del 2015, si sono smarrite con l’anno nuovo. Le voci di mercato forse hanno creato troppe turbative. Forse la società, imponendo il silenzio stampa, non ha aiutato a rafforzare l’autorevolezza di Bisoli nel contesto. Forse il tecnico ci ha messo del suo con un richiamo di preparazione che ha appesantito oltremodo le gambe dei giocatori, anche se si sa che il suo obiettivo è la primavera. Gli infortuni in serie
hanno poi contribuito a minare il morale della truppa. Tutto vero, tutto umanamente comprensibile. Ma c’è da chiedersi perché i grifoni, di fronte alle tante, ripetute difficoltà, si sono sgonfiati senza reagire. Goretti, nel dopo gara, ha detto che con questo atteggiamento mentale non si va lontano e, perciò, il Perugia al momento deve solo guardarsi le spalle. Verissimo. E certamente la via d’uscita da questo tunnel non è né semplice, né breve. Il ricompattamento del gruppo è la pre-condizione indispensabile. Poi, il mercato. Che finirà, finalmente, la prossima settimana, e dal quale si aspettano, soprattutto a centrocampo, gli uomini che servono. Ma il mercato è già impostato da mesi, non verrà stravolto a causa del rovescio contro il Pescara. Dunque, il Perugia dovrà trovare soprattutto in quelli che ci sono e resteranno le energie e le soluzioni per tornare a giocarsela. Quanto ai nuovi, Bianchi può essere utile, anche se oggi, nella situazione data, non ha potuto ovviamente incidere. In mediana, però, resta indispensabile un metronomo che dia insieme quantità e qualità. Perché Taddei, che è annunciato in partenza, anche se restasse non potrebbe da solo tener su la baracca. Nella situazione un po’ confusa e precaria solo il pubblico perugino sembra avere ancora la forza per fare da collante e da propellente. È un patrimonio non da poco, quando si verificano queste situazioni. Converrà che la società e i giocatori pensino a loro per provare a riordinare le idee e ritrovare le forze mentali che servono.
Daniele Orlandi