(ASI) Un inizio shock. Poi un faticoso e apprezzabile sforzo per rimettersi in asse. Un secondo tempo di totale appannaggio dei grifoni, con l’Entella incapace di passare la metà campo. Il pareggio a cinque minuti dalla fine e, poi, il rigore nel recupero e un’altra sconfitta che è una beffa, ma non può essere archiviata solo con l’alibi del destino cinico e baro.
Perché, nonostante il predominio territoriale indiscusso, per tutti i novanta minuti, si è dovuto assistere alle solite difficoltà dei biancorossi a proporsi, dare continuità alla manovra,creare densità negli ultimi venti metri, portare uomini alla conclusione. Il gioco statico e asfittico cui il Perugia di Bisoli ci ha abituato, si è confermato in tutta la sua snervante pochezza. Latitano movimenti senza palla, sovrapposizioni, inserimenti dei centrocampisti, profondità, concretezza. E non c’è neppure il lontano sentore che il Perugia, che segna poco e tira in porta con il contagocce, possa supplire almeno in parte con i calci piazzati. In queste condizioni, il pareggio raggiunto da Prcic al 40? del secondo tempo, era tanto giusto quanto ormai insperato. Poi ci ha pensato l’arbitro a risprofondare i grifoni nello sconforto più buio, concedendo un rigore a recupero già inoltrato per un contrasto di Prcic su Caputo al limite dell’area. Astuto l’attaccante entellese, ingenuo il regista perugino, fiscale l’arbitro. La sconfitta è certamente immeritata e, anzi, se contasse solo la quantità di gioco espressa dalle due squadre, anche il pari sarebbe stato poco. Diverso il discorso se si considera la qualità della prestazione, col Perugia quasi mai incisivo, a parte qualche tiro dalla distanza. Nel rispolverato 4/3/3, la mediana con Prcic, Spinazzola e Rizzo ha tenuto testa al centrocampo ligure in fase di contenimento ma, al momento di proporre, tutto si è complicato perché non ci sono stati cambi di passo, gioco sulle fasce e inserimenti dalla mediana. Le palle arrivate in avanti a Bianchi e, poi, dopo la sostituzione, a Ardemagni (ma perché non provarli insieme nella ripresa, quando si doveva rimontare?) sono state poche, sghembe e casuali. Aguirre ha creato movimento, si è proposto e ha tentato la conclusione con intraprendenza, ma ancora gioca poco per la squadra. Molina si è mosso senza regole e non ha fatto la differenza. La difesa, a parte i primi minuti da incubo, ha poi retto senza problemi, anche perché l’Entella non ha fatto praticamente nulla per impensierirla. Nel confronti con le ultime partite, a Chiavari non si può discutere l’applicazione dei grifoni, l’impegno per la causa e la tenuta fisica, tutti fattori oggi soddisfatti con sufficienza piena. Ma il copione latita, l’improvvisazione sembra prevalere su schemi studiati e movimenti organizzati. Spesso, quando la manovra si sviluppa in una zona del campo, si ha l’impressione che nelle altre zone non sia chiaro agli attori cosa fare, quali movimenti sviluppare, cosa aspettarsi dai compagni e come suggerire il passaggio. Difficile analizzare le cause, anche perché sembrano confluire nella situazione difficile del Perugia fattori strutturali e contingenti, in un intreccio in cui è oggettivamente difficile trovare il bandolo. Però, la strada va trovata subito e bene, perché Latina e Ternana sono dietro l’angolo e solo con due partite (e altrettanti risultati) convincenti si può invertire la rotta. Obiettivo, a questo punto, salvare la categoria il prima e meglio possibile. La palla è sui piedi di società e tecnico, oltre che dei giocatori. Tutti dovranno fare attenzione non sbagliare l’assist decisivo.
Daniele Orlandi – Agenzia Stampa Italia