Trenta fanciulli provenienti da tre continenti protagonisti della «bellezza travolgente di un viaggio inaspettato»
(UNWEB) Perugia. «Per i bambini è naturale diventare amici, ma per noi più grandi non è così facile». A dirlo è Irene, giovane animatrice del Gr.est. (Gruppo estivo) della Parrocchia di San Barnaba e del Villaggio della Carità di Perugia (sede della Caritas diocesana), svoltosi nelle prime due settimane dopo la fine della scuola, nel tracciare un “bilancio” insieme al parroco don Alessandro Scarda, a Sara, animatrice del dopocresima, a Miriam, animatrice veterana e responsabile del progetto Gr.est., e agli altri giovani animatori: Alessia, Blaise, Damiano, Edoardo, Eleonora, Francesco (detto Ciro), Giovanni, Irene "piccola", Lorenzo, Marco, Patricia e Pietro. Questo Gr.est. ha accolto una trentina di bambini dai 6 ai 13 anni di età le cui famiglie, oltre a quelle italiane, hanno origini sudamericane, sudafricane e provenienti dall’Ucraina devastata dalla guerra, facendo breccia nel cuore degli animatori.
Il parroco. «Tutti loro rappresentano tre continenti e ci piace pensare – commenta don Alessandro – al nostro Gr.est. come a una piccola “Onu”. Uno degli obiettivi è stato quello di aiutare gli ultimi arrivati, i bambini ucraini, ad apprendere di più la nostra lingua. Bene! Non solo hanno perfezionato l’italiano – esclama con soddisfazione il sacerdote –, addirittura hanno “insegnato” l’ucraino ai coetanei italiani. Siamo andati oltre l’auspicato processo di integrazione realizzabile con l’abbattimento delle barriere linguistiche. Questo capolavoro di amicizia ed inclusione, attraverso momenti di aggregazione, condivisione, preghiera, giochi, svago…, è stato possibile grazie all’impegno dei nostri giovani animatori nel promuovere attività educative e ludiche non sempre facili da mettere in campo per le diverse culture dei piccoli. È stato anche un passo verso la “normalità” dopo le restrizioni di due anni di pandemia. Una scommessa che abbiamo vinto e che ripeteremo il prossimo anno, perché abbiamo colto la bellezza travolgente di un viaggio inaspettato di questa piccola “Onu” dove a dialogare sono stati i cuori nella loro specialissima e universale lingua». A testimoniarlo, conclude don Alessandro, «sono anche le esperienze Gr.est. al laboratorio di orticoltura con gli anziani (un progetto di inclusione sociale promosso da Caritas con le Edizioni Frate Indovino, n.d.r.) e il pranzare insieme alla “Mensa Don Gualtiero” (intitolata al cardinale Bassetti, n.d.r.) al Villaggio della Carità».
La responsabile Gr.Est. Bilancio positivo per gli “animati”, i trenta fanciulli, ma anche per i tredici giovani animatori. È Miriam, l’animatrice veterana, a spiegare che «non è stato facile partire da zero, proporre ai ragazzi un’esperienza nuova nel ruolo di animatori, sia perché la gran parte non aveva mai partecipato al Gr.est. sia perché per tutti è stata la prima occasione di mettersi in gioco nel servizio verso i più piccoli e poveri. Il nostro Gr.est, infatti, è nato per i bambini delle famiglie ospitate nel Villaggio della Carità. L’organizzazione di queste due settimane è stata intensa e ci ha messi alla prova, ma anche uniti di più nell’amicizia e nella condivisione di ogni momento vissuto insieme. Metti in gioco tutto te stesso, scopri parti di te che non conoscevi: tenerezza, accoglienza, ascolto e alla fine ti ritrovi a sera svuotato di te stesso ma colmo della gioia di esserti donato agli altri».
L'animatrice del dopocresima. Sara parla del «considerevole sforzo organizzativo e mentale richiesto ai nostri animatori nel preparare le attività, i piccoli momenti di catechesi, organizzare i giochi (con tanto di materiale e spiegazione), gestire i bambini, specie quelli più vivaci e incontenibili e far fronte alle tante dinamiche e situazioni che possono presentare. Sono compiti che presuppongono sangue freddo, forza di volontà e tanta pazienza. Ma il gruppo, ormai ben coeso e armonioso grazie agli anni di dopocresima svolti insieme, ha saputo ben rispondere alle sfide di questo Gr.est., per poi assaporarne gli aspetti più preziosi che hanno di gran lunga ripagato i sacrifici fatti».
Il giovane animatore. Per Damiano e tutti gli altri «il meglio del meglio è stato aiutare i bambi da poco in Italia. Dare una mano al prossimo è una cosa che davvero ci riempie lo spirito. Partire da casa alle sette del mattino e tornare nel tardo pomeriggio, quasi stremati, crediamo che nessuno lo farebbe mai, se non fosse per tutto quello che quest’esperienza ci dà in cambio».
La giovane animatrice. Significativo quanto dice Irene sulla differenza di età tra animatori e animati: «Mi sono accorta di quanto siamo diversi dai bambini, pur non essendo in fin dei conti troppo più grandi. In realtà ho già un po’ perso la spontaneità e la naturalezza di essere e fare ciò che sono e fanno loro, e in questo mi hanno insegnato tanto. Ricorderò per sempre un momento in cui un bambino italiano, con una spontaneità incredibile - si ricollega a quanto detto all’inizio -, è andato da un ucraino e gli ha chiesto di diventare amici. Amici! Per noi più grandi non è così facile, per loro invece è così naturale!».