(UNWEB) L’omelia-messaggio augurale dell’arcivescovo Ivan Maffeis alla comunità diocesana
«Auguro davvero che possa arrivare nel cuore e nelle case di tutti l’annuncio pasquale». Così ha esordito l’arcivescovo Ivan Maffeis nell’omelia della celebrazione della Veglia della Notte Santa di Pasqua nella Cattedrale di San Lorenzo a Perugia, che è anche il suo messaggio augurale a tutta la comunità diocesana perugino-pievese. Il testo integrate è riportato di seguito e scaricabile nel sito della Diocesi insieme alla fotogallery con una breve cronaca della Veglia pasquale con i riti della benedizione del fuoco e dell’acqua, dell’accensione del cero e dell’iniziazione cristiana di quattro giovani adulti (Lasciamoci avvolgere dalla luce del Risorto – Diocesi Perugia)
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Ricordate cosa scrive san Giovanni nel prologo del suo Vangelo, che noi associamo alla Notte di Natale? Giovanni dice che “Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo”. Ma questo annuncio di gioia è subito venato dall’amarezza, perché lo stesso evangelista è costretto a riconoscere che Gesù “Il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto”.
A Pasqua il dramma di questa mancata accoglienza arriva al punto più alto, al suo vertice: Colui che con la sua bravura, la sua parola e la sua vita si era fatto prossimo, aveva annunciato la tenerezza e la misericordia del Padre andando incontro ad ogni uomo, ora viene rifiutato, viene escluso, viene appeso ad una croce fuori dalle mura della città; viene spento e posto in un sepolcro, sigillato da un grande masso, così che non possa mai più illuminare. E l’evangelista Matteo commenta: “Si fece buio su tutta la terra”.
È un buio che dilaga anche oggi in questo nostro mondo, segnato da tanta arroganza, dalla prepotenza dei potenti, dalla violenza della guerra. Un mondo che, nel silenzio di Dio, nega spazio alla luce. Ma noi lo sappiamo: dove viene a manca la luce si spegne la vita, al più si brancola, s’inciampa, ci si muove a tentoni, nella difficoltà di riconoscere perfino il volto di chi ci sta accanto.
Quando io non riconosco il volto dell’altro, lo schivo con sospetto come se fosse più un ostacolo che non il prossimo a cui accostarsi e da cui dipende la qualità della mia stessa vita.
Al bisogno che abbiamo di luce, di una luce vera, risponde in maniera sorprendente l’annuncio pasquale, che ha accompagnato l’ingresso del cero nella nostra Cattedrale. Noi con san Giovanni possiamo dire: “le tenebre non hanno vinto”, il masso è stato ribaltato, dall’abisso della morte il Crocifisso è risorto.
È facile dire: ma cosa vuoi che illumini la piccola fiammella di un cero? Eppure noi lo sappiamo, nella Notte anche la sua fiammella basta per orientarci, basta per avere un riferimento a cui attaccare il proprio cuore, una meta verso la quale dirigere i passi.
Lasciamoci avvolgere dalla luce del Risorto: sperimenteremo che nessuna delle nostre notti ha l’ultima parola, né la notte delle nostre istanze, delle lontananze, del nostro peccato, né le notti delle nostre angosce, né le notti della morte, della nostra morte e, forse, più ancora la morte delle persone che amiamo.
La Pasqua è luce che si propaga nel simbolo altrettanto semplice ed efficace di quella candela che tra poco consegneremo ai nuovi battezzati. Con loro rinnoveremo tutti insieme le promesse del nostro Battesimo per rinnovare la nostra fiducia nel Signore, per avere da Lui la forza di sfuggire alle tenebre della tristezza, del pessimismo, delle nostre paure che troppe volte spengono il nostro impegno e il nostro servizio.
Rinnoviamo la nostra fiducia nel Signore per vivere nel suo Spirito, in quello Spirito che conferiamo con la Cresima, con quello Spirito che, ogni volta che ci accostiamo all’Eucaristia, ci plasma ad immagine del Signore Gesù, ricordandoci chi siamo e a chi apparteniamo. È lo Spirito che parla nelle Scritture che abbiamo ascoltato con abbondanza questa sera e che sono un invito a contemplare le meraviglie di Dio, le meraviglie compiute per noi, dalla liberazione da ogni forma di schiavitù a quel disegno insito in tutta la creazione.
“Cristo davvero è risorto!”: sostenuti da questa fede, la nostra vita in famiglia, sul lavoro, nella Chiesa e nella società può essere davvero diversa, può fare la differenza, anche oggi, vuole restare un’umile ma ostinata lampada che rimane accesa nell’oscurità del mondo, nell’attesa del ritorno dello Sposo.
Don Ivan Maffeis
Vescovo