IMG 0402(UNWEB) Presentati i risultati del progetto promosso dalla cooperativa La Rondine di Città di Castello attraverso il contributo della Regione Umbria. Inserimento lavorativo per 12 persone svantaggiate

Si è svolto a Città di Castello l’evento conclusivo del progetto “Siamo in Buone Mani” con la restituzione dei risultati ottenuti. Finanziato da PSR per l’Umbria 2014/2020. Misura 16 - Sottomisura 16.9 ha visto la cooperativa La Rondine a Maccarello come capofila insieme ai partner cooperativa La Rondine, Associazione Mani di Crisalide, Azienda Il Lombrico Felice, oltre che il comune di Città di Castello e Monte Santa Maria Tiberina, aveva come obiettivo generale quello di creare opportunità concrete, restituendo fiducia, autonomia e speranza attraverso l’inserimento lavorativo a 12 persone svantaggiate. Il progetto si colloca infatti all’interno delle numerose progettazioni di agricoltura sociale attivati negli ultimi anni nell’Altotevere.


“L’agricoltura sociale ha come obiettivo l’inclusione lavorativa di soggetti svantaggiati, di essere inseriti in maniera attiva nella nostra società – il Presidente della Rondine a Maccarello Marco Romanelli - e questo credo sia uno degli obiettivi più importanti che il nostro progetto ha ottenuto. Queste persone svantaggiate ci hanno permesso di comprendere come la progettazione sociale deve volgere verso nuove finalità: non parlare più di persone disabili ma di persone normali. Deve andare a vedere quelle che sono le abilità, le competenze di ognuno affinché possano essere soggetti attivi nella nostra società. Il futuro di questi ragazzi è assolutamente interessante perché attraverso il nostro sforzo e quello dell’amministrazione comunale di Città di Castello siamo riusciti a intercettare un nuovo progetto. In questo momento i ragazzi stanno lavorando al progetto ‘Vivi in centro’, che prevede l’autonomia di soggetti svantaggiati permettendo loro di vivere all’interno di un appartamento con la supervisione dei nostri educatori. Questo ci ha permesso di scoprire che i nostri ragazzi oltre a sapere lavorare in agricoltura cominciamo ad avere altre competenze: saper cucinare, fare la spesa, gestire i soldi. Nuovamente stiamo dimostrando come il soggetto non è più una persona disabile ma normale nella nostra società”.


“Questo progetto ha coinvolto come lavoratori 12 ragazzi: dare loro lavoro, dignità è importante se non fondamentale – dice il Presidente della Cooperativa La Rondine Luciano Veschi- Grazie all’agricoltura che è uno dei settori più inclusivi abbiamo dato un vero e proprio lavoro a questi giovani. Il lavoro in agricoltura dà soddisfazioni ed è anche per questo che siamo contenti di questo progetto. Speriamo che possano esserci altre occasioni come questa e auspichiamo che lo Stato e le regioni possano in un futuro prossimo creare leggi ad hoc per ragazzi diversamente abili in modo tale che possano sentirsi veramente inclusi nel mondo del lavoro. Raggiungere una propria autonomia è fondamentale e l’agricoltura sociale è un valido strumento per raggiungere tale scopo”.


“Sono diversi anni che lavoriamo per sensibilizzare le persone verso l’agricoltura sociale. Lavorare con progetti come questo dà grandi soddisfazioni. Vediamo concretamente – spiega la docente della facoltà di Agraria Bianca Maria Torquati - dei risultati nel comportamento dei ragazzi e nel benessere che riescono ad acquisire. Questi programmi inoltre aiutano l’agricoltura sia nel riutilizzare delle risorse che altrimenti non verrebbero usate sia nel favorire la vendita di prodotti con un valore etico. Noi in questi anni oltre che fare ricerca abbiamo cercato di spingere questi processi e abbiamo fatto tanti progetti innovativi. A questo dobbiamo fare un passo in avanti cercando di far colloquiare fra di loro le politiche: così ad esempio la politica agricola non può più rimanere isolata dalla politica sociale”.


“La Rondine a Maccarello ha saputo intercettare una bella opportunità; noi siamo stati felici – racconta l’assessore alle Politiche Sociali del Comune di Città di Castello Benedetta Calagreti - di poter aderire a questo progetto perché si sposa perfettamente con i progetti che abbiamo seguito fino a questo momento. Crediamo fortemente nel concetto di agricoltura sociale proprio perché è il mezzo per dare l’opportunità a questi ragazzi di mettersi in gioco operativamente e concretamente. Solo il lavoro è il mezzo attraverso cui si può procedere verso quello che è il fine ultimo di tutte le progettualità sulla disabilità che è quello dell’autonomia e di una reale inclusione. Sono progetti che vogliamo portare avanti insieme a loro e insieme ad altri ragazzi”


 AVIS

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