6e6c2f07 d2cc f6bd 266e f20f7eb25030 1(UNWEB) Che relazione c’è tra le splendide sale affrescate di un Palazzo nobiliare del tardo Rinascimento e la Musica di Beethoven? A prima vista, si direbbe, nessuna. Al contrario, invece, un profondo legame unisce questi capolavori, che pure sono figli di Arti diverse – la Pittura in un caso, la Musica nell’altro – di epoche e di storie diverse.

La relazione c’è, ed è nella genesi degli affreschi di Castiglion del Lago e delle partiture beethoveniane. Genesi che fiorisce in quel sensibile e raffinato culto dell’Arte che era il tratto distintivo della più illuminata e dinamica aristocrazia europea, attivamente vicina agli ambienti intellettuali ed artistici dell’epoca, sia per comunicare uno status sociale tanto più elevato quanto più sfarzosamente rappresentato dal prestigio degli artisti coinvolti; sia anche per consegnare alla Storia, attraverso l’eternità dell’opera d’arte, la memoria del proprio blasone.

In una parola, è il mecenatismo che rende così omogenei Beethoven e/a Castiglione del Lago.

Domenica 4 Giugno, con inizio dalle ore 17, la Musica di Beethoven risuonerà nelle splendide Sale affrescate di Palazzo Ducale, dei Marchesi - prima - e poi Duchi della Corgna, a Castiglione, sulle acque del Lago Trasimeno. Un dialogo sorprendente e serrato tra le scene storiche e mitologiche che illustrano le volte del Palazzo, e le note che il Titano della Musica ha dedicato alla Musica da Camera più varia: strumentale e vocale. Strumentale - con i Trii per Pianoforte ed Archi op.1 in do minore, ed op.11 in Sib maggiore, che tracciano un percorso decisamente imprevedibile all’interno della poetica beethoveniana, dal momento che l’op.1, anagraficamente più giovane, presenta quei tratti tipici della scrittura più matura del compositore che non compaiono, invece, nella successiva op.11; e Musica da Camera vocale, poi, con alcuni estratti dalle raccolte di Volkslieder di diverse nazionalità, che ben si legano al colore generale dell’op.11 il cui finale Tema con Variazioni di carattere popolareggiante informa l’intera composizione.

Merita – e piace – ricordare che i due Trii beethoveniani portano la dedica di due grandi mecenati viennesi: il conte Karl Alois Lichnowsky per l’op.1, e la contessa Maria Wilhelmine von Thun per l’op.11, peraltro legati da stretti rapporti familiari essendo, la seconda, suocera del primo. Parimenti, merita rammentare che le sontuose ed eleganti pitture che ornano le sale del Palazzo Ducale con storie mitologiche ed eroiche gesta dei padroni di casa, firmate da Niccolò Circignani, meglio noto come il Pomarancio, e dalla sua squadra di aiutanti, furono commissionate dalla famiglia Della Corgna. Solo uno spunto di riflessione che potrebbe schiudere infinite pagine di giusto elogio o altrettanto plausibile polemica. Resta, tuttavia - ancora a secoli di distanza – la forza dirompente del valore assoluto dell’Arte, la cui compiuta bellezza arriva a toccare, attraverso la vista e l’udito, l’anima di ognuno di noi. Ignari, il più delle volte, del ruolo decisivo del mecenatismo nella storia dell'arte.

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