logo confcommercio 840x420Il presidente Giorgio Mencaroni: “Tutti gli imprenditori umbri non solo sono pronti a ripartire, ma devono ripartire! Rispettando i protocolli di sicurezza che sono già pronti”

(UNWEB) “Le reazioni negative all’ultimo decreto per il contenimento del coronavirus che impongono un ulteriore stop a migliaia di imprese umbre – da parte delle istituzioni, il mondo economico e perfino quello accademico – confermano fortemente la nostra posizione: tutti gli imprenditori umbri non solo sono pronti a ripartire, ma devono ripartire, certamente rispettando i protocolli di sicurezza che sono già pronti. Ci sono perciò le condizioni per una grande mobilitazione dell’Umbria che lavora e che produce, per far ripartire una macchina ferma da due mesi, certo nelle condizioni di massima sicurezza, per evitare che il motore non riesca più a riavviarsi”.
Il presidente di Confcommercio Umbria Giorgio Mencaroni auspica che per questo risultato si costruisca una grande coalizione di forze economiche, sociali e politiche, al di là di ogni schieramento.
“Il governo non ha ascoltate le ragioni delle imprese, altrimenti non avrebbe fatto scelte incomprensibili come quella di far ripartire filiere che evidentemente crede strategiche, ad esempio il tessile o quella dell’auto, fermandosi però ad un passo dalle porte di negozi e autosaloni. Parte quindi manifatturiero e ingrosso, ma non la distribuzione: non ha senso, e finisce per danneggiare anche le prime due componenti della filiera.
In tutte le attività sociali, in primis nella politica, ci devono essere tre momenti: quello del confronto, della condivisione e infine della comunicazione. Il governo è mancato nel confronto con le parti sociali e nella condivisione delle scelte; si è fermato alla comunicazione delle decisioni già prese. E questo è francamente inaccettabile.
C’è una parte delle nostre imprese – aggiunge il presidente di Confcommercio Umbria - che non ha mai smesso di offrire un servizio alla comunità, un servizio che si è dimostrato essenziale e strategico fin dai momenti della massima emergenza sanitaria e della massima preoccupazione.
In larghissima parte sono stati i nostri piccoli esercizi di prossimità a svolgere questo ruolo sociale, nelle città come nei borghi più piccoli, dimostrando da subito una grande maturità e consapevolezza, un enorme senso di responsabilità.
Non capiamo perché questo stesso senso di responsabilità non possa essere oggi riconosciuto agli altri imprenditori del settore non alimentare e dei pubblici esercizi, che si vedono allontanare senza motivo la prospettiva di riprendersi dal colpo di avere per due mesi fatturati pari allo zero.
La mobilitazione di cui c’è bisogno – aggiunge il presidente di Confcommercio – è giusta e necessaria: parte dalle condizioni sanitarie dell’Umbria per come ci è stata narrata in queste settimane, che sembrava in pole position per la ripartenza. L’Umbria allora può e deve ripartire”.


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