Appello alla Regione e ai parlamentari umbri perché facciano pressioni sul Governo per la correzione della misura suggerita dal comitato tecnico contenuta nella proposta Inail
(UNWEB) Perugia. Se la riapertura anticipata dei pubblici esercizi al 18 maggio, rispetto alla data inizialmente prevista del 1° giugno, era stata salutata come una piccola boccata di ossigeno, la misura di 4 metri quadrati che, secondo il Documento tecnico su ipotesi di rimodulazione delle misure contenitive del contagio da SARS-CoV-2 nel settore della ristorazione, dovrebbe essere lo spazio riservato ad ogni cliente che va al ristorante, è letto come il colpo di grazia su un settore già in ginocchio.
“Adottare questa misura – sottolinea il presidente di Fipe Umbria Romano Cardinali – significherebbe ridurre talmente il numero di coperti da rendere del tutto inutile riaprire, e se anche si riaprisse in queste condizioni non si durerà molto. Condanniamo definitivamente a morte un settore, che in Umbria conta quasi 2.600 imprese, già oggi tra i più colpiti – l’Ufficio Studi Confcommercio prevede la chiusura a livello nazionale di 45.000 esercizi di ristorazione! – e che soffrirà comunque enormemente nella ripartenza, dovendo fare investimenti molto più consistenti e quindi costosi rispetto ad altri per i presidi di sicurezza. Un settore che tiene vive le nostre città e che dà lavoro a migliaia di persone.
Per questo ci appelliamo alle istituzioni regionali, ai parlamentari e a tutte le forze politiche – continua Cardinali - perché facciano pressione sul Governo affinché nelle linee guida che saranno rese pubbliche nei prossimi giorni questo parametro, suggerito dal comitato tecnico venga rimosso, in quanto del tutto ingiustificato. Comitato tecnico, è bene ricordarlo, in cui non c’è traccia di rappresentanti del mondo imprenditoriale, e le cui decisioni in questo caso appaiono del tutto immotivate e sovradimensionate rispetto alla esigenza di tutela della salute pubblica e di contenimento del contagio, che anche per noi resta l’assoluta priorità. Ma occorre trovare soluzioni che consentano alle imprese di ripartire, con limiti accettabili e sostenibili rispetto alla gestione pre-Covid”.
Anche il presidente di Confcommercio Umbria Giorgio Mencaroni fa una richiamo forte alla politica: “Le decisioni le deve prendere il Governo, non i tecnici, e se ne deve assumere la piena responsabilità. Avvalorare quanto richiesto dal comitato tecnico per la ristorazione significherebbe non avere nessuna idea di quello che soffre il paese reale e le imprese, decine di migliaia di imprenditori che, anche senza queste previsioni folli, rischiano comunque di perdere tutto. Uno spazio di 4 metri quadrati ad utente è del tutto irrealistico e immotivato, tanto più nei tantissimi ristoranti umbri ubicati in locali storici, e quindi di ridotte dimensioni, che non hanno magari neppure la possibilità di spazi all’aperto. La distanza di 2 metri è sufficiente a dare le massime garanzie di sicurezza. Chiediamo dunque alla Regione e ai parlamentari umbri di fare pressione sul Governo affinché le linee guida nella ristorazione rispondano sì al principio della sicurezza, ma anche a quello della ragionevolezza e del buon senso. Altrimenti le conseguenze sarebbero devastanti per la nostra economia, le nostre imprese e i nostri lavoratori”.