In presidio davanti alla Regione Umbria, per chiedere alla politica risposte chiare e impegni precisi per le 5 mila imprese umbre e gli oltre 13 mila lavoratori del settore. Una delegazione è stata ricevuta dai consiglieri di governo e opposizione, che si sono impegnati a fornire risposte rapide alle richieste delle imprese.
(UNWEB) In concomitanza con l’Assemblea nazionale Fipe di Roma, anche l’Umbria oggi è scesa in piazza per chiedere alla politica, a tutti i livelli, tutta l’attenzione che il settore dei pubblici esercizi merita e di cui ha bisogno.
Imprenditori del settore ristorazione e bar ha infatti animato un presidio in piazza Italia, a Perugia, per ricordare alla Regione Umbria e alle istituzioni locali la necessità di un impegno concreto e non più dilazionabile.
Una piccola delegazione di imprenditori è stata ricevuta in tarda mattinata a Palazzo Cesaroni. Gli imprenditori hanno così potuto esporre le loro richieste in presenza di Vincenzo Bianconi, Tommaso Bori, Thomas De Luca, Paola Fioroni, Andrea Fora, Valerio Mancini, Eleonora Pace, Stefano Pastorelli, Marco Squarta. Tutti i consiglieri hanno dichiarato disponibilità nei confronti delle richieste delle imprese Fipe Umbria e hanno impegnato la Regione a lavorare concretamente su questo fronte.
A rischio, è stato ribadito dagli imprenditori Fipe, ci sono almeno 1.500 imprese in Umbria, e migliaia di lavoratori. Così non si può andare avanti. Le risposte devono arrivare ora, e mettere in condizione le imprese di ripartire presto e con il piede giusto.
Gli imprenditori Fipe Confcommercio vogliano una data per ripartire e un piano per farlo in sicurezza. Siccome hanno dato fondo a tutte le loro risorse per cercare di sopravvivere in questo durissimo ultimo anno, si aspettano dalla politica un aiuto vero e concreto anche dal punto di vista finanziario e uno stop alla tassazione che continua a correre, anche con le aziende chiuse.
Il rischio, avverte Fipe Confcommercio, è che si inneschi una spirale ancora più drammatica e pericolosa: le imprese non hanno le risorse necessarie per far fronte ai pagamenti che, nonostante l’emergenza, vengono richiesti; finiscono nelle liste dei cattivi pagatori; possono essere per questo esclusi da eventuali bandi pubblici; finiscono nella ragnatela degli usurai: una prospettiva possibile, come ha ricordato nei giorni scorsi anche il presidente della Fondazione "Umbria contro l'usura", Fausto Cardella.
“Ciò che abbiano ottenuto finora – commenta il presidente di Fipe Umbria Romano Cardinali – è del tutto inadeguato e insufficiente. Non possiamo arrenderci a chiudere per sempre aziende alle quali abbiamo dedicato, assieme alle nostre famiglie, una vita di lavoro. Noi siamo disposti a fare la nostra parte, come abbiamo già dimostrato rispettando le tante regole che ci sono state imposte. La politica e le istituzioni devono darci risposte adeguate, di alto spessore, che guardino al futuro. A Roma ci siamo rivolti al governo. A Perugia, alla Regione e alle amministrazioni locali, che non possono restare sorde alle nostre richieste”.
LE RICHIESTE ALLA REGIONE UMBRIA
In una lettera indirizzata alla presidente della Giunta regionale dell’Umbria Donatella Tesei, Fipe ha elencato le priorità assolute per la categoria, che sul territorio rischia di perdere il 30% delle attività, per colpa della pandemia e delle conseguenti restrizioni.
Secondo l’Ufficio Studi Fipe, il quarto trimestre 2020 registra una contrazione del fatturato della ristorazione pari a -44,3% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. Il periodo si conferma come un vero e proprio secondo lockdown per le imprese del settore portando l’intero anno ad una perdita complessiva del 36,2 % pari a 34,4 miliardi di euro.
Riapertura programmata - Fipe Umbria ha chiesto alla Regione di programmare da subito la richiesta di una riapertura delle attività sia a pranzo che a cena, non oltre il 24 aprile, con prenotazione obbligatoria per garantire la massima sicurezza. Le imprese non possono riaprire dall’oggi al domani: hanno bisogna di programmare per tempo la loro attività.
Finanziamenti – In un’ottica di ripartenza, Fipe ha chiesto alla Regione che si faccia garante con il sistema bancario perché le imprese possano accedere a finanziamenti a tasso agevolato adeguati al fatturato perso, con almeno due anni di preammortamento. Anche questo un intervento da attuare subito.
Sagre – Fipe ha ricordato alla Regione l’impegno assunto di modificare la legge sulle sagre e feste paesane, riducendone la durata, e chiesto uno stop per l’anno 2021, senza eccezioni.
Piano vaccinale – Fipe ha ricordato la necessità di inserire nel piano vaccinale, al più presto, anche i dipendenti e titolari delle attività ristorative e turistiche, per offrire maggiori garanzie all’utenza e far ripartire il comparto.
LE RICHIESTE AI COMUNI UMBRI
Le richieste rivolte ai Comuni tramite Anci Umbria partono da un concetto molto semplice: le imprese sono state costrette a chiudere, non hanno prodotto fatturato e non hanno utilizzato i servizi per i quali continuano invece ad arrivare bollette e richieste di pagamento.
Fipe chiede pertanto l’esenzione totale dal pagamento di Tari e Imu per il 2020 e per i primi tre mesi del 2021, e una rimodulazione di tributi e tasse locali sulla base delle condizioni in cui si troveranno ad operare le imprese, fino alla fine del periodo di crisi.
I dati raccolti dal portale Confcommercio www.osservatoriotasselocali.it dimostrano che molte imprese umbre pagano per la Tari più di quelle di altre regioni: un record odioso, soprattutto per alcuni settori costretti alla chiusura per lunghi periodi e per quelli legati al turismo, totalmente azzerato.
Per ristoranti, trattorie, osterie, pizzerie, mense e birrerie umbre, ad esempio, la tariffa Tari è decisamente più alta della media nazionale: 22,25 euro al mq contro i 19,98 euro. Stesso discorso per bar, caffè e pasticcerie: in Umbria si pagano 18,78 euro contro i 16,30 della media nazionale.