(ASI) Vedere il Pnrr come la panacea di tutti i mali che il Covid-19 ci ha lasciato in eredità è quanto mai sbagliato, come lo è pensare che la liquidità del Recovery Fund possa riportare il vecchio continente allo splendore degli anni pre pandemia.
“E’ evidente - esordisce Gianni Lepre, opinionista economico del Tg2 e notista di Italpress e Agenzia Stampa Italia - che a nessuno fa comodo considerare i tanti strappi sociali da colmare anche attraverso l’utilizzo dei fondi del Pnrr. In questo pare che la spendibilità politico elettorale sia quasi nulla, mentre la propaganda continua a delineare la transizione ecologica, la nuova mobilità sostenibile, l’agricoltura bio, la digitalizzazione, l’innovazione infrastrutturale promessa da decenni e mai attuata, l’innovazione dell’industry 5.0, come le priorità di un piano nazionale di ripresa e resilienza che a questo punto collimano molto poco con le vere esigenza del popolo sovrano”. Un discorso complesso quello della sovranità popolare sancita dalla Costituzione, che il prof. Lepre allarga a ventaglio: “A proposito della sovranità, sarei curioso di chiedere al legislatore quanta ve ne è rimasta in questi 2 anni di pandemia, visti i presupposti e visto quello che ancora accade, anche in considerazione del fatto che si parla sempre più spesso di diseguaglianze che poi nel concreto nessuno affronta e nessuno risolve”. Il noto economista ha poi continuato: “Anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è espresso sulle diseguaglianze nel suo discorso, e la pandemia sanitaria non ha fatto altro che ingigantire la forbice tra i pochi ricchi e i tantissimi nuovi poveri . Sono salite a 5,6 mln le persone che vivono in stato di indigenza; il 9,4% della popolazione, e come se non bastasse, solo il 10% dei trasferimenti pubblici va alle famiglie povere, mentre la Francia assicura loro il 20%”. Un’analisi lucida e dettagliata quella fatta da Lepre che poi conclude: “E’ un’illusione pensare che l’unico gap da colmare sia quello tra nord e sud del Paese, le diseguaglianze sono tante e tali da generare fratture irreversibili nel tessuto sociale se non si pone rimedio investendo in formazione, servizi pubblici dedicati e garantendo a tutti il medesimo accesso ai medesimi diritti. Oltre a tutte quelle belle misure elencate nel piano nazionale di ripresa, si pensi anche a colmare i divari, a cucire gli strappi in una società che pur avendo velleità futuristiche ha però ancora troppi vecchi problemi da risolvere”.