(ASI) Perugia. “Con l’approvazione del nuovo regolamento sulle sagre il Comune di Perugia rischia di vanificare gli obiettivi di qualificazione di questi eventi, che la legge regionale ha definito dopo un percorso lungo e faticoso. In discussione non è tanto il regolamento, peraltro ampiamente condivisibile, ma l’allegato troppo generico che lo accompagna, che consente un’offerta gastronomica eccessiva, per niente in linea con lo scopo di valorizzare le produzioni tipiche del nostro territorio”.


Romano Cardinali, presidente Fipe – Confcommercio della provincia di Perugia, prende spunto dal recentissimo provvedimento del Comune di Perugia per tornare sul tema sagre riaffermando le preoccupazioni dei ristoratori umbri, che fanno un bilancio non positivo sulla prima fase di applicazione della legge regionale, proprio per il comportamento di certi Comuni che non si sono ancora adeguati alla normativa o hanno trovato il modo per aggirarla.
“In questo contesto già critico - aggiunge Cardinali - si colloca la decisione dell’amministrazione comunale di Perugia, alla quale avevamo formalmente chiesto di approfondire ulteriormente il confronto sull’allegato A inerente i prodotti, preparazioni e lavorazioni caratterizzanti le sagre, perché appunto troppo generico, ad esempio definendo più specificamente le preparazioni dei piatti di carne anziché elencarne genericamente tutte le tipologie.
L’elenco dei prodotti definiti come tipici dal Comune di Perugia comprende, ad esempio, tutte le verdure e tutte le loro preparazioni, comprese le patate fritte. Tutte le carni e relative preparazioni, antipasti genericamente definiti umbri. La nuova legge regionale non vieta la preparazione e somministrazione di questi prodotti, che potremo trovare nei menu delle feste paesane. Le sagre sono invece un’altra cosa: hanno l’obiettivo, peraltro condiviso anche da chi le organizza, di valorizzare i prodotti veramente tipici del nostro territorio.
Non comprendiamo, inoltre, l’accelerazione di questi ultimi giorni, quando ormai l’80% delle sagre si sono svolte. L’adozione del regolamento con relativo allegato A, una volta opportunamente discusso e rivisto, avrebbe potuto avere luogo a conclusione del periodo estivo, in modo da rendere la sua applicazione omogenea per tutte le sagre del 2016.
Quanto al bollino Sagra etica di qualità – conclude Cardinali – le due condizioni previste dal Comune di Perugia per ottenerlo dovrebbero essere complementari e non alternative, anche perché diamo per scontato che gli utili delle sagre siano reinvestiti per iniziative sul territorio, altrimenti le sagre sarebbero attività imprenditoriali come le altre, senza averne tutti i pesantissimi oneri.
Alla luce di tutte queste considerazioni, invitiamo il Comune di Perugia a riaprire il confronto sugli elementi che creano maggiori problemi all’attuazione puntale della legge regionale”.
“Come abbiamo già sottolineato di recente - interviene il presidente regionale di Confcommercio Aldo Amoni - il comportamenti di alcuni Comuni rischia di vanificare lo sforzo di qualificazione che è obiettivo primario della legge regionale, obiettivo peraltro condiviso, grazie ad un lungo confronto, anche con i soggetti istituzionali che rappresentano le ragioni dei Comuni, come l’Anci, e delle Pro Loco, come l’Umpli. Nonostante questo, abbiamo visto che alcuni Comuni hanno usato l’escamotage di ampliare a dismisura, rispetto a quello definito dalla Regione, l’elenco dei prodotti tipici locali e delle preparazioni e lavorazioni caratterizzanti che possono essere preparati e somministrati per continuare a definirsi sagra. Un comportamento che non solo danneggia pesantemente i nostri ristoratori - alle prese con la concorrenza sleale di manifestazioni diventate spesso veri e propri ristoranti a cielo aperto senza averne gli obblighi relativi - ma non rispetta nemmeno lo spirito e gli obiettivi della legge regionale.
Così come è massima la nostra volontà di collaborare con le istituzioni locali nella definizione dei regolamenti di attuazione della legge regionale sulle sagre, altrettanto forte è la nostra determinazione a difendere le ragioni dei ristoratori. Non esiteremo perciò ad intervenire, in qualunque modo sarà ritenuto necessario, per garantire il rispetto della legge”.


 AVIS

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