(UNWEB) Perugia. Viene presentato oggi a Perugia il rapporto annuale "L'economia dell'Umbria".
Il quadro macroeconomico
Nel 2022 l'economia umbra ha continuato a crescere. Secondo le stime basate sull'indicatore trimestrale dell'economia regionale (ITER) elaborato dalla Banca d'Italia, il prodotto regionale è aumentato del 3,6 per cento, in linea con l'andamento nazionale, ed è tornato su un livello analogo a quello registrato alla vigilia della pandemia.
L'espansione dell'attività economica regionale ha tuttavia perso vigore nel secondo semestre dell'anno. Vi ha inciso in particolare il marcato aumento dei prezzi dell'energia e di altre materie prime, intensificatosi in seguito all’avvio della guerra in Ucraina; ne è derivata anche la rapida crescita dell'inflazione, che ha raggiunto livelli elevati e superiori alla media nazionale. Il conseguente incremento dei tassi di interesse ha determinato l'indebolimento della domanda di credito.
Le mutate condizioni economiche si sono già riflesse nel rallentamento della produzione industriale e nella perdita di potere d'acquisto da parte delle famiglie. Hanno inoltre acuito l'incertezza e indotto le imprese a maggiore prudenza nella definizione dei piani di investimento per l'anno in corso.
Le imprese
Nel 2022 l'attività agricola regionale ha registrato un parziale recupero di quanto perso nel biennio precedente. L'industria ha risentito dell'impennata dei costi di produzione e della frenata della domanda che si è riflessa sul fatturato. La spesa per investimenti ha fatto comunque segnare un'ulteriore espansione. Lo sviluppo dell'attività edilizia è rimasto sostenuto grazie all'impulso derivante dagli incentivi fiscali per la riqualificazione del patrimonio abitativo, dalla ricostruzione post-sisma e dai lavori pubblici. Nei servizi la crescita è stata trainata dal comparto turistico, che ha beneficiato di un livello di presenze mai raggiunto in passato, e dal positivo andamento dei consumi, che ha consentito il recupero pressoché integrale del calo registrato durante la pandemia.
La situazione reddituale è rimasta nel complesso favorevole grazie alla modesta dinamica del costo del lavoro e alla capacità delle imprese di trasferire nei prezzi di vendita un'ampia quota dei rincari delle materie prime.
Il mercato del lavoro
Dopo il forte recupero dell'anno precedente, nel 2022 il numero di occupati si è leggermente ridotto. L'ulteriore flessione dei lavoratori autonomi è stata compensata solo in parte dal lieve aumento dei dipendenti. Tra questi ultimi sono cresciute le posizioni a tempo indeterminato, anche grazie alle trasformazioni dei numerosi contratti a termine attivati nel 2021. A partire dall'anno in corso, il mercato del lavoro potrebbe trarre beneficio dall'attuazione del PNRR, in particolare nel settore edilizio.
L'Umbria evidenzia livelli di istruzione più elevati rispetto alla media del Paese. Negli anni duemila l'aumento della quota di laureati tra i giovani residenti in regione si è tuttavia accompagnato a una crescente propensione a emigrare verso l'estero e il Nord Italia.
Le famiglie
Nel 2022 il reddito disponibile delle famiglie umbre si è ridotto in termini reali; la capacità di spesa è stata compromessa dall'incremento dei prezzi di beni e servizi che ha avuto ripercussioni molto più accentuate per i nuclei meno abbienti. Le compravendite di abitazioni sono ancora cresciute; hanno tuttavia evidenziato un rallentamento nella seconda parte dell'anno in concomitanza con il calo delle richieste di mutui legato all'aumento dei tassi di interesse.
Il mercato del credito
Lo scorso anno è proseguito il processo di razionalizzazione della rete di sportelli avviato da tempo dalle banche, a cui si è accompagnato un incremento dell'operatività della clientela attraverso i canali digitali. Dall'autunno la dinamica espansiva del credito ha perso vigore, risentendo della flessione della domanda di imprese e famiglie. Vi hanno influito anche condizioni di offerta lievemente più selettive a causa del maggior rischio percepito. Alla fine dello scorso anno gli indicatori della qualità del credito risultavano comunque in ulteriore miglioramento.
La finanza pubblica decentrata
È proseguita la crescita della spesa corrente degli enti territoriali, in connessione con i maggiori costi sostenuti per il personale sanitario e per l'energia. Sono aumentati anche gli investimenti, il cui livello rimane tuttavia significativamente più basso della media nazionale. Vi incide la minore capacità di spesa dei fondi connessi con le politiche di coesione; in prospettiva, questa circostanza assume particolare rilevanza considerati gli impegni che deriveranno dalle maggiori risorse assegnate all'Umbria per il nuovo ciclo di programmazione, in relazione al suo declassamento tra le regioni "in transizione", e dall’ingente flusso di investimenti atteso dall'attuazione degli interventi collegati al PNRR.
Il cambiamento climatico e la transizione energetica
Nei prossimi anni l'economia regionale dovrà far fronte ai rischi connessi al cambiamento del clima. Tra i settori più esposti vi è quello agricolo, la cui struttura si è irrobustita rispetto all'inizio degli anni duemila grazie alle accresciute dimensioni aziendali e alla maggiore efficienza produttiva. Gli investimenti innovativi sono tuttavia ancora poco diffusi in agricoltura, anche a causa dell'elevata età media degli imprenditori.
I rischi connessi con la transizione energetica, divenuta più urgente a seguito dei forti rincari delle relative materie prime e dell'esigenza di ridurre la dipendenza dalla Russia, sono particolarmente rilevanti per l'Umbria a causa degli elevati fabbisogni di energia. Gli obiettivi fissati a livello europeo impongono una forte accelerazione nella sostituzione delle fonti fossili con quelle rinnovabili, che comunque forniscono un contributo superiore a quello rilevato nel Paese.