ConfcommercioUmbriaIn trent'anni +11,1% contro il +14,4% dell'Italia. Giorgio Mencaroni (presidente Confcommercio Umbria): "Bisogna rafforzare i consumi interni per sostenere famiglie e imprese"

(UNWEB) In Umbria i consumi pro capite restano al di sotto dei livelli pre-crisi, ma nel 2025 si registra un modesto segnale positivo: +1,1% rispetto al 2024, lo stesso dato della media italiana e delle regioni del Centro. Lo rileva l'analisi dell'Ufficio Studi di Confcommercio sui consumi delle famiglie italiane nei trent'anni 1995-2025 pubblicata oggi.

Nel dettaglio, i consumi pro capite in Umbria, a prezzi costanti 2025, passano dai 19.378 euro del 1995 ai 21.532 euro attuali, con una crescita dell'11,1%. Nello stesso periodo, però, l'Italia registra un incremento del 14,4%, segno di una ripresa più sostenuta rispetto al dato regionale.

Il confronto con il 2007, anno di massimo storico, evidenzia come i consumi umbri siano ancora inferiori del 5,2%, mentre a livello nazionale la contrazione è più contenuta (-1%).

Rispetto al 2019, prima della pandemia, l'Umbria segna una crescita appena più sostenuta di quella nazionale (+3,3% Umbria contro il +2,9% Italia), ma resta al di sotto della media nazionale in valori assoluti: 21.532 euro contro 22.114 euro.

"Questi dati confermano che, pur in un quadro di moderata ripresa, la nostra regione fatica ancora a recuperare pienamente i livelli di spesa pre-crisi", commenta Giorgio Mencaroni, presidente di Confcommercio Umbria.

"Il consumo delle famiglie è la leva principale per la crescita economica e l'occupazione: per questo è fondamentale rafforzare la fiducia e il potere d'acquisto, sostenendo redditi e riducendo la pressione fiscale. Insieme alle istituzioni dobbiamo lavorare per creare condizioni favorevoli a chi consuma e a chi produce, perché solo così potremo trasformare i segnali positivi in una ripresa stabile e duratura".

Ufficio Studi Confcommercio: la struttura dei consumi

 

Ict e tempo libero trainano le nuove abitudini di acquisto - La rivoluzione tecnologica ha lasciato il segno nei comportamenti di spesa degli italiani: negli ultimi tre decenni la spesa pro capite per informatica e telefoni ha registrato una crescita vertiginosa, di quasi il 3.000%. In parallelo, anche i consumi legati alla fruizione del tempo libero – in particolare i servizi culturali e ricreativi – hanno mostrato un progresso significativo, con un aumento reale di oltre il 120%. Ad eccezione del comparto tecnologico e del tempo libero, poche altre voci mostrano segnali strutturali di espansione.

Le spese per viaggi e vacanze (+18%) e ristorazione (+25,7%) – sebbene in ripresa – non hanno ancora recuperato completamente le perdite post-pandemiche. Al contrario, il contenimento della domanda di beni tradizionali continua a consolidarsi anche nel 2025, segno di una prudenza che riflette sia scelte culturali che incertezze percepite.

I beni tradizionali perdono centralità - Calano, invece, le categorie più consolidate: alimentari e bevande segnano un calo del 5,1% rispetto al 1995, l'abbigliamento perde lo 0,5% e i mobili ed elettrodomestici restano sostanzialmente stabili (+0,8%). In contrazione anche il consumo reale di energia domestica (-35,1%), dovuto principalmente alla crescente attenzione al risparmio e all'efficienza energetica, sebbene il prezzo unitario dell'energia sia cresciuto notevolmente.

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