Immagine WhatsApp 2024 08 18 ore 19.18.41 6a390ef4Mi hanno comunicato che questo sarà il mio ultimo anno di insegnamento, avendo raggiunto i 65 anni di età e 42 anni di servizio, verrò posto in pensione d’ufficio. 

Il tragitto nella scuola è stato lungo, prima come studente e poi da insegnante. 

Un ricordo va alla mia maestra delle elementari Anna Maria Finetti che mi ha instillato il senso del dovere e dell’abnegazione al proprio lavoro. Pur avendo una sede disagiata, a quell’epoca abitavo in una località sperduta tra le colline di Gubbio, lei era sempre presente a scuola; quando vedevo la sua Topolina nera arrancare lungo i tornanti della collina, il mio cuore  si riempiva di gioia, perché in quel luogo lontano dalla civiltà lei ci portava la conoscenza. In quel periodo  fantasticavo, come può farlo un bambino, che da grande avrei voluto insegnare agli altri come lei lo faceva con noi, ma vista la situazione in cui mi trovavo, mi sembrava una meta irraggiungibile. 

 

 

La nostra scuola-una pluriclasse-era ricavata da una stanza della casa di una famiglia povera di boscaioli, detti “ I Gulana “

 

Un grazie va allo zio Fernando, insegnante di Letteratura e lingua italiana ed in seguito Preside, che nel corso della mia età adolescenziale mi ha fatto comprendere l’importanza della lettura, nonché avere l’orgoglio nel possedere una preparazione accurata e completa.

Lungo il percorso ho incontrato un’umanità varia. Il professore che per una questione amorosa era psicologicamente esaurito e che temeva di incontrare i marziani; un pomeriggio i ragazzi bruciarono in cerchio il prato di fronte alla scuola e gli fecero credere che la sera precedente era atterrata l’astronave degli extra terrestri: prese un mese di congedo per malattia per non doverli incontrare.

Il novello Leonardo da Vinci che terminò gli studi universitari nei tempi previsti, sostenendo però sei esami in più rispetto a quelli curricolari; inoltre disegnava e dipingeva divinamente.

Le situazioni esilaranti del  ragazzo  convinto che dalla barbabietola si estrae il caffè, o quello che nel descrivere l’ecosistema foresta annoverava l’aquila tra i mammiferi.

Ma c’è stato anche chi viene a trovarti l’anno successivo e dichiara di ricordarsi perfettamente tutto il programma svolto l’anno precedente, verificai che era vero.

 

Impossibile dimenticare l’esperienza angosciante degli esami al 41-bis del supercarcere di Spoleto al figlio di Totò Riina. , dove vedi solo sbarre, grate, vetri antiproiettile, sistemi di allarme, celle, gabbioni per l’ora d’aria dei detenuti, cemento armato e nemmeno un filo d’erba. Impressionante il suo sguardo carico d’odio con cui ci osservava, c’era da capirlo, da uomo libero poteva disporre del destino degli altri, ora invece si sentiva a sua volta giudicato e tra l’altro, per lui cosa ancor più spregevole, non da “ uomini d’onore” . Un aneddoto che lo riguarda dà un’idea dello spessore del personaggio . Un giorno il barista di Corleone fece un caffè che Giovanni Riina trovò disgustoso, temendo una sua  feroce vendetta, non fu più visto in paese per due o tre anni.

La madre di Giovanni Riina, maestra elementare, non iscrisse mai il figlio alla scuola pubblica, ma gli fece sostenere sempre esami da privatista, forse sospettando che potesse essere infettato dalla legalità.

 

Debbo molto alla scuola che ho frequentato perché mi ha elevato culturalmente e socialmente, a chi resta auguro che la stella polare del proprio lavoro sia la preparazione professionale e civile dei ragazzi.

 

Prof. Fiorinto Cuppone