(ASI) In Italia, nel 21° secolo, può una ferrovia essere oggetto, e soggetto, del desiderio, non solo di rilancio economico di un intera provincia, ma anche dell’immagine stessa di una società dinamica? Secondo molti abitanti di Ponte Felcino, frazione di Perugia, la Fcu potrebbe essere esattamente questo.
La stazione abbandonata
La linea della ex - FCU (Ferrovia Centrale Umbra), oggi gestita da Busitalia, che passa per Ponte Felcino, frazione di Perugia, è quella che collega Terni con Sansepolcro passando per il cruciale snodo di Ponte san Giovanni che, fino a tempi non sospetti, presentava ancora attiva la diramazione per la stazione capolinea di Sant’Anna, sita in pieno centro storico a Perugia. Arrivati alla stazione di Ponte Felcino la prima cosa che si nota è la totale assenza di personale. L’attuale gestione, quella di Busitalia, non è certo responsabile. In effetti si tratta di un trend consolidato per l’attuale cultura ferroviaria nazionale. La dicitura tecnica è “stazione impresenziata”. Con questo termine si indicano fabbricati viaggiatori privati di personale, sebbene in passato ne fossero dotati. La differenza tra stazione impresenziata e una semplice fermata impresenziata sta proprio nel fatto che la seconda nasce con impianti ridotti al minimo fin dall’origine (di solito solo un marciapiede), mentre le stazioni italiane sono andate incontro al declassamento ad impianti impresenziati negli ultimi pur essendo state concepite per offrire ai passeggeri il servizio e assistenza del personale. Ma quei tempi per la stazione di Ponte Felcino sono finiti ormai da molto. Sul marciapiede del primo binario si osservano i resti del magazzino merci sulla sinistra. La struttura presenta evidenti segni di degrado. Molti abitanti sulla strada che porta alla stazione affermano che il luogo è frequentato da spacciatori. Solo i più anziani tra gli abitanti del luogo ricordano quando la Fcu svolgeva anche un importante servizio merci per le comunità attraversate. “Hanno riempito le strade di camion senza capire che con la ferrovia si faceva prima e ci guadagnavamo la salute” - ci dice Giovanni, arzillo sessantenne che abita nei pressi. Andiamo avanti esplorando l’impianto viaggiatori. Alla destra dello stesso, lato direzione Umbertide, sorge un piccolo fabbricato adibito fin dalla costruzione della stazione, risalente alla prima metà del secolo scorso, ai servizi igenici. La grande scritta “cesso” sul fianco rivolto alla ferrovia è testimone di un Italia, e di una lingua italiana, sicuramente diversi da oggi. Eppure tale scritta, nell’accezione forse più colorita del termine, potrebbe descrivere lo stato dei suddetti servizi igenici. Il fetore è insopportabile. Le porte divelte e il servizio carente. Ovunque onnipresenti i segni di un vandalismo ai quali i gestori della ferrovia si sono apparentemente arresi. Andando verso la stazione vera e propria la situazione non migliora. L’unico vano accessibile della stessa è la cosiddetta sala d’aspetto. La prima impressione non è certo positiva. Le porte sono prive di vetri ed il legno delle stesse è ormai consumato dagli agenti atmosferici al punto che se anche i vetri ci fossero sarebbe comunque difficile poterle chiudere per offrire riparo ai viaggiatori nei mesi invernali. Entrando nella sala d’attesa la situazione è sconfortante. Ovunque i segni di vandalismo ed abbandono. Le luci non sono funzionanti. Pannelli del controsoffitto che hanno ceduto, o che stanno cedendo in preda all’abbandono al punto da costituire una situazione di pericolo per gli eventuali viaggiatori che, in queste calde giornate, cerchino riparo all’interno. Muri ricoperti di graffiti e scritte e alcune panche di legno malmesse completano il panorama.
La Ferrovia ed i giovani d’oggi
Nell’atmosfera di degrado ed abbandono in cui versa la stazione colpisce la presenza di un gruppetto di giovani. Non stanno aspettando il treno da Umbertide, che sarebbe passato di li a poco, in direzione Ponte San Giovanni. La curiosità ci spinge a parlare con loro. “Noi usiamo il treno ogni giorno durante l’anno scolastico” – ci dicono. Sono studenti del liceo che frequentano gli istituti di Perugia. Allora chiediamo loro come vivono il rapporto con la ferrovia e l’attuale gestione. “Prima arrivavo a scuola alle sette e venticinque del mattino. Adesso non riesco ad arrivare prima delle otto e un quarto” – ci dice uno di loro che afferma di frequentare il liceo tecnico Alessandro Volta di Piscille. Un altro ragazzo invece afferma - “Il treno ormai ci mette una vita a coprire distanze che prima copriva in tempi rapidissimi. Io sono di Pretola e, fino a un anno fa, per arrivare qui a Ponte Felcino a trovare i miei amici, ci mettevo un paio di minuti dalla fermata di Pretola. Ora invece ci si può mettere anche un quarto d’ora”. “Se poi pensi” – prosegue il ragazzo –“che se voglio andare a Ponte San Giovanni mi ci può volere ancor di più, tipo 20 o 25 minuti alle volte, la cosa mi dispiace molto e mi condiziona nelle mie scelte”. A queste affermazioni fanno eco quelle di un altro dei ragazzi presenti. “Non c’è da stupirsi” – ci dice – “i treni viaggiano lenti perché i binari hanno ceduto paurosamente. Ci sono alcuni tratti, da Ponte San Giovanni a qui, in cui il treno viaggia pericolosamente inclinato”. Chiediamo al ragazzo se i suddetti tratti siano curve la cui contropendenza, cioè la necessità tecnica in ambito ferroviario di rialzare la rotaia esterna alla curva, sia responsabile dei disagi avvertiti in quanto percorse a basse velocità rispetto a quelle normali. La risposta è unanime: non si tratta di curve ma di tratti rettilinei. Addirittura, secondo i ragazzi, uno dei suddetti tratti in cui la massicciata avrebbe ceduto, sarebbe situato su un ponte. A tal proposito uno dei ragazzi ha ricordato l’incidente avvenuto tra Montecastelli e Trestina nel 2013. “Anche in quel caso era lo stesso. L’inclinazione eccessiva era avvertibile ogni giorno. Poi avvenne l’incidente in cui il treno si ribaltò”. Proprio in quel momento arriva il treno da Umbertide per Ponte San Giovanni. Si tratta di una doppia di automotrici aln 776. I mezzi, vandalizzati con graffiti e scritte al punto che i finestrini sono completamenti oscurati, si fermano in stazione per pochi istanti. Il personale di macchina vigila attentamente affinché la salita e la discesa dei pochi passeggeri del pomeriggio avvenga senza problemi o incidenti. All’interno i mezzi si presentano sporchi e privi dei più elementari requisiti igenici. Chiediamo ai ragazzi se loro non preferiscano magari viaggiare in autobus piuttosto che con treni ridotti in queste condizioni. La risposta è stupefacente ed unanime: “Non vogliamo gli autobus. Vogliamo i treni”. Questi giovani, senza volerlo, hanno apparentemente infranto uno dei principi fondamentali del marketing nel settore degli autotrasporti su gomma. Nonostante la loro giovane età preferiscono il treno all’autobus. Chiediamo loro perché. Presto detto: “Gli autobus sono sempre sovraffollati. Spesso è impossibile trovare posto anche schiacciati contro le porte. Quando dobbiamo andare a scuola spesso alcuni di noi preferiscono entrare in ritardo per aspettare il pullman successivo nella speranza che offra un minimo di spazio in più”. “Noi comunque vorremmo viaggiare sul treno perché, anche ammettendo che ci siano autobus più capienti, oppure che due autobus coprano lo stesso itinerario alla stessa ora, sono sempre e comunque lenti e molto spesso arriviamo in ritardo anche se ci arrischiamo a salire su quelli più affollati”. Chiediamo secondo loro perché sia così. I ragazzi rispondono –“Perché gli autobus restano sempre imbottigliati nel traffico. Alle volte creano essi stessi gli ingorghi in cui anche altri autobus restano intrappolati. “Inoltre” – ci spiega una ragazza –“ il treno è più veloce perché fa un itinerario più corto e si ferma meno spesso rispetto agli autobus”. Infine, tutti i ragazzi presenti sono concordi sul fatto che i treni della ex – Fcu offrano un servizio anche nelle ore non di punta la contrario di quanto avverrebbe con gli autobus. “Se vogliamo riunirci e vederci noi dei “Ponti” per passare i pomeriggi, e le sere, insieme, non potremmo farlo senza la ferrovia perché gli autobus sono pochi e non viaggiano per Ponti negli orari, e nei giorni, in cui ci sono pochi passeggeri”. “Speriamo che la rimettano a posto e che ci diano anche altre corse così che anche quando avremo una macchina potremo continuare ad usare il treno che costa meno ed è più veloce” – è l’augurio unanime del gruppo di ragazzi della stazione Di Ponte Felcino. La generazione di internet, del wi - fi del bluetooth, la generazione sempre connessa per cui il tempo è parametro fondamentale, non ha dubbi: meglio il treno che non l’autobus. Insomma la ex- Fcu pare proprio essere a tutt’oggi un infrastruttura strategica che, a distanza di un secolo, riveste ancora importanza fondamentale per le comunità attraversate, ed è ancora ad oggi il vettore che riassume in se, nonostante tutte le limitazioni tecniche e la manutenzione ridotta all’osso, l’ideale stesso di trasporto dinamico e capillare al servizio della comunità. Permetterne il degrado e l’agonia, che prima o poi potrebbero portarne alla chiusura, parrebbe quindi non essere un opzione praticabile ne per la regione Umbria, ne per l’attuale gestione.
Cenusa Alexandru Rares – Agenzia Stampa Italia