(UNWEB) Come è stato possibile che la Fcu chiuda?. A questa domanda risponde Gianni Martifagni, segretario generale della FIT (Federazione Italiana Trasporti).
“Ci sono stata tantissime cose che non hanno funzionato, ma soprattutto sono mancati i finanziamenti idonei a mantenere l’esercizio” – ha incalzato Martifagni. Speriamo sia un capitolo breve e noi siamo qui a manifestare per chiedere che riapra e che non finisca così. Noi pensavamo, e abbiamo proposto che la ferrovia non venga chiusa del tutto, ma solo alcune tratte onde non penalizzare pendolari e scuole. Chiediamo però date concrete e tappe per l’avvio dei cantieri ed il passaggio ad Rfi. Noi come Fit in questo progetto ci crediamo. Auspichiamo che la Fcu possa essere presto portata agli standard nazionali onde favorirne l’integrazione nel servizio ferroviario nazionale”. “Credo che ci siano responsabilità precise sulla chiusura. La circolazione poteva essere chiusa con un minimo di velocità che garantisse la circolazione. La responsabilità è da parte di qualcuno che non ha sviluppato questa procedura”.
Alla domanda riguardante il fatto che la Fcu non fosse in regola con la vigente normativa di sicurezza, Martifagni ha risposto - “La Fcu era in regime di circolazione in deroga, cioè rispettava la normativa Ustif. Si tratta di una normativa superata dopo il tragico incidente ferroviario di Andria. A quel punto si decise di far confluire la normativa Ustif nella Ansf, che è una normativa europea che garantisce ancor più sicurezza. Funzionalmente la linea deve essere adattata ad Ansf per poter circolare in maniera normale. La deroga serve ad adattare la ferrovia alla normativa Ansf entro il limite massime dei due anni per l’adeguamento”
.
Alexandru Rares Cenusa – Agenzia Stampa Italia