(ASI) Terni – Si conclude nel peggiore dei modi il secondo mandato di Leopoldo Di Girolamo, il Sindaco nella giornata odierna ha confermato le dimissioni, presentate lo scorso 30 Gennaio al Consiglio Comunale e alla giunta comunale.
Di Girolamo parla di “decisione sofferta” e nel suo discorso finale ha affrontato i temi legati alla crisi economica che ha messo letteralmente in ginocchio la città, citando e ammettendo anche alcuni fallimenti progettuali come quelli dell’ex Cmm e degli studios completamente abbandonati di Papigno.
Per quanto riguarda il dissesto finanziario si parla di ben “30 milioni di euro in meno per le casse comunali, a seguito dei tagli e dei provvedimenti dei governi. Nonostante ciò – dichiara Di Girolamo - non ci siamo arresi e la visione della città non è mai venuta meno. Preso atto delle difficoltà e in qualche caso del fallimento di alcuni percorsi di sviluppo abbiamo operato per intercettare nuove risorse e incentivare la ripresa. Dal Piano integrato territoriale ad Agenda urbana, dal progetto Civiter ostacolato dall’alternarsi politico alla guida delle città che ne fanno parte, al Patto per lo sviluppo siglato solo con il Comune di Terni. Infine il riconoscimento dell’area di crisi complessa che a breve vedrà al Mise la firma del piano di riconversione e riqualificazione industriale e che porterà fino a 1.500 nuovi addetti”.
Il piano di riequilibrio giustamente bocciato dalla Corte dei Conti era stato ritenuto dal Sindaco Di Girolamo “lo strumento più idoneo per ripartire, perché un Comune risanato è un bene per la città e solo quello strumento poteva consentire di recuperare il disavanzo, consegnando alle prossime amministrazioni un bilancio stabilizzato. Siamo rimasti colpiti dalla severità con cui la Corte dei Conti dell’Umbria e quindi quella nazionale lo hanno respinto”.
Sulle dimissioni, il Sindaco del PD dichiara: “Ho provato ad ascoltare ciò che veniva dalla città sia in termini sociali che politici. E non ci sono le condizioni per proseguire su un dissesto guidato, che accompagni l’organismo straordinario di liquidazione. Per questo - prosegue Di Girolamo - confermo le mie dimissioni”.
Infine i ringraziamenti ai cittadini, al partito e alla famiglia: “Voglio ringraziare i cittadini ternani che mi hanno dato la loro fiducia, consentendomi di rappresentarli in Parlamento e come sindaco. Spero di averli rappresentati bene. Ringrazio il mio partito, i Ds di prima e il Pd di oggi che mi ha individuato come testimone di valori che mi appartengono. Ringrazio anche la maggioranza che avrebbe anche messo a disposizione i voti necessari per andare avanti. Un grazie alla presidente della Regione, ai tanti amici, ai miei pazienti che si sono accontentati in questi anni di un medico a mezzo servizio, ai tanti cittadini spesso sconosciuti che soprattutto in questi giorni mi hanno testimoniato stima e incoraggiamento. Ma grazie soprattutto alla mia meravigliosa famiglia che mi ha supportato in tutto e per tutto, concedendomi il sogno di dedicarmi alla cosa pubblica per creare un mondo più giusto e inclusivo. Quella di oggi è una sconfitta di cui mi assumo la piena paternità, senza dare luogo allo spettacolo immorale dello scaricabarile che ho visto purtroppo affiorare anche in questi giorni. Grazie infine alla persona che ho più apprezzato nella mia vita politica e pubblica, Enrico Micheli. Nel mio partito, nel centro sinistra e in questa città ci sono già i nuovi costruttori di futuro. Grazie”.
Si conclude così il doppio mandato della giunta Di Girolamo, che lascia un’eredità di ben 30 milioni in meno nelle casse comunali e una chiara bocciatura da parte della Corte dei Conti.
Probabilmente, ed è doveroso dirlo, non si dovrebbe parlare di severità della Corte dei Conti, ma semplicemente di costatazione della realtà dei fatti; la città di Terni negli ultimi anni ha fatto notevoli passi indietro, sicuramente dettati da una situazione economica del Paese non favorevole, ma non è possibile continuare a tacere e nascondere gli errori che negli ultimi anni sono stati evidenti e soprattutto determinanti per il proseguo del mandato elettivo.
Edoardo Desiderio - Agenzia Stampa Italia