schedasenatoumbriqa1 copy(ASI) Il Collegio Umbria 1 per le elezioni del Senato comprende i comuni di Assisi, Bastia Umbra, Bettona, Castiglione del Lago, Citerna, Città della Pieve, Città di Castello, Collazzone, Corciano, Costacciaro, Deruta, Fossato di Vico, Gualdo Tadino, Gubbio, Lisciano Niccone, Magione, Marsciano, Monte Santa Maria Tiberina, Montone, Paciano, Panicale, Passignano sul Trasimeno, Perugia, Piegaro, Pietralunga, San Giustino, Scheggia e Pascelupo, Sigillo, Torgiano, Tuoro sul Trasimeno, Umbertide, Valfabbrica. Nel rispetto della par condicio, abbiamo invitato tutti i candidati che si contenderanno il seggio uninominale a rispondere alle seguenti tre nostre domande.

1) Quali sono i punti che caratterizzano la campagna elettorale della sua lista?

 

2) Lei è candidata/o nel Collegio Senato Umbria 1, un territorio con alcuni problemi caldi sui quali i cittadini aspettano chiare indicazioni dalla politica e dalle istituzioni, come ad esempio le vertenze Perugina e Nardi, le infrastrutture E78, E45 e Ferrovia Centrale Umbra. Come affronterete questi punti se eletti?

 

3) L’Umbria, come attestato da tutti i principali indicatori economici, attraversa una fase molto difficile che ne fa più una regione del sud che del centro nord. Che analisi fa della situazione, e quali proposte per affrontarla?

 

Pubblichiamo di seguito gli interventi dei candidati che hanno risposto alle nostre domande.

 

ADOLFO ORSINI – LIBERI E UGUALI

1- La campagna elettorale è un momento di partecipazione fondamentale in cui i candidati parlano con i Cittadini per convincerli della bontà delle proprie proposte. Il giorno dopo le elezioni la stragrande maggioranza degli eletti parte per Roma e si dimentica del proprio collegio. Al massimo si rivedono per qualche inaugurazione o per qualche passerella dove ci sia da alzare qualche coppa o tagliare qualche nastro. Noi di Liberi e Uguali siamo legati al territorio e ai nostri iscritti. Riteniamo quindi fondamentale rispettare le indicazioni che ci vengono date proprio perché continueremo l’impegno anche dopo il 4 marzo. Anche in Umbria l’impegno prioritario riguarda il lavoro che per noi è fondamentale. La situazione è drammatica e questo rende più odiosa la strumentalizzazione furbesca di chi parla di un milione di posti di lavoro trovati perché non è vero. Provate a costruire un futuro, una famiglia con un lavoro come quello sbandierato dal governo e pagato con i voucher. E’ una vergogna. E’ l’Istat stessa a dire che è considerato occupato chi svolge almeno 1 ora di lavoro retribuita nella settimana di riferimento. Ma questi occupati come fanno a vivere con quello che guadagnano? Senza investimenti e senza idee non si offrono risposte ai disoccupati e ai precari anzi si aggrava la loro situazione.

2- Ci sono tanti problemi nel collegio: Perugina, Nardi, Trafomec, Colussi, ex Merloni, Tagina ma anche la piccola e media impresa che è parte integrante del tessuto economico umbro. Crisi che vengono da lontano senza interventi di supporto e sollecitazioni politiche. Al massimo qualche telegramma. Poi c’è il terremoto con la ricostruzione che riguarda tutti e dove per incapacità i problemi si accumulano mentre molti sfollati sono ancora senza casa dopo 18 mesi. C’è la crisi ma in qualche caso i parlamentari avrebbero potuto fare qualcosa in più; almeno quanto fatto per le banche. La E 45 ridotta ad un colabrodo; la E 78 su un totale di 290 km è inesistente solo sui 15 km umbri; la Fcu chiusa per mancata manutenzione per la prima volta nei suoi 130 anni di storia. Le nostre strade provinciali e statali non vengono mantenute e l’Umbria paga per avere la sensazione del Frecciarossa, paga per i voli di un aeroporto che non decolla. Anche questo è un pezzo di stato sociale. Su ogni punto abbiamo proposte precise e sostenibili da realizzare collettivamente non promesse elettorali. Il problema maggiore è quello di una classe dirigente umbra che sembra incapace di intervenire, senza idee, ininfluente e segnata da un manifesto provincialismo.

3- L'Umbria è una regione che più di altre patisce gli effetti della crisi. Le tante vertenze aperte presentano un conto terribile sul fronte occupazionale e il settore turistico non ha i numeri sufficienti per assorbire il colpo. Negli ultimi dieci anni il Pil dell’Umbria è calato di circa il 16%. Manca una politica industriale, si “delega” tutto ai tavoli del Mise, la Regione tace. Il turismo ristagna. Le responsabilità sono molteplici. Il patrimonio culturale italiano e umbro, volano di un turismo di qualità, è un patrimonio diffuso che attrae visitatori solo se messo in rete. Non ci sono soldi? Vero ma non ci sono neppure idee e progetti. Le nostre eccellenze agricole ed enogastronomiche attirano molti turisti ma non sono adeguatamente promosse. Basta pensare che la diga di Montedoglio, fondamentale per tutta la provincia di Perugia sia per il fabbisogno idrico agricolo che per quello potabile, è limitata nella sua portata per il crollo dello scolmatore avvenuta otto anni fa. Il discorso è sempre il solito. Si pensa più alla propria bottega che ai Cittadini utenti. Ricordatemi qualche idea importante e vincente avanzata dai nostri parlamentari per l’Umbria Sono sempre dietro le politiche dei propri capi corrente a fare la claque. Fino ad oggi è mancato l’impegno e la vivacità culturale, il colpo di reni utile a raddrizzare la situazione della Regione. Noi di Liberi e Uguali siamo per una politica utile ai molti e non ai pochi.

 

FRANCESCA TIZI – MOVIMENTO 5 STELLE

1- È difficile sintetizzare in una sola risposta il programma del Movimento 5 Stelle che, individuando 20 punti per il miglioramento della qualità di vita degli italiani, mira a garantire una più facile accessibilità al mondo del lavoro, maggiori incentivi ed opportunità di fare impresa, servizi pubblici efficienti e salubrità dell’ambiente. A livello economico pensiamo ad uno Stato che sostenga imprese e lavoratori: intendiamo programmare investimenti in settori strategici (nuove tecnologie, green economy, valorizzazione e tutela del territorio, turismo sostenibile e tutela del made in Italy), riqualificare il territorio anche a livello di infrastrutture e potenziare università e ricerca. Tutti questi interventi hanno un alto moltiplicatore occupazionale, che sarà garantito anche dal reddito di cittadinanza, strutturato non come un sussidio assistenziale, ma come strumento di partecipazione attiva e reinserimento nel mondo del lavoro.

2- Il primo punto caldo per l’Umbria è e resta il sostegno alle zone terremotate. Per quanto riguarda i trasporti, il nostro programma prevede un piano organico per potenziare le infrastrutture al fine di garantire la massima connessione della regione sia al suo interno che con le altre parti d'Italia. Va valutata seriamente la domanda di mobilità e la sua evoluzione futura, non quella tendenziale ma quella auspicabile. L’Umbria necessita di interventi immediati in tale settore. Per quanto attiene, invece, alle note situazioni locali di crisi industriale va detto che si tratta di episodi che rischiano di moltiplicarsi in assenza di una seria politica economica centrale. Una prima misura di legge va presa nei riguardi di quelle imprese che dopo avere goduto di finanziamenti pubblici si ritengono libere di delocalizzare, chiudendo gli stabilimenti in Italia, senza restituire quanto ricevuto.

3 - Gli indicatori economici stilati dall’Istat, dalla Banca d’Italia e dalla UnionCamere delineano per l’Umbria, anche a livello previsionale, uno scenario economico ed occupazionale di gran lunga al di sotto della media nazionale. La nostra regione, avendo un tessuto produttivo e commerciale più debole rispetto a Toscana e Marche, si è oramai, in senso economico, avviata ad essere una regione del Sud. Per consentire una reale ripresa servono immediati interventi pubblici: urge la ricostruzione delle zone terremotate e un serio piano di investimenti a tutela delle imprese, a sostegno delle maggiori situazioni di crisi e di nuove realtà produttive e commerciali. Uno dei capisaldi del programma è il pacchetto del “Made in Italy”, mirante a valorizzare i distretti turistici diffusi nel territorio, attraverso il rilancio non solo di forme di accoglienza tipicamente eco-turistiche e rurali, ma anche della localizzazione dell’indotto agricolo, artigianale e produttivo.

 

MARCO SCIAMANNA – IL POPOLO DELLA FAMIGLIA

1- Il nostro programma elettorale vuole riportare la famiglia ad essere cardine di qualsiasi disegno politico che assicuri tenuta e sviluppo, sia in campo economico sia in campo culturale. Siamo un partito aconfessionale, ma che ritiene che i contenuti e le indicazioni della Dottrina soci1ale della Chiesa siano la risposta migliore a quelle istanze di giustizia che la società richiede per promuovere quel bene comune che sembra diventato solo il bene di pochi privilegiati. Siamo convinti che senza figli non c'è futuro e che il problema della denatalità sia la prima emergenza nazionale da contrastare. Il reddito di maternità, ossia un contributo di mille euro al mese alle donne italiane che in maniera volontaria ed esclusiva si occupano di figli e famiglia, è una proposta concreta che vorremmo in discussione al primo Consiglio dei ministri del prossimo governo. Questa manovra avrebbe un impatto minimale sui conti pubblici (non più di 4 miliardi di euro a regime e solo poche centinaia di milioni nella fase iniziale, purtroppo anche a causa dell'attuale basso indice di natalità) e sarebbe senza dubbio meno impattante rispetto ad altre proposte come il reddito di cittadinanza (costo stimato circa 15-20 mld). Proponiamo poi l’introduzione di un quoziente familiare che riconosca che l’aliquota del prelievo fiscale tenga conto se viene applicata ad un single, o ad una famiglia con quattro figli, o con disabili a carico.

Siamo anche il partito che vuole togliere legislazioni infami e irrazionali, come unioni civili, divorzio breve, DAT. Siamo per salvare il diritto all'obiezione di coscienza e per il contrasto all'aborto, ribaltando la questione ed affermando che esiste, e va difeso, un diritto universale a nascere.

Anche sull'immigrazione, fenomeno complesso e sul quale è difficile non immaginare un disegno che mira a destabilizzare più che integrare, la nostra posizione è quella di sostenere il diritto a non emigrare e a gestire l'accoglienza nella misura del possibile. L'immigrazione non deve trasformare i flussi migratori in fornitura di manodopera a basso costo ma deve essere sempre rispettosa e riconoscente verso chi accoglie.

2- Se la crisi economica, i cui effetti devastanti stiamo osservando anche nella nostra regione, è il risultato di una crisi internazionale molto complessa, crediamo che da questa situazione non si possa uscire solo con risposte economiche. Benedetto XVI descrive questa drammatica circostanza soprattutto come "crisi etica". E’ necessario perciò uscire da una logica che vuole prevalere l'utile individuale - che rimane comunque legittimo - sull'utile sociale. Bisogna lavorare perché tutte le parti trovino un giusto equilibrio nella comune realizzazione e che le scelte dettate dal libero mercato siano sempre ispirate da quel bene comune di cui abbiamo parlato nella prima domanda. Ci sono degli aspetti nelle vertenze in atto che possono essere classificati come "non negoziabili"; quando si parla del sostentamento dei lavoratori inseriti nelle aziende e delle loro famiglie, si deve dare la giusta gerarchia di priorità. Tenere fermi i principi non negoziabili anche in questo campo non è una forma di discriminazione, ma un metodo per attuare una forma di giustizia che, in un momento di esasperata, a volte irrazionale, richiesta di diritti individuali, deve privilegiare l'utilità sociale delle scelte. Analogamente, qualsiasi scelta di investimenti nelle infrastrutture deve essere fatta misurando, anche analiticamente, sì i benefici che ne possono derivare, ma sempre riferiti alla più ampia utilità sociale.

3- Se analizziamo ad esempio il dato delle ore di cassa integrazione autorizzate nel settore del commercio nel 2007 in Umbria e le confrontiamo il dato rilevato dieci anni più tardi, vedremo una vera e propria esplosione del montante ore, a dimostrazione che la crisi occupazionale ha investito violentemente questo settore. Una crisi occupazionale va di pari passo con la contrazione dei consumi, particolarmente accentuata nella nostra regione, che stentano a ripartire in modo deciso anche se l'Umbria è una delle tre regioni con la più alta densità di superficie complessiva destinata alla grande distribuzione. E’ questo il segno che all’offerta non corrisponde dunque una adeguata domanda. In questo senso la proposta del Popolo della Famiglia sulla chiusura nei giorni di festa degli esercizi commerciali, ricostituisce quello che deve essere un tempo dedicato al riposo ed agli affetti, essendo palese che l’apertura domenicale degli esercizi non è correlata a nessun aumento di fatturato e nemmeno a nuove assunzioni.Nel nostro programma si parla poi di tutela del made in Italy con una etichetta "Total made in Italy", ossia uno strumento per preservare e incentivare anche quel settore manifatturiero che, non senza fatica nella nostra regione, subisce gli effetti della globalizzazione e del mercato libero già citato. Abbiamo tutti più che una netta percezione che tale mercato globale, così come lo stiamo subendo, non ha minimamente a cuore l'utilità sociale né del lavoro, né delle imprese e tanto meno delle famiglie. Le chiavi di indirizzo della politica economica del Popolo della Famiglia sono sempre ispirate al principio della sussidiarietà (mai comunque slegato dalla solidarietà) sapendo bene che emergenze regionali come quella della ricostruzione post-terremoto non potranno mai essere affrontate senza l'aiuto dello Stato e che questo in un momento così critico per l'economia locale, servono politiche fiscali espansive. Esattamente il contrario di quanto è avvenuto in questi anni.

 

GIAMPIERO GIULIETTI – CENTROSINISTRA

1- Ne elenco tre, su cento che sono nel programma del Pd per rafforzare il percorso riformista inaugurato dal governo che sta consentendo all'Italia di rimettersi in piedi, e sono i tre punti che più degli altri incontrano le declinazioni del mio impegno parlamentare: lavoro, diritti, sicurezze. Sono questi i temi chiave per il futuro del Paese e dei nostri territori, questi i temi che possono avere effetti positivi sulla coesione sociale e che necessariamente devono occupare il centro del nostro lavoro nelle istituzioni. Ci sono proposte concrete nel nostro biglietto da visita, che vanno dalla riduzione del cuneo contributivo di 4 punti in 4 anni all'introduzione del salario minimo, dalla legge sul diritto di cittadinanza alla parità di salario tra uomo e donna, dall'eliminazione delle spese per la sicurezza dal patto di stabilità all'estensione del dopo di noi con un piano di accessibilità universale. Portiamo ai cittadini proposte concrete, non polemiche sterile o vuote promesse.

2- L'Umbria, è evidente, ha sofferto in questi anni più di altre regioni. Abbiamo pagato un prezzo alto alla crisi e ci sono vertenze aperte che preoccupano, tra cui quelle di Perugina e Nardi, ma penso anche alle difficoltà dell’area eugubino-gualdese e alle sofferenze di molti settori tradizionali. D’altro canto, però, non si può dire che le istituzioni non abbiano dimostrato capacità e attenzione rispetto a situazioni molto complesse: Regione e Mise in questi anni hanno lavorato a braccetto, con dedizione e lungimiranza, per salvaguardare produzione e occupazione e hanno raggiunto risultati fondamentali. Abbiamo dimostrato in più occasioni che un governo che sa ascoltare il territorio è un governo che sa programmare interventi efficaci. Non a caso il Pd, in Umbria, ha deciso di caratterizzare la sua campagna elettorale lanciando un suo programma: 10 obiettivi raggiunti grazie al governo uscente, 10 impegni per il futuro della nostra Regione. C’è molto anche sulle infrastrutture, e vengo alla seconda parte della vostra domanda: oltre a ricordare le scommesse vinte, tra cui il Frecciarossa su Perugia, la realizzazione di buona parte delle opere della Quadrilatero, l’approvazione del progetto per la Orte-Civitavecchia e il finanziamento della riqualificazione della E45, ci siamo spesi per portare a casa il completamento della Tre Valli e della Mocaiana-Pian d’Assino oltre che della rete stradale interna a partire dal Nodo di Perugia, per il completamento degli investimenti sulla ex Fcu per renderla infrastruttura nazionale e per valorizzare i collegamenti ferroviari.

3-Come ho già detto, l’Umbria ha sofferto più di altre regioni la crisi, che ovunque ha messo in ginocchio famiglie e imprese. In questi anni, nelle condizioni date che erano il deserto lasciato dai governi di centrodestra, abbiamo provato a iniettare ossigeno nel sistema economico e produttivo, con misure di sostegno alla crescita e allo sviluppo che anche in Umbria non hanno mancato di lasciare il segno. C’è evidentemente ancora molto da fare: in economia credo che vada innanzitutto supportata l'evoluzione dei sistemi produttivi, anche con l'estensione a livello regionale delle misure di industria 4.0, continuando a presidiare le crisi aziendali, favorendo con misure speciali la ricollocazione di chi è uscito in questi anni dal mondo del lavoro o di chi non riesce a entrarci. Bisogna investire sull’innovazione e sulla qualità, oltre che sulle persone, che sono il nostro più grande capitale. La crescita deve essere la nostra prospettiva.

 

MATTEO POLITO – PARTITO COMUNISTA

1-Il nostro programma non è un semplice programma elettorale, ma un programma di lotta che mette al centro i diritti sociali, il lavoro e il diritto a sanità e istruzione gratuite e accessibili a tutti. Sono due le proposte che credo siano qualificanti. Innanzitutto l'uscita dell'Italia dall'Unione Europea: una struttura sovranazionale i cui centri decisionali non eletti sono asserviti agli interessi del grande capitale finanziario. Pensare di poter realizzare qualsiasi cambiamento radicale dall'interno di questa struttura è pura illusione. In secondo luogo, l'istituzione del salario minimo garantito di 10 Euro/ora valido per tutti, italiani e immigrati, uomini e donne. Questa misura è fondamentale nel contrastare la guerra fra poveri scatenata dal massacro sociale che è il risultato delle politiche antipopolari portate dai governi dei centrodestra e centrosinistra negli ultimi decenni.

2- Sono questioni delicate. Per la Perugina, proponiamo la nazionalizzazione: impianti e "brand" restano in Umbria e vengono affidati ai lavoratori. La vicenda Nardi è forse più delicata ancora. Non ci convince l'arrivo di questo fondo britannico, né tantomeno il progetto di ristrutturazione e successiva vendita trapelato dai media, che di solito prelude a licenziamenti. Per quanto riguarda le infrastrutture: l'isolamento dell'Umbria è così connaturato con la nostra regione che quasi non ce ne accorgiamo. Su questo gioca la politica dei ritardi che in questi anni ha visto protagonisti Ministero dei Trasporti e Regione, tutti a guida PD, abili nel rimpallarsi le responsabilità. Le condizioni dell'E45 sono inconcepibili così come i ritardi sulla E78. Quanto alla FCU, si vedono circolare fin troppi autobus sostitutivi per pensare che il ripristino della ferrovia avverrà nei tempi promessi.

3- La progressiva desertificazione industriale dell'Umbria è sotto gli occhi di tutti. Si tratta del risultato di anni di politiche industriali fallimentari e scelte manageriali scellerate che i sindacati concertativi non hanno saputo contrastare, accontentandosi di contrattazioni al ribasso, quando non si sono addirittura piegati agli interessi padronali. Lo smantellamento dei diritti dei lavoratori portato avanti dai governi che si sono alternati negli ultimi anni rende questo processo ancora più drammatico, in quanto ha reso i lavoratori ancora più vulnerabili. Noi pensiamo che si debba andare in una direzione diversa: l'impresa che vuole delocalizzare è libera di farlo: ma, come dicevo prima, gli impianti rimangono qui, e la gestione deve essere affidata ai lavoratori. I lavoratori possono portare avanti la produzione senza il padrone, il padrone non può produrre senza i lavoratori.

 

FABO SEBASTIANI – POTERE AL POPOLO

1- La mia lista è differente, perché nasce dalle assemblee, intanto la genesi è differente, assemblee territoriali hanno discusso le candidature , quindi assoluta territorialità nella provenienza, non in chiave egoistica, ma in chiave mondialista, le nostre lotte sono lotte per l'umanità, il diritto all' acqua il diritto al lavoro il diritto alla casa, siamo interconnessi ai movimenti internazionali, e le risposte che diamo, sono semplici, un milione di case pubbliche da recuperare nel patrimonio abitativo esistente e da convertire a offerta pubblica, il ritorno allo statuto dei lavoratori pieno , cancellando gli ultimi anni di masochismo umano e politico, l'acqua fuori dal mercato, con il ritorno alla gestione pubblica degli acquedotti .

2. l’Umbria è regione che distribuisce povertà , più delle altre regioni del centro per esempio, e questo, condanna una classe dirigente , sia politica che sindacale che manageriale, scelte poco virtuose in passato , sono confermate da pessime scelte attuali, che denunciano una maledetta continuità. la rete stradale, nella sua attuale dotazione, esprime le carenze passate, e la manutenzione del poco esistente, le arterie del trasporto su gomma, con la e45 anziana e malandata, che ha bisogno di un potente intervento di ripristino, il trasporto ferroviario è altrettanto carente, recenti attivazioni di linee superveloci , costose per la collettività e economiche per l'utenza della upper class, dimostra che i soldi per le linee degli umbri normali, come la fcu umbria non ci sono, ma per gli umbri "più agiati”, si trovano sempre. Non siamo contrari a priori all' alta velocità. ma siccome costa. e le risorse sono scarse, vorremmo prima occuparci di ripristinare la media velocità ferroviaria, cosi decisiva per la stragrande maggioranza degli umbri. le crisi industriali risentono delle carenze viarie e ferroviarie, anche se la loro problematica è complessa, con caduta della domanda dell'industria degli elettrodomestici a Nocera , alla presenza di multinazionali nella proprietà degli impianti e dei marchi storici dell’Umbria, con logiche di mercato che umiliano il territorio, la Nestlè in Perugina, salutata dai salamelecchi della politica regionale e sindacale, ha prodotto uno snellimento di personale e di prodotti che ha avuto nel sindacato un silente alleato, anzi un sindacato coprotagonista, noi proponiamo di superare la logica di necessità imprenditoriale, perché 'l'attività economica non può essere esercitata in maniera ostile al territorio, come dice la Costituzione Italiana, ci sono strumenti legislativi recenti che si possono utilizzare per la cessione del marchio o di prodotti , a cooperative di lavoratori associati, e in questa direzione ci siamo mossi, per connettere il lavoro e il territorio, per evitare spettri della deindustrializzazione e della cassa integrazione, cavallo di battaglia di un sindacato potente nei numeri, ma asservito alla politica e ahimé alla impresa.

3. L’Umbria ha una crescita dei suoi poveri, espulsi dal lavoro , ma non solo, ahimè con remunerazione orarie di 2,99 euro l'ora per l'assistenza domiciliare , spiega che la povertà genera povertà non solo per chi è senza lavoro, il quadro è pesante, con l'arretramento degli aiuti sociali, strozzati da vincoli di bilancio assurdi. La situazione è molto diversa dal passato, richiede un approccio nuovo se vuole essere risolta, dove prendere le risorse, dalla tassazione dei capitali . dalla lotta alla evasione e elusione dalla uscita dai programmi militari come la nato. cosa fare con le risorse? un piano casa nazionale con 1 milione di abitazioni, recuperando il patrimonio abitativo esistente, ricondurre a produzione i siti industriali dismessi per delocalizzazioni o per scelte di mercato , attraverso riacquisizioni di associazioni di operai. cosi risponderemo alla povertà , ma anche a lavoro, cosa fare in più. investire nelle infrastrutture di collegamento, treno , strade e aeroporto, la vicenda aeroporto di Perugia, sarebbe comica se non fosse tragica, superare la crisi, prima di tutto ci vuole un ricambio drastico della rappresentanza, questo è compito vostro.

 

FRANCO VALENTINI (PARTITO VALORE UMANO): ANALISI DEI PROBLEMI DELL'UMBRIA.

I principali indicatori economici attestano che l’Umbria attraversa una fase molto difficile che ne fa, più una regione del centro sud, che una del centro nord. Possiamo credere che per uscire dalla buca in cui siamo entrati , bisognerà capire, anche come ci siamo entrati. Non siamo stati in grado di valorizzare le potenzialità locali integrandole ad un grande progetto regionale e agganciandole ai flussi economici nazionali ed internazionali. Abbiamo mai pensato che l’Italia è un grande pontile sul Mediterraneo? Non sarebbe stato opportuno pensare che, riorganizzando i porti specializzandoli, individuando gli interporti e le piastre logistiche, nella logica della riorganizzazione delle merci, potevamo diventare il luogo che rilanciava il lavoro e le sue prospettive? Abbiamo ridotto tutto questo a puro e mero scontro sull’alta velocità, senza pensare, che a noi serve l’alta capacità, dentro la quale, la scienza della mobilità, che è il riordino delle merci, possano trovare sviluppo , per la quale oggi avremmo parlato di lavoro in maniera diversa?

 

FULVIO CARLO MAIORCA - ITALIA AGLI ITALIANI

1- i punti che caratterizzano la nostra lista sono otto, fra i tanti altri che costituiscono l'oggetto del nostro impegno politico e sono: l'immediata interruzione dei flussi di immigrazione nel nostro suolo, accompagnata da un umanitario rimpatrio di TUTTI gli extracomunitari entrati illegalmente, salvando solo i regolari, da sottoporre a controlli di condotta permanente, con permesso di soggiorno della dutrata massima di cinque anni e con espulsione immediata in caso di commissione di reati. Salva ogni altra disposizione in materia di Pubblica Sicurezza, da disciplinare ed attuare secondo la vigente normativa sul trattamento dello straniero.

2- Sulle vertenze Perugina e Nardi ( e aggiungo le acciaierie ternane), come su qualsiasi altra vertenza anche a carattere nazionale, va subito chiarito che se i nostri governanti avessero lasciato in vita l'IRI, una fra le più geniali soluzioni politiche della Storia, in materia di aiuti di Stato alle aziende in crisi, nessuna impresa avrebbe potuto invocare la scusante della crisi economica, in quanto l'intervento statale avrebbe risanato la crisi stessa e, pertanto, si sarebbe dovuto "inventare" un'altra motivazione, che lo Stato avrebbe agevolmente smasherata, intervenendo con la nazionalizzazione, salvando l'azienda e l'occupazione dei lavoratori. La mia proposta legislativa, pertanto, è l'introduzione di un nuovo Istituto statale come l'IRI, per far fronte a TUTTE le situazioni di crisi aziendali perchè la tutela del lavoro nelle aziende, private o pubbliche,comporta, per natura, la tutela delle persone e della famiglia che sono il fondamento dello Stato..

3 -Per le infrastrutture da Lei indicate, ritengo che non sia più di questo tempo, qualsiasi distinzione che riguardi un problema regionale, avulso o separato da quello nazionale. La velocità odierna delle comunicazioni e l'intensità dei contatti, che i cittadini vivono nei rapporti interregionali, comporta una visione d'insieme delle infrastrutture, nel senso che se anche una sola regione non è all'altezza di stare al passo con le altre, l'inciampo produce i suoi effetti su tutto il sistema. Una rete può dirsi efficiente, se non presenta smagliature e, pertanto, la Regione che non interviene con urgenza, è gravemente inadempiente e, in caso di un nostro successo, daremo inizio alle procedure per l'abolizione immediata delle Regioni e, se non vi riusciremo, faremo di tutto per far cadere il Consiglio in carica, anche promuovendo iniziative per provocare elezioni anticipate.

4 - La situazione dell'Umbria, con la sua "fase molto difficile", come Lei la definisce, è l'effetto immediato e diretto dell'ignoranza politica degli amministratori di sinistra ( la a è volutamente minuscola), i quali, al fine di conservare le "rendite di potere" che le derivavano dai voti della base elettorale, non ha saputo guardare oltre l'orizzonte del quotidiano, come se il tempo e le generazioni dovessero rimanere sempre le stesse e, così, non ha più potuto continuare. Situazione peggiorata dall'ignavia e dalla vigliaccheria dei politici di destra, i quali, invece di suscitare venti di guerra e di battaglie, cogliendo l'occasione di entrare nella storia, hanno preferito partecipare alla spartizione della torta, da straccioni mendicanti, calpestando la loro dignità di uomini liberi, con l'aggravante del tradimento delle legittime aspettative dei camerati che li avevano votati e sostenuti. Allo stato attuale, pertanto, le nostre proposte sono quelle dell'intervento statale sulle attività delle Regioni, favorendo lo sviluppo di ciascuna, secondo le proprie specifiche qualità come, solo per fare degli esempi, il potenziamento del turismo culturale in Umbria e centro Italia, la produzione industriale nelle aree del nord, agricoltura e turismo al sud, potenziare i porti marittimi e fluviali, emanare un testo unico in materia di caccia e pesca, interpretata come attività sportiva e tanteo altro ancora e, infine, migliorare senza sosta tutte le vie di comunicazione.

 

BRUNA MARIA BARBETTI – PRI-ALA

La candidata Barbetti ha risposto alle tre domande con la seguente dichiarazione: “le domande formulate trovano le risposte nel programma elettorale di ALA”.

 

            

Ecco la scheda elettorale per il Senato – Collegio Umbria 1

 

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