(ASI) Il Perugia torna serie B nove mesi dopo l’assurda retrocessione del 14 agosto. Un’impresa autentica, riuscita non a caso a pochissime squadre. Un obiettivo notevole, perché il Perugia è partito ad handicap, dovendo mettere insieme i cocci della retrocessione e ripartire in pochi giorni, mentre le avversarie stavano già facendo la preparazione da tempo.
I punti persi nelle prime giornate di campionato hanno pesato sulla classifica e spesso non se ne è tenuto conto nella valutazione del campionato del Perugia. Dopo Mantova il Grifo ha svoltato, Caserta ha fatto quadrato con i suoi e lì è partita l’onda lunga che ha fatto durare solo un anno l’inferno per i biancorossi. Il passaggio al 3/5/2, che non è il modulo del mister, ha dimostrato la sua duttilità e la sua idea di calcio, nella quale il gruppo e lo spessore umano dei singoli contano più di ogni altra cosa.
E ha permesso al Perugia di infilare una serie di risultati che lo hanno riportato in vetta, dopo il 3-0 casalingo inflitto al Padova, risultato poi rivelatosi decisivo per il primo posto. Alla lunga, poi, il modulo “contro natura” ha evidenziato i suoi limiti e quando Caserta, con l’inizio del girone di ritorno e il recupero di alcuni infortunati, è potuto tornare al 4/3/3, i risultati sono tornati ad arrivare. Ma dietro l’angolo c’era marzo e le partite giocate a ritmo serrato (otto in quaranta giorni) che hanno determinato stanchezza psicofisica e infortuni. Caserta ha dovuto inventarsi molte volte la formazione e, per questo, essenzialmente per questo, non sono arrivati i risultati pieni che, in condizioni normali, il Grifo avrebbe potuto tranquillamente infilare (i recuperi con Cesena e Fermana, la trasferta di Gubbio). Anche questo va valutato per capire che il Perugia ha vinto con merito il campionato, aldilà degli scivoloni finali di Padova e Sud Tirol. E lo ha vinto con il rush finale, finalmente disputato in condizioni normali di allenamento e gare.
Lì è uscito lo spessore umano dei giocatori e del gruppo. E la autostima che ha portato i grifoni a giocare in fiducia le ultime partite, fino a quella decisiva di Salò, dove il Perugia è entrato in campo con sicurezza, ha colpito con Elia (uomo voluto da Caserta), sofferto, controllato e infine chiuso la pratica per la gioia del popolo biancorosso, a cominciare dai coraggiosi arrivati dall’Umbria e da tutti Italia e assiepati a soffrire fuori dallo stadio della Feralpi. Bravi dunque i grifoni, tutti, capaci di dare ciascuno il contributo richiesto da titolari o da subentranti. Di Caserta abbiamo detto ma, certo, se dobbiamo scegliere il simbolo di questo campionato vinto, prendiamo senza dubbio il tecnico calabrese. Capace di rimotivare i grifoni usciti dall’esperienza della retrocessione di agosto, di tenere insieme il gruppo, di crederci fino in fondo e di ottimizzare il rendimento di tutti i giocatori, recuperando alla causa anche casi difficili come quelli di Rosi e di Falzerano. Mai prigioniero delle sue convinzioni, Fabio Caserta ha saputo adattare la squadra e i moduli agli elementi che gli sono stati messi a disposizione, anche correggendo con il collettivo qualche carenza che c’era nella rosa.
Caserta è stato al tempo stesso guida ed equilibratore del gruppo. E se, quando si perde, la colpa è di tutti, quando si vince non si può che applicare lo stesso schema. Dunque un bravo va detto anche alla società, con Santopadre rimasto dietro le quinte per lasciare il proscenio a Comotto e a Giannitti. Se il Perugia ha vinto il campionato malgrado la partenza ad handicap e malgrado l’appannamento di marzo, evidentemente le scelte della società sono state di fondo giuste, sono state la pietra angolare su cui la vittoria è fondata. La società ha ora l’occasione di confermare i propri meriti puntando ad una serie B non anonima, come Perugia esige e merita. Ma, intanto, è giusto che prenda i suoi meriti per aver azzeccato le scelte di fondo che hanno riportato subito il Perugia in B e per aver fatto rientrare i casi Rosi e Falzerano, recuperando alla squadra due giocatori che hanno dato un contributo importante alla vittoria. Infine, last not least, una menzione speciale per i tifosi. Critici con la società, ma sempre e comunque vicini alla squadra, partecipi di tutte le scelte, commoventi nel sostenerla in questi ultimi giorni e nella situazione difficile determinata dal covid. La vittoria è anzitutto per loro. La meritano, dopo la retrocessione da teatro di Ionesco del 14 agosto. E meritano di essere ringraziati con una prossima stagione brillante, nella quale si auspica che potranno tornare di nuovo a colorare gli spalti.
Daniele Orlandi-Agenzia Stampa Italia