(ASI) Perugia- "Forte rammarico" per la mancata approvazione da parte dell'assemblea legislativa dell'Umbria del disegno di legge sulle politiche di genere è stata espressa, a nome del Centro per le pari opportunità regionale, dalla presidente Daniela Albanesi.
"Il rinvio della legge alla prossima legislatura – ha detto Albanesi - ci invita a riflettere su un possibile atteggiamento poco attento su questioni che toccano da vicino non solo la vita delle donne, ma della intera società, da parte di una politica marcata da una quasi esclusiva presenza maschile. Il disegno di legge è stato frutto di un lungo percorso di confronto e partecipazione – ha ricordato la presidente del Cpo - che ha coinvolto istituzioni, organismi di parità, parti sociali, associazioni di donne, enti locali, mondo della scuola e dell'Università. Il Centro per le pari opportunità, chiamato in più occasioni ad esprimere il proprio contributo, ne ha condiviso pienamente i principi e gli obiettivi – prosegue Albanesi: l'affermazione della differenza di genere e della libertà femminile, la promozione di un modello giusto e solidale, la valorizzazione delle conoscenze, delle esperienze, delle competenze femminili e della cooperazione solidale, che compiono un'operazione culturale poiché danno riconoscimento alla storia e alle battaglie delle donne. Ribadisco la bontà della iniziativa politico culturale di cui la Presidente Marini si è fatta carico, che avrebbe introdotto per la prima volta nell'ordinamento regionale un quadro di indirizzo e di riferimento organico per le politiche di genere, trasversale a tutte le azioni di governo, e avrebbe fatto della legge uno dei testi normativi più all'avanguardia in Italia in materia di politiche di genere. Auspico – conclude Albanesi - che le elezioni del 31 maggio, anche grazie alla doppia preferenza di genere della nuova legge elettorale regionale, ci consegnino un'assemblea legislativa con una più forte presenza di donne, che possano rappresentare un nuovo punto di partenza per riconsiderare quanto prima l'occasione, che la legge avrebbe dato, di costruire – appunto – 'una nuova civiltà delle relazioni tra donne e uomini' in Umbria.