BORI PDIl capogruppo del Partito democratico, Tommaso Bori, chiede all’Esecutivo regionale di incrementare l’utilizzo dei tamponi e di seguire le indicazioni di Andrea Crisanti, ex docente dell’Università degli studi di Perugia, attualmente impegnato in Veneto. Per Bori invece in Umbria i tamponi “non solo sono sensibilmente ridotti nel numero di prelievi effettuati, ma soprattutto nella capacità di analisi degli stessi che risultano accumularsi giorno dopo giorno”. Critiche anche sulle modalità di isolamento domiciliare dei pazienti positivi.

 

(UNWEB) Perugia,   “Fare davvero più tamponi e ripensare il metodo degli isolamenti domiciliari, seguendo le indicazioni del professor Andrea Crisanti che sarebbe stato un utile aiuto per l’Umbria in questa lotta all’emergenza”. Così il capogruppo Pd, Tommaso Bori, che sottolinea come “nei vari contratti di consulenza attivati dall’assessore Coletto, prima e durante l’emergenza, sarebbe stato utile prevedere un ruolo per Andrea Crisanti, virologo di fama internazionale, che sta supportando la Regione Veneto nella sua azione di contrasto alla pandemia”.

“Sarebbe stata una figura - spiega Bori - che conosce bene il sistema sanitario umbro, essendo stato docente all’Università degli Studi di Perugia e direttore del Centro di genomica funzionale dell'Ateneo, ma anche perché ha fatto la differenza nell'approccio alla diffusione del virus in Veneto: è riuscito a spegnere il focolaio epidemico a Vò Euganeo sottoponendo il 95 per cento della popolazione in maniera volontaria al tampone e riuscendo così ad isolare anche gli asintomatici positivi”.

Bori pone l’attenzione infatti su “due questioni urgenti sollevate dal professor Crisanti, su cui chiediamo alla Giunta di lavorare, nello spirito di piena e leale collaborazione che ha caratterizzato la nostra azione istituzionale dal sorgere di questa emergenza. In primo luogo – spiega Bori – l’assessore Coletto sta smentendo gli annunci della scorsa settimana sul numero di tamponi. In conferenza stampa annunciava 4mila tamponi al giorno e 25mila controlli mirati. Al contrario di quanto dichiarato, però, i tamponi non solo sono sensibilmente ridotti nel numero di prelievi effettuati, ma soprattutto nella capacità di analisi degli stessi che risultano accumularsi giorno dopo giorno”.

“Dobbiamo accogliere lo stimolo di Crisanti – prosegue Bori – che ha invitato l’Umbria a fare più test, essendo quella in cui se ne sono svolti di meno. Il dato sui nuovi contagi è positivo, ha ricordato il professore, ma l’Umbria ha fatto pochissimi test. E’ opportuno invertire questa tendenza dunque, per rendersi effettivamente conto della diminuzione dei contagi. Va misurato sul numero di pazienti in ospedale, in rianimazione e sugli infetti in generale. Se avessimo fatto diecimila test al giorno, avremmo potuto stabilire con certezza il calo di contagi, ma ancora il rapporto test–popolazione è troppo basso”.

Bori sottolinea anche la questione dell’isolamento domiciliare dei pazienti positivi: “Si tratta di un fronte critico – dice – e per la maggior parte dei casi non risulta una strategia efficace. È scientificamente dimostrato – come ci ha ricordato proprio Crisanti - che, rimanendo in casa con la propria famiglia, la si espone ad un rischio di infezione esponenziale rispetto alla norma. Il rischio di infettarsi con una persona positiva in casa è 100 volte superiore a chi non ne ha. Sarebbe stato utile provvedere a realizzare delle strutture residenziali di isolamento senza ospedalizzazione come fatto, ad esempio, in Emilia-Romagna e Toscana, proprio per evitare i cluster di contagio familiare che si stanno verificando in tutta la regione. Nelle altre Regioni si stanno utilizzando residenze ed alberghi con questa finalità, da noi ancora nulla”.

“Continueremo, come sempre fatto – conclude Bori - a fare proposte costruttive a chi ha ruoli di Governo nella nostra regione. Siamo vicini alle nostre comunità e a tutti gli operatori sanitari che stanno combattendo questa difficile battaglia, in cui c'è una risorsa fondamentale: il tempo che è poco e ne è stato sprecato troppo. Non possiamo più permetterci di farlo”.


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