(ASI) Stazione Sant’Anna. Dopo oltre cento anni si è messo mano alla storica piccola stazione dell’acropoli di Perugia. Un intervento imponente, iniziato con una evidente “potenza di fuoco” come la chiusura della linea decretata già dalla precedente giunta Marini, targata PD.
Dopo meno di un anno: nuova giunta e vita nuova, ma sempre con i precedenti tecnici e dirigenti. Tuttavia questo è un dettaglio veramente insignificante, se non anche apparentemente “peloso”. Sicuramente gli stimati professionisti della precedente giunta Marini avranno finalmente modo di dare un saggio delle loro capacità con la attuale giunta Tesei, ed il suo nuovo assessore ai trasporto Enrico Melasecche.
Del resto il rinnovato slancio è sotto gli occhi di tutti. Dopo mesi di protesta per la rimozione dei binari cui era seguito il nulla, un vuoto pneumatico privo di qualsiasi azione concreta, che aveva trasformato Sant’Anna in un campo incolto da maggese, finalmente qualcosa si è mosso. In pochi giorni quel che rimaneva dei marciapiedi è stato dapprima liberato dalle erbacce e dalle sterpaglie, e poi rapidamente demolito.
Spiegazione tecnica e ufficiale dell’accaduto: data la necessità di ricostruire integralmente i marciapiedi, per adattarli ai nuovi regolamenti di RFI in materia di sagoma limite, altezza, lunghezza e tipologia di materiale, i marciapiedi andavano chiaramente ristrutturati. La concomitante esigenza di ripristino completo del sedime, e del terreno sottostante, ha suggerito la demolizione anziché un recupero con ampie modifiche, che avrebbe significato complicare e allungare i lavori attorno ai marciapiedi, anziché disporre di una unica superficie da cui ripartire da zero.
Eccellente scelta. Bravi tutti. Ma il progetto del nuovo piano dei binari dove sta? Si perché di demolire c’era bisogno, ma non si vorrebbe pensare che si sia demolito prima di avere il progetto del nuovo piano di binari, cioè del nuovo assetto della futura stazione di Sant’Anna. Non vorremmo credere che si è proceduto a demolire, senza avere il progetto di cosa costruire, ma solo per faciloneria politica, per fare la voce grossa gridando “ho meritato il voto”. Si perché la demolizione, cioè la distruzione, in questi contesti dovrebbe essere sempre l’anticamera della ricostruzione, insomma della creazione.
Ma qui pare che oltre ad aver creato un bello spiazzo al centro di una delle aree più nevralgiche della città, poco altro si sia in procinto di fare. Certamente si sta lavorando sul rifacimento del sedime lungo la tratta che dalla fermata di via della Pallotta scende verso Piscille, e va a innestarsi sulla Terontola – Foligno a Ponte San Giovanni. Ma anche in questo caso sembra esserci poca convinzione. Si è scavato, si è spianato, ma anche qui null’altro parrebbe muoversi.
Ma del resto è comprensibile. Rete Ferroviaria Italiana (RFI), regolamenti e normative dell’ANSF (Agenzia Nazionale della Sicurezza Ferroviaria) alla mano, non può esercitare la tratta che collega Sant’Anna a Ponte San Giovanni perché la pendenza è eccessiva, e ben oltre le soglie massime ammissibili, poiché il suo valore supera del doppio quello massimo delle normali linee (35 per mille), e supera perfino quello ammesso con apposite deroghe ai regolamenti (60 per mille).
Quindi che si fa? Puntiamo a vivacchiare attendendo che magicamente le colline di Perugia si spianino per rientrare nei regolamenti del ANSF? O cerchiamo altre soluzioni? Nel frattempo l’assessore Melasecche ha fatto sua una della proposte portate avanti da anni dai comitati dell’Alto Tevere con l’associazione “Il Mosaico”. “Treni per Città di Castello attestati a Perugia Fontivegge”. Mossa intelligente. Si risolve il problema dei viaggiatori dell’Alto Tevere di raggiungere il centro di Perugia facendoli trasbordare sul MiniMetrò, anziché su autobus che restano bloccati nel traffico come accade da anni ormai. Contemporaneamente si portano molti più passeggeri al MiniMetrò che potrebbe ridurre decisamente le perdite con chiude ogni anno i propri bilanci. Magari sarebbe il caso di far presente anche al Comune di Perugia questa possibilità, magari prima che si disfi delle proprie quote del “Bruco Mela”. Così come magari sarebbe il caso di pensare a ripristinare il quinto binario di Fontivegge, dato che nelle fasce orarie di punta alle volte tutti i binari sono occupati da treni in sosta per la fermata (a meno di non voler considerare i viaggiatori alto teverini come utenti di serie “B”, da servire in ossequio alle esigenze di servizio piuttosto che alle reali necessità). Se tutti i tasselli andassero in tal modo al loro posto, sarebbe una vittoria per tutti.
Per tutti, tranne che per Sant’Anna. Perché, caro Enrico, al momento quella non sembra una stazione, né sembra una stazione in ricostruzione. Somiglia, in maniera piuttosto inquietante, al preludio di una fine annunciata, e anche desiderata da certi ambienti. Somiglia a un parcheggio in costruzione, o peggio a un grazioso spiazzo da lottizzare per chissà quale cementificazione scellerata che ancora qualche perversa e contorta mente culla nei suoi meandri più tetri e malati di una economia della calce che è ormai già fallita da tempo, ma che fa sempre “figo” spacciare per riqualificazione.
Spero di sbagliare, ma al momento l’unico pensiero che mi ispira la situazione che tutti possono vedere da Viale Roma è: “Che bel parcheggio caro Enrico”.
Alexandru Rares Cenusa – Agenzia Stampa Italia