(UNWEB) –Perugia – Il Vicepresidente della Giunta Regionale dell’Umbria, Roberto Morroni, è stato oggi ad Orvieto, dove è stato ricevuto in Comune dal sindaco, Roberta Tardani, per un approfondimento puntuale su tematiche di grande rilevanza per l’economia del territorio che ha coinvolto i rappresentanti delle associazioni di categoria del settore agricolo in uno stimolante dibattito che si è svolto alla Sala Consiliare, prima di far visita agli impianti di Acea in località “Le Crete”. Distretti del cibo, enoturismo, oleoturismo, misure a sostegno degli agriturismi, chiusura del ciclo dei rifiuti sono stati i temi affrontati.
In qualità di Assessore alle politiche agricole e agroalimentari e alla tutela e valorizzazione ambientale, infatti, Morroni ha illustrato lo stato dell’arte relativo del Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020 che per 7 anni mette in circolazione circa 928 milioni di euro, soffermandosi sulle misure messe in campo dalla Regione Umbria che sono di grande interesse anche per il territorio orvietano e che dal 1° gennaio al 30 giugno 2020 hanno già permesso di liquidare circa 140 milioni di euro attraverso due linee di finanziamento.
“Sono numerosi e importanti i risultati conseguiti grazie ad alcune soluzioni organizzative innovative – ha evidenziato Morroni – da cui sono scaturiti tre provvedimenti di grande spessore per il mondo agricolo. Si tratta innanzitutto dei Distretti del Cibo, un indirizzo che prima l’Umbria non aveva colto, ma che ora si colma nell’ottica dell’avvio di processi aggregativi tra imprese ed enti locali per esaltare e valorizzare i tratti distintivi del territorio, procedendo in sinergia e con una strategia concordata e convergente. Una bella opportunità che consente di affacciarsi a finanziamenti nazionali, a cui l’Umbria non ha potuto ancora aderire essendo appunto in fase di costituzione, che potranno aprire spazi importanti alla nostra regione”.
“C’è poi l’enoturismo – ha aggiunto – che rappresenta un’altra bella occasione per sviluppare vari settori, puntando a garantire un’elevata qualità dell’offerta nel rispetto di criteri qualitativi che possano diventare elemento distintivo dell’offerta stessa. Il disciplinare per l’esercizio dell’attività enoturistica in Umbria che è stato predisposto garantisce il presidio di qualità nell’offerta. In Umbria – ha sottolineato - sarà possibile godere di queste esperienze con la garanzia di avere momenti esperienziali all’insegna della qualità, quindi coerenti. In linea generale, pertanto, non possiamo prescindere da un approccio che renda la qualità l’elemento essenziale”.
“Il disciplinare – ha evidenziato ancora - rafforza e valorizza un settore di eccellenza e in forte crescita negli ultimi anni, recependo la legge nazionale 205/2017 che definisce l’enoturismo come nuova tipologia di attività correlata a quella agricola, stabilendo criteri e procedure per lo svolgimento dell’attività enoturistica in Umbria e per le funzioni di vigilanza e controllo che spettano alla Regione. Questo strumento punta a garantire un’offerta di qualità all’enoturista e potenzia il percorso di sostegno e valorizzazione dei territori a vocazione vitivinicola, portato avanti con specifica attenzione ai luoghi delle produzioni di qualità, con la realizzazione delle Strade del Vino, in un contesto di sinergia fra Regione, Comuni, imprese e i Gal. L’Umbria potrà così accrescere e qualificare ulteriormente la promozione turistica dei territori vitivinicoli e dell’enogastronomia regionale”.
Di grande interesse anche per l’Orvietano “è la recente misura sugli aiuti per gli Agriturismi – ha detto Morroni -, scaturita dal Tavolo Verde tra le associazioni rappresentative delle categorie del segmento agricolo, a ristoro dei mancati introiti durante lockdown. Si tratta di 7 milioni di euro per circa 1400 imprese, che saranno erogati con tempi rapidi e modalità semplificata. Il criterio principale per essere ammessi all’aiuto è quello che le aziende siano attive al 31 gennaio 2020 e al momento della presentazione della domanda che è il prossimo 8 ottobre. Cifre significative, quindi, in considerazione anche della campagna di comunicazione messa in atto dalla Regione laddove l’Umbria è stata premiata dai flussi turistici interni in questo anno così particolare. Anche in questo caso il principio della qualità dovrà essere sempre più raffinato e rafforzato”.
“Quella che la Regione Umbria sta portando avanti – ha aggiunto – è una strategia complessiva che coinvolge tutte le associazioni di categoria e realtà associative con le quali stiamo lavorando su quattro direttrici: innanzitutto la qualità di prodotti e processi produttivi e poi l’aggregazione fra produttori che vada oltre l’agricoltura di sopravvivenza, perché aggregarsi significa mettersi in una traiettoria obbligata, prendere a modello i migliori esempi in Italia che ci sono, come dimostra l’Emilia Romagna che ha unito le forze. Per questo serve un cambiamento culturale e decidere di essere molto più veloci nei cambiamenti e trovare la voglia di migliorare. Altra direttrice è la buona qualità della vita attraverso il cibo che è una grande miniera di opportunità per chi vuole fare agricoltura in maniera intelligente e sostenibile e ancora la rivitalizzazione per cogliere gli stimoli dell’innovazione tecnologica”.
“Non meno importante – ha rilevato - è la semplificazione burocratica che spetta alla Regione e che sarà un cantiere aperto, di cui si sta occupando un team permanente. L’Umbria quindi ha tutte le condizioni per cogliere tutte queste opportunità”.
Sul tema dei rifiuti, il Vice Presidente della Regione, ha ricordato che “c’è un ritardo gravissimo in Umbria dove sono stati apportati solo ritocchi marginali ad un impianto datato 2009. Un sistema slabbrato e sgangherato i cui nodi stanno venendo al pettine. Va rivista la questione della discariche, ma degno di una riconsiderazione è anche il sistema della raccolta differenziata poiché il punto centrale non è solo quello dei numeri percentuali, ma quello di affrontare i molti limiti secondo una connotazione più coerente con un percorso chiaro. La Regione ha fatto una scelta metodologica importante con la costituzione di un Comitato Tecnico Scientifico composto da personalità del mondo accademico attraverso la collaborazione con l’Università di Perugia, e da dirigenti e tecnici regionali, dell’Auri, dell’Arpa e del 3A-Parco tecnologico agroalimentare dell’Umbria per arrivare nel 2021 al nuovo piano regionale dei rifiuti e trasformare l’Umbria in un modello virtuoso di ‘best practices’ di livello nazionale ed europeo, con un Piano proiettato ad una visione di lungo periodo, costruito con solide basi scientifiche e tecniche”.
Il compito è quello di raggiungere cinque obiettivi: la chiusura del ciclo dei rifiuti con la riduzione del conferimento in discarica si attesti al di sotto del 10% ed entro il 2035 secondo la normativa europea; quello dell’autosufficienza del sistema regionale di gestione dei rifiuti senza trasferirli in altre realtà del Paese; la tutela della salute; la salvaguarda dell’ambiente e la gestione economica del ciclo.
“Il nuovo sistema – ha evidenziato - deriverà dalle migliori pratiche che ci sono attualmente oggi in Italia. Il team avrà il compito di vederle, studiarle e valutarle per essere sottoposte al tavolo del decisore politico che dovrà scegliere il più appropriato per la nostra realtà. Molti i momenti partecipativi previsti per la raccolta delle istanze e poi una sintesi partecipativa che garantisca un percorso legislativo per giungere all’adozione del nuovo Piano entro il 2021. È una grande occasione per l’Umbria chiamata a giocarsi il futuro sul binomio modernità o arretratezza. La società regionale probabilmente si dividerà tra conservatori e innovatori, ma l’approccio è quello di guardare avanti con una visione di lungo periodo per la gestione del sistema rifiuti in Umbria”.
Nel breve dibattito stimolato dall’intervento del Vice Presidente, Morroni, Paolo Lanzi rappresentante di Coldiretti, ha apprezzato il metodo di coinvolgimento delle associazioni del comparto agricolo assicurando alla Regione una collaborazione fattiva, tuttavia ha evidenziato che “le aziende non hanno bisogno di contributi a pioggia, ma di progetti e fondi per creare filiere che possano dare risultati, sia introducendo nuove colture che salvaguardando quelle già esistenti”. Aggiungendo che “le categorie si mettono nella condizione di accedere a queste misure, ma il punto è che i grandi accedono mentre le piccole aziende che hanno fatto investimenti - e sono moltissime - non riescono a prendere i contributi, benché minimi. Oggi quindi l’attività agricola va vista come qualsiasi altra attività imprenditoriale”.
Sulla questione olivicola si è soffermato Eugenio Ranchino, del Consorzio di Tutela della Dop, che ha auspicato un percorso di rilancio dell’olio evidenziando che “c’è bisogno di adeguarci ai tempi, ma la tipologia di olio umbro è una tipologia molto apprezzata, quindi cambiarla per andare dietro alle mode è non la strada giusta. Il punto è che si è smesso di fare promozione. Le Strade dell’Olio fanno un ottimo lavoro, vanno incentivate ma prima di tutto va fatto conoscere il prodotto, quindi va rilanciato il Consorzio di Tutela per condividere un percorso di rilancio della produzione olearia”.
Disponibilità per un piano complessivo di rilancio dell’agricoltura regionale e del territorio orvietano è stata espressa da Costantino Pacioni, di CIA, che ha prospettato l’esigenza di “unire l’immagine del nostro vino al territorio, all’interno del quale operano le aziende. La Dop Umbria divisa in 5 zone, per quanto riguarda l’olio deve avere una sua rappresentatività di comunicazione. Ci sono poi delle nicchie riconosciute come presidi ‘Slow food’, come il fagiolo secondo del Piano e che esplicitano il binomio agricoltura e cultura sono aspetti inscindibili in questo territorio per cui occorre trovare un modo per valorizzarlo e farlo conoscere ai turisti”. Pacioni si è detto inoltre soddisfatto sui Distretti del cibo che possono essere una nuova esperienza che può collegare al nuovo PSR in termini di aggregazione delle aziende e capacità di produzione del territorio. Sui rifiuti, infine, ha affermato che si deve superare il concetto di discarica e andare alla chiusura di un ciclo andando nell’ottica di nuove soluzioni.
Il Vice Presidente del comparto agroalimentare di Confindustria, Francesco Lanzi, ha detto che l’agroalimentare in Umbria ha peso specifico con miliardi di euro di fatturato e numeri importanti di lavoratori. “Abbiamo apprezzato l’apertura storica della Regione e pensiamo di poter dare un contributo anche nel Tavolo Verde perché i tavoli insediati devono necessariamente coinvolgere il settore agroalimentare che ha anche tanto bisogno di comunicazione” ha precisato, aggiungendo che “il ciclo di rifiuti zero è l’ambizione di tutti, ma dobbiamo capire che questo deve comportare l’introduzione sui territori di aziende che lavorano gli scarti per farli diventare materie prime seconde”.
Contributi che Morroni ha definito “molto calzanti e interessanti”, precisando che “per le tipologie produttive di nuove colture, occorre muoversi con equilibrio secondo le direttrici della qualità. L’Europa prima o poi ridurrà le risorse, quindi dobbiamo aver chiaro che un’impresa ha senso se produce profitto e valore. In questi anni in cui possiamo contare su risorse importantissime di provenienza europea si deve guardare avanti, approcciando in maniera diversa le culture tradizionali, e in questo senso è centrale il ruolo delle associazioni di categoria come è essenziale il principio di aggregazione. Però, per evitare un eccessivo assorbimento di risorse da parte di alcuni, è fondamentale trovare un punto di equilibrio. Mi piace vedere e toccare da vicino le nostre realtà da cui sto ricevendo una immagine di prim’ordine e stimoli molto interessanti”.
“Anche le zone vulnerabili – ha proseguito - sono un elemento di grande attenzione su cui stiamo lavorando per avere dati più recenti sulle classificazioni, un tema delicato ma che va affrontato”. Quanto all’olivicoltura “la produzione di colture autoctone sta calando di continuo, quindi dobbiamo guardare in faccia la realtà. Tolte le aziende, resta una grande polverizzazione delle proprietà orientate all’autoconsumo e questo ci porterà alla perdita di cultivar autoctone. La politica di sostegno e di stimolo per recuperare un assetto di questo settore guardando alla sua evoluzione, tende quindi ad indirizzare la filiera dell’olivicoltura attraverso il Consorzio di Tutela, ma curando la rete di distribuzione prima ancora della comunicazione. Anche in questo caso – ha affermato Morroni - l’aggregazione è una prospettiva di sviluppo. Dobbiamo attrezzarci per rendere redditizio questo settore. Il tema è come far nascere un grande settore ulivicolo. Come per l’Enoturismo un analogo provvedimento verrà adottato anche per l’Oleoturismo, altro segmento fondamentale delle attività legate all’agricoltura”.
“Ecco allora – ha detto - che anche il binomio prodotto-territorio si deve creare sulla consapevolezza dei giacimenti inesplorati che abbiamo in Umbria: vino, olio, tartufo che sono un messaggio di territorio slow, di pregio, sempre sicuro e con un’alta qualità della vita. L’Umbria – ha concluso Morroni - deve parlare in termini omogenei di brand. Le risorse vanno investite per un turismo di qualità per il quale dobbiamo attrezzarci, rimboccarci le maniche e galoppare. D’altra parte oggi noi ancora beneficiamo di quello che hanno fatto altri prima di noi e che a noi spetta valorizzare”.