257738720 3141306019439748 1254597333373800631 n(UNWEB) L’Assemblea legislativa ha espresso voto favorevole all’unanimità (con i soli voti della maggioranza, l’opposizione aveva abbandonato l’Aula) sulla mozione promossa dal consigliere Francesca Peppucci (Lega) relativa alle “restrizioni su assegno mensile di invalidità e requisito di inattività lavorativa”. Questo atto di indirizzo impegna sostanzialmente la Giunta regionale a “confrontarsi con il Governo e con tutti gli organi competenti, affinché venga almeno ripristinata la situazione precedente al messaggio Inps (n. 3495 del 14 ottobre 2021), garantendo così dignità alle persone con invalidità e ridotta capacità lavorativa”.

Illustrando l’atto all’Aula, Peppucci ha ricordato che “l’Inps, con messaggio n. 3495 del 14 ottobre 2021, in considerazione della sentenza di Cassazione (n. 18926 del 15 luglio 2019), ha stabilito che ‘l'assegno mensile di assistenza sarà liquidato, fermi restando tutti i requisiti previsti dalla legge, solo nel caso in cui risulti l'inattività lavorativa del soggetto beneficiario’. Vale a dire che le persone con invalidità tra il 74 e il 99 per cento, per poter beneficiare ancora dell'assegno di invalidità di 287 euro mensili, non dovranno svolgere alcuna attività lavorativa. Prima delle nuove indicazioni Inps, per coloro che presentavano una ‘ridotta capacità lavorativa’, era possibile lavorare e beneficiare dell'assegno mensile di invalidità di 287 euro mensili, rispettando il requisito reddituale di 4.931 euro l'anno. Alle persone con invalidità tra il 74 e 99 per cento era quindi lasciata la possibilità, lavorando, di integrare le proprie entrate di un altro minimo, circa 400 euro mensili. La lettura più restrittiva dell'assegno mensile di invalidità, mette le persone invalide di fronte ad una scelta difficile, quella di dover rinunciare all'attività lavorativa o all'assegno. Siamo di fronte ad una ingiustizia sociale: alle persone con invalidità parziale, viene limitata la possibilità di esprimere sé stessi attraverso il lavoro, di essere parte attiva della società, facendo leva sull'assegno sociale mensile che comunque non ne permette la sopravvivenza. Inevitabilmente una persona che percepisce 287 euro mensili è obbligata a trovare un'occupazione che gli permetta di rispondere almeno ai bisogni primari di vita rispetto al proprio stato di salute. Con la nuova interpretazione si va ad escludere dalla vita civile una persona invalida che ottiene un assegno miserevole. In sostanza, una persona con limitata capacità lavorativa che trova un'occupazione, con il nuovo messaggio Inps,risulterebbe come se non fosse più invalida e la società non dovesse più sostenerla. Per gli invalidi tra il 74 e 99 per cento, con ridotta capacità lavorativa, non è solo una questione economica, ma prima di tutto di dignità”.

INTERVENTI

Paola FIORONI: “Come Assemblea legislativa dobbiamo avere la dignità e la forza di esprimerci su temi così importanti, questa interpretazione Inps va contro la legge che promuove l’inclusione lavorativa delle persone con disabilità, un corto circuito che va contro la dignità e la vita delle persone. Speriamo si trovi velocemente una soluzione a livello nazionale ma intanto sottoscrivo tutte le ragioni espresse dalla consigliera”.


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