(UNWEB) Perugia,  - Dopo le Relazioni di maggioranza e minoranza, l’intervento della presidente Tesei e quello del portavoce delle opposizioni Paparelli, l’Aula ha proseguito la discussione sul Documento di economia e finanza regionale con gli interventi dei capigruppo, al termine dei quali è cominciato l’esame degli emendamenti, prima del voto finale.

INTERVENTI

Andrea FORA (Patto civico per l’Umbria): “Questo documento è più maturo e concreto rispetto ai due precedenti. Oggi, in quest’Aula, piuttosto che rimpallarsi nuovamente le responsabilità rispetto al prima e dopo ci si deve interrogare se questo Defr incide fortemente sul crollo dei dati relativi agli ultimi 20 anni. Tengo a sottolineare, tuttavia, che non tutto dipende dalla politica. Da politici responsabili dobbiamo chiederci se e quanto questo documento riesce ad incidere strutturalmente sulle fragilità dell’Umbria. Se c’è un tentativo di cambiamento da parte della Giunta regionale nelle politiche di sistema, oggi si vede ancora poco. Dobbiamo tutti prendere coscienza che se si vuole fare qualcosa di nuovo occorre una radicale e profonda revisione del ruolo della Regione. È necessaria una maggiore attività legislativa e progettuale, programmi che le istituzioni locali possano attuare e realizzare. Il professor Bracalente disegnava un Ente che rimetteva al centro il territorio, il protagonismo delle comunità locali, la vitalità delle imprese. In questo Defr ci sono alcuni segnali positivi, ma vorremmo che alcuni di essi non si cullino soltanto sul rimbalzo congiunturale. La domanda è come rendere strutturali dati che tendenzialmente provano a migliorare, seppure con grande difficoltà. Un dato positivo che emerge da questo documento riguarda la spending review pubblica. Sono previsti 1,3 milioni di euro di risparmi rispetto alle Partecipate, ma qui serve un ragionamento importante per riuscire a spendere bene i fondi del Pnrr, i 150 milioni della riprogrammazione comunitaria, gli 813 milioni di euro della nuova programmazione, 286 del Piano di sviluppo rurale. Per questo occorre visione, ma soprattutto una macchina organizzativa efficiente, attraverso alte professionalità, competenze, molte già presenti all’interno della struttura regionale. Nel Defr sono indicati quattro ‘mali’: la denatalità, la spinta centrifuga dei giovani, la scarsa partecipazione femminile al mondo del lavoro e la povertà. Il primo dato su cui manca la cura è il problema demografico che rappresenta una vera emergenza dell’Umbria. Come sottolineato da Aur, l’erosione demografica sta inesorabilmente e velocemente procedendo. Questo, nel medio lungo periodo, impatta anche sull’economia. Secondo alcune previsioni entro i prossimi 20 anni da 870mila abitanti scenderemo a 800mila e negli anni successivi si potrebbe andare sotto i 700mila. Abbiamo il dato di popolazione anziana più alto d’Italia. Per una migliore natalità occorre spingere sul tasto dei servizi per le famiglie. Occorre investire in asili nido con orari flessibili, in strutture. Due anni fa furono presentate due proposte di legge, una mia ed una della Lega con finalità pressoché simili, ma ancora oggi non riusciamo a prenderci un impegno serio di approvare una legislazione sulla famiglia e sui servizi. Tra gli aspetti positivi del Defr c’è il turismo, grazie alle buone campagne di comunicazione che hanno prodotto un aumento di permanenza media, un trend positivo accompagnato da una crescita di flussi. Bene anche la riforma del mercato del lavoro che ha prodotto i primi segnali positivi. Importante anche la riforma della legge sulla formazione professionale. La Giunta non deve avere paura della concertazione. Oggi, attivare un canale strutturato di raccordo con l’economia reale e le parti sociali arricchisce l’azione amministrativa. Bisogna aprire al tema dell’Italia mediana costruendo linee di sviluppo che vadano oltre i confini geografici regionali. Insufficiente il capitolo su welfare e sanità, avremo comunque occasioni per dibattere su questo. Urgenza importante riguarda il ricostruire la programmazione di questa regione stando di più sul territorio. Occorre maggiore coraggio, ad esempio nell’attivare sani partenariati pubblico-privati per promuovere progettazioni di welfare, confrontandosi con il terzo settore, così come rivedere la normativa regionale sugli appalti pubblici dei servizi. Riprendendo le parole del presidente Mattarella, la coesione è un grande obiettivo della Repubblica ed in questo momento deve essere ancor di più il metodo di lavoro, di collaborazione leale e costruttiva di partecipazione al bene comune, come chiedono i cittadini. La coesione non solo tra le istituzioni, ma anche tra le forze politiche e le forze sociali. Bisogna raggiungere più alti livelli di dialogo. Pur esprimendo il mio voto contrario al Defr, auspico che anche questo mio intervento rappresenti per la maggioranza uno stimolo a fare di più e meglio perché ogni cosa buona messa in atto farà il bene dell’Umbria, e noi ne saremo ovviamente contenti”.

Thomas DE LUCA (M5S): “Questo Defr dimostra la vostra incapacità di confrontarvi. Questo Defr rispecchia il fatto che voi non avete conoscenza di quello che è la Regione al di fuori di questo palazzo. La vostra mancanza di ascolto rischia di trascinarci nello scenario peggiore: indebitarsi per sprecare i soldi e buttarli via. Noi rischiamo di pregiudicare le generazioni future per fare le campagne elettorali future. Non si può avere questo approccio volto a costruire menzogne, a ragionare sul nulla e a bruciare quello che resta del futuro. Questo è un Defr che si ferma a Ponte San Giovanni. Sul reddito di cittadinanza avete una posizione schizofrenica: nel Defr dite che questo strumento è fondamentale per le fasce più deboli, e poi la presidente Tesei va a firmare per l’abolizione del reddito di cittadinanza. Quali strumenti proponete per dare da mangiare agli attuali benefattori inoccupabili? Dentro al Defr non c’è traccia di alternative per la lotta alla povertà. Avete paura del confronto, dimostrando fragilità politica. E questo vi renderà vulnerabili. Non riuscite a governare l’inflazione che in Umbria è tra le più alte d’Italia. Voi avete fatto peggio di chi vi ha preceduto. Togliete ai poveri per dare ai ricchi. Sulla sanità state limitando l’universalità di accesso, spingendo i cittadini verso la sanità privata. Per oltre un mese abbiamo avuto un ospedale chiuso per mancanza di acqua potabile. Nel Defr non c’è alcun riferimento alle risorse per l’ospedale di Cammartana. Nel Defr non c’è alcun cenno ai cambiamenti climatici, tema centrale invece in ogni progetto del Pnrr”.

Roberto MORRONI (FI): “In questo Defr ci sono scelte coraggiose, in profonda discontinuità con il passato. Oggi ho sentito sbrigative autoassoluzioni e veementi polemiche, ma dall'opposizione non è uscita nemmeno una proposta concreta tesa a migliorare il Defr. L’Umbria deve ritrovare un percorso capace di assicurare crescita e sviluppo economico e sociale, perché la regione ha perso significativamente terreno e non ha prodotto ricchezza e crescita al pari del resto del Paese. Questa è la sfida alla quale guarda la Giunta: come ridare una traiettoria di sviluppo. Le azioni fatte in questi 24 mesi delineano una chiara volontà, concreta, tesa a incidere sui nodi che hanno impedito all’Umbria di mantenere il passo con le regioni più avanzate in questi ultimi anni. Sulle infrastrutture eravamo i più isolati. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. C’è un cambio di passo. A poco valeva tenere i progetti nei cassetti se non si aveva l’autorevolezza per farli diventare progetti concreti. Si stanno sbloccando situazioni cronicizzate. Come l’Agenzia, che era sul tavolo da 5 anni, rimasta imbrigliata nell’immobilismo politico. Così come il piano rifiuti e quello sanitario. I dati di questi giorni stanno lì a dimostrare che il vero tema è come far uscire l’Umbria dalla posizione di sottosviluppo avuta anche grazie all’inadeguatezza politica di chi ha governato in questi anni. L’azione di risanamento delle partecipate dimostra un’altra azione efficace della Giunta: razionalizzazione e ritorno ad essere utili alla comunità regionale. La visione che si ha è diversa rispetto a quella opaca di qualche anno fa. Le giunte di sinistra degli ultimi anni gestivano e usavano la spesa pubblica come elemento di stabilizzazione sociale, anche quando era contrario allo sviluppo. C’è una netta cesura rispetto al passato. Così come gli interventi a sostegno del tessuto economico, con misure per incrementare la produttività. Sull’agricoltura sono arrivati fondi importanti nell’indifferenza di questa Aula. Parlare di agricoltura significa parlare di agroindustria ma anche di agriturismo. Segnalo che siamo di fronte ad un’altra partita decisiva: è in discussione la nuova Pac. Le nostre parole guida sono qualità, aggregazione. innovazione. Abbiamo lanciato un progetto di filiere ad ampio raggio: l’olivicoltura, la filiera del nocciolo, la filiera del tartufo, tra poco quella del luppolo. Abbiamo messo 19 milioni per i giovani imprenditori e 13 milioni per favorire l'ammodernamento di macchinari, impianti e infrastrutture per la tutela del clima e l’innovazione. Il 2022 sarà un anno di riforme decisive. Oltre che rimettere in pista la regione, ridare fiducia e senso di appartenenza, è anche ora di mettere a posto situazioni lasciate per troppo tempo nel dimenticatoio per divisioni politiche e interne. Ridisegneremo la sanità, il piano di gestione dei rifiuti, il piano dei trasporti. Il faro che ci guiderà è riconnettersi al mondo che cresce. Non potremo accontentare tutti, ma noi perseguiamo l’interesse generale e per questo sappiamo scegliere quali sono i progetti da perseguire. Faremo le cose giuste, prese nella consapevolezza di fare l’interesse di una comunità che non vogliamo più vedere relegata nelle regioni in transizione ma farla tornare nel posto che gli compete, quello delle regioni più sviluppate d'Europa”.

Vincenzo BIANCONI (Gruppo Misto): “Vi sono numerose criticità elencate all’inizio del documento ma appaiono scollegate da azioni previste, manca una visione, vengono indicati obiettivi ma sono slogan, non sono chiarite le azioni. I dati dell’economia umbra sono molto negativi, non ha senso dire c’è chi sta peggio, sono stati persi migliaia occupati, e le imprese più colpite sono microimprese, una parte fondamentale, verso cui servono azioni mirate. Si registra l’aggravamento del mismatching tra domanda e offerta, che rischia di far implodere il sistema economico regionale. Elevato il tasso di deterioramento dei prestiti a famiglie e imprese. Su questo documento il Cal dà parere positivo ma chiede maggiore coinvolgimento dei Comuni nella esecuzione di quanto previsto nel Pnrr. Emerge la criticità: la Giunta non ha coinvolto i territori. Il quadro infrastrutturale è interessante ma il completamento delle opere si sposta sempre più in avanti. Aeroporto: non si fa cenno alle problematiche di Sase, ancora soldi pubblici nella società ma prima è meglio riorganizzare, non solo con campagne pubblicitarie ma con collegamenti rapidi e economici. Le continue sospensioni di voli allontanano i viaggiatori. Ricostruzione post sisma: descritte risorse che dovrebbero arrivare ma il documento dice poco o nulla. Risorse che devono essere messe a sistema in un progetto di rilancio, che però non si vede. Gli obiettivi strategici sembrano un esercizio di marketing, tanti inglesismi, ma non viene chiarito come realizzare quanto indicato, manca un piano operativo e l’indicazione delle risorse. Si indica la concertazione come metodo di lavoro, speriamo che seguano azioni concrete. Pnrr: le risorse non sono una manna dal cielo, serve intelligenza collettiva, unire le diverse esperienze, fare squadra, no ascolto passivo e poi solite proposte elaborate in maniera riservata. Stesso discorso per le risorse comunitarie: obiettivi mirabolanti che ci si illude di realizzare ma manca il contatto con la realtà economica umbra, che va migliorata. Turismo: dati utili ma troppo poco spazio a questo settore e serve anche qui più coraggio e partecipazione. Avete risorse che mai nessuno ha avuto prima di voi, gli umbri sperano che siano investite bene. Lavoro: non si va alla radice del problema dell’occupazione di qualità, agire in modo strutturale non con continui bandi di formazione, risolvere invece i problemi destinando risorse nel medio e lungo termine, assicurarsi che le imprese siano veramente interessate, non solo a una manodopera a tempo pagata con soldi pubblici. Su diritto allo studio, cultura e sport c’è troppo poco. Ambiente: obiettivi generici, non toccate le aree di crisi attuale. Energia: poche righe che non rispondo all’importanza dell’argomento, di un futuro all’altezza delle ambizioni dell’Umbria. Soccorso civile e sanità, obiettivi condivisibili ma non è chiaro come verranno realizzati. Preoccupa invece la riduzione di distretti e servizi nelle aree marginali. La Giunta ha la responsabilità di questo atteggiamento di chiusura, ma l’ascolto di tutti non è segno di debolezza, è vero invece il contrario”.

Simona MELONI (capogruppo Pd): “Fare una discussione sul Defr in 5, parlando di sanità e sviluppo economico mentre i relativi assessori sono assenti è una vergogna. Possiamo discutere di chi siano le colpe della situazione attuale, ma non servirebbe a nulla. Propongo di ridurre i tempi degli interventi, per evitare inutili ripetizioni di quanto già detto. Inutile e ridicolo ripetere per ore le stesse cose e poi trovarsi in Aula in pochi. Un dibattito sterile e improduttivo. I consiglieri non dovrebbero parlare per 15 minuti per poi uscire, dimostrando grande presunzione. Ci stiamo parlando addosso. Voteremo contro il Defr. Ho condiviso molte delle cose che ho sentito. Dobbiamo guardare avanti e non sempre al passato. La pandemia ha cambiato bisogni e necessità e dobbiamo adeguarci. Oggi c’è più disuguaglianza e povertà, mancano strumenti in grado di contrastarla. Manca un welfare regionale adeguato, con una offerta adeguata alle nuove necessità. Sul lavoro, i nuovi contratti sono molto spesso precari. Quella disegnata dalla maggioranza non è di attacco. Mancano tempistiche certe o almeno ipotizzate. Serve un processo di semplificazione: abbiamo approvato degli atti in questo senso che non hanno prodotto alcun risultato. Per uscire dall’isolamento infrastrutturale dobbiamo confrontarci con le Regioni vicine ed operare per far uscire dall’isolamento i territori marginali. Dobbiamo guardare al futuro, condividendo una strategia che porti l’Umbria ad essere protagonista dello sviluppo”.

ELEONORA PACE (FDI) “Avremmo voluto parlare meno del passato e molto del presente e del futuro in chiave di obiettivi. Purtroppo alla luce di una situazione economica negativa, costruita nei decenni precedenti si è aggiunta l’emergenza attuale ed ancora di più le incognite sul futuro che pesano ancor più dei danni provocati dalla pandemia. La graduatoria de Il Sole 24 Ore sul confronto tra le Regioni d’Europa nel ventennio 2000-2019 vedeva l’Umbria con la peggiore performance in ambito di reddito pro capite con l’arretramento di ben 70 posizioni. Solo nell’ultimo decennio il pil umbro è calato oltre il triplo rispetto a quello nazionale e più della media delle regioni del sud con una perdita netta di 25 miliardi di euro. In Umbria oltre 100mila persone vivono con un reddito inferiore a 842 euro al mese. Una popolazione in crescita, secondo le ultime rilevazioni, con circa 37mila persone ai limite della deprivazione materiale. Un risultato figlio di una serie di fattori esogeni ma anche endogeni come la mancata capacità dei governi ininterrotti di questa istituzione che hanno gestito il potere senza essere in grado di leggere i cambiamenti in atto. In questo contesto la rigidità del bilancio regionale rende strategici e direi centrali per ogni politica i fondi dell'Unione Europea il cui corretto utilizzo è fondamentale ai fini dell'uscita da uno stato che, con l'emergenza coronavirus, non può che essere definito recessivo. I parametri socio economici dell'Umbria sono inequivocabilmente al di sotto, non solo di quelli delle regioni del Nord ma anche delle limitrofe regioni del Centro mettendo in risalto come in 20 anni l'Umbria sia progressivamente scesa e abbia dovuto cambiare i suoi orizzonti. Invece che agganciare le regioni del nord negli ultimi anni, l'obiettivo è esclusivamente quello di non essere risucchiati verso il panorama socio economico del Mezzogiorno. Sulla base di questi dati il nostro obiettivo era quello di aprire una stagione nuova che avesse la capacità di rafforzare i punti forti che pure nel sistema istituzionale e relazionale con l’economia umbra esistono e dare gambe ad una nuova visione. Nel Documento sono previsti notevoli strumenti di innovazione in tutti i campi. Soprattutto una programmazione comunitaria dei nuovi strumenti che sarà fondamentale inquadrare nel giusto verso. Il 2022 ci presenta un quadro più o meno consolidato anche se ancora non ci sono stime definitive il mantenimento delle criticità dell’anno passato è più o meno invariato anche se con segnali sicuramente incoraggianti che ci allontanano dal blocco totale delle attività economiche come accaduto negli anni passati. Oggi c’è un nuovo elemento da valutare, il PNRR e il suo impatto. Ci sono risorse per fare tante cose ed alcune vengono anche richiamate nel documento. Però, in un’ottica di critica costruttiva, manca ancora una visione che faccia percepire quella che è la nostra idea dell’Umbria. Non basta dire che oggi noi siamo alle prese con problemi straordinari e con l’eredità negativa di quelli che a sinistra oggi, dopo due anni, ancora abbaiano alla luna dei loro fallimenti e delle loro responsabilità. Singolare poi che i 5 Stelle, che dovevano abolire la povertà, oggi chiedano a noi di farlo. Rispetto al Defr non sarebbe sufficiente limitarsi a sanare gli errori del passato, perché sarebbe un errore fermarsi alla routine delle risposte di gestione senza avere una visione. Noi abbiamo creduto e crediamo in una discontinuità con il passato soprattutto laddove si annidano i fallimenti più grandi che abbiamo ereditato. Ci sono problemi che sono simbolo e sostanza, a cui occorre dare risposte. Come dice il famoso spot ‘Cosa sarebbe un uomo senza il suo cuore, sarebbe come l'Italia senza l’Umbria’, ma cosa sarebbe l’Umbria senza le liste di attesa, eredità pluridecennale mai affrontata dal centro sinistra. O cosa sarebbe l’Umbria senza le discariche da ampliare e con il coraggio di affrontare il tema della chiusura del ciclo dei rifiuti con ottica di responsabilità di governo a differenza di quanto fatto in passato. Cosa sarebbe l’Umbria con una forte azione riformatrice capace di disboscare e sburocratizzare attraverso un vero percorso di semplificazione la giungla di enti, partecipate, leggi e regolamenti, come stiamo provando a fare. Sarebbe l’Umbria che abbiamo sempre immaginato, quella per cui ci siamo battuti in ogni stagione. L’Umbria per la quale ci hanno votato, quella cioè che non ricalca le orme di chi a sinistra fa finta di essere arrivato da Marte e non essere responsabile dell’eredità del passato. Sosterremo con forza ogni provvedimento, legge, iniziativa che risponda al compito comune che insieme ci siamo dati per costruire una nuova stagione dell’Umbria e lo faremo convintamente tanto più saremo partecipi dei processi di elaborazione e costruzione di tutti quei provvedimenti utili a dare velocemente le risposte concrete che i cittadini attendono. Nello stesso tempo, chiediamo di avere coraggio e di accelerare verso il cambiamento con l’applicazione di politiche di vera discontinuità”.

Stefano PASTORELLI (Lega): “Il bilancio risentirà delle conseguenze della crisi pandemica, ma è costruito per fronteggiare l’emergenza e dare sostegno a imprese e famiglie, i cardini del nostro tessuto economico e sociale. Si registrano perdite di 20 milioni di minori entrate e previsioni ulteriori per altri 14 nel 2021, ma linee programmatiche evidenziano che non ci sarà nessun aumento della pressione fiscale e ci sarà sostegno a investimenti per la ripresa, anche se molte risorse sono state già erogate attraverso varie misure, per consentire la sopravvivenza della nostra economia. Fondamentale intercettare le risorse del Recovery plan e i fondi strutturali 2021-27. Ribadiamo apprezzamento per le linee direttive della manovra, senza aumento della pressione fiscale e con il mantenimento delle agevolazioni fiscali esistenti, salvaguardando gli equilibri di bilancio con misure di contenimento della spesa corrente anche nel prossimo triennio, anche per le società partecipate. Si punta al rafforzamento delle politiche del lavoro per accompagnare le imprese umbre alla fuoriuscita dalla crisi e agganciare le imprese stesse alla ripresa in atto a livello europeo. E accrescere i livelli occupazionali. Giusto puntare su innovazione tecnologica e ricerca per aumentare la produttività, bene lo sviluppo delle infrastrutture con risorse nazionali, azioni utili anche contro lo spopolamento delle aree interne. Non dimentichiamo gli interventi di sostegno economico a famiglie e persone, a fronte del disagio e della povertà. Forte sostegno agli investimenti per la ripresa post covid e per lo sviluppo economico, con una sinergia fra tutte le risorse disponibili. Fra le voci da rimarcare il tema dei trasporti e della viabilità, con il finanziamento aggiuntivo del sistema del Tpl, la conferma per la manutenzione delle strade da parte della Provincia per 5 milioni, 4 milioni per l’aeroporto, 200mila euro destinati agli interventi per i danni causati dal sisma 2009, cui si aggiungono 100mila euro per i gruppi della Prociv, e i 500mila l’anno per le situazioni emergenziali. Sempre in tema di trasporti anche 500mila euro di cofinanziamento per la Fcu. Importante incentivare il supporto economico alle famiglie e ai soggetti che versano in condizioni disagiate, con fondi aggiuntivi di 20mila per il fondo emergenza famiglie, e 40mila come intervento di sostegno alle crisi da sovraindebitamento. Altri 70mila euro sono destinati alla cooperazione. Fondi strutturali: bene l’accantonamento di fondi comunitari per quasi 39 milioni e mezzo di euro, con previsione prudenziale di 1 milione di euro per i Lea. Altri investimenti programmati per 33 milioni per diverse tipologie di interventi, 62 milioni dai fondi strutturali Fesr e Fse, 35 milioni in quota accordo con il governo sulla riprogrammazione. Ammontano a 29 milioni di euro gli investimenti pubblici del governo. Ci sono anche 300mila euro per la prevenzione e la lotta agli incendi, 50mila per i centri ittiogenici, 35mila sul piano forestale, 15 mila per le azioni di vigilanza, 100mila euro riservati agli allevatori. Per cultura, turismo e sport ulteriori fondi: 80mila euro alla Film commission, 100mila agli spettacoli per le politiche culturali, 500mila per il Teatro stabile e 500mila per il diritto allo studio. All’impiantistica sportiva viene destinato 1 milione e mezzo di euro. Assicuriamo il massimo impegno affinché questa maggioranza faccia tutto il possibile per dare un futuro di benessere ai figli della nostra terra, capace di mostrare una resilienza superiore a quella in dote a chi viene chiamato ad amministrarla”.


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