(UNWEB) “L'emergenza climatica non è uno slogan, ma un fatto scientifico inoppugnabile. L'aumento delle temperature cambierà radicalmente il nostro territorio ed è questo il momento di agire”. Lo afferma il capogruppo regionale M5S Thomas De Luca ricordando che il 5 aprile l’Assemblea legislativa discuterà la sua proposta di legge sulle “Norme per l'adattamento ai cambiamenti climatici e il contrasto all'emergenza ambientale”, un provvedimento “con il quale la Regione Umbria dovrebbe dichiarare ufficialmente lo stato di emergenza climatica sviluppando un piano di adattamento che tenga conto dell'aumento delle temperature medie e dei fenomeni che ne conseguono.
Nella proposta di legge è inoltre prevista l'istituzione di un Comitato tecnico scientifico deputato proprio a valutare i possibili scenari e sviluppare strategie di adattamento”.
De Luca evidenzia: “I dati dicono che in sessant'anni (dal 1961 al 2018) in Umbria le temperature medie si sono innalzate di 2 °C con punte di 3 °C in alcuni comuni tra cui Gubbio, Valfabbrica, Sigillo, Giano dell'Umbria, Trevi, Arrone, Sant'Anatolia di Narco e Vallo di Nera. Secondo l'Istat, Perugia e Roma sono i capoluoghi di regione che nel 2018 hanno fatto registrare la differenza maggiore rispetto al valore climatico del periodo 1971-2000. Quanto alle precipitazioni, con 22 giorni di pioggia in meno rispetto alla media 1971-2000 e 15 in meno rispetto al 2007-2016, a Perugia il cumulato totale annuo è diminuito di 49,1 millimetri rispetto al 2007-2016. Il quinto rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) 2022 dice anche che in Umbria il rischio frane può aumentare del +107% se non si fermano le emissioni e, soprattutto, descrive i danni devastanti dal punto di vista economico con l'aumento di 3 °C delle temperature medie. Lo stesso rapporto prevede come molto probabile il superamento dei 2 °C nel 2041-2060. E per il ventennio 2081-2100 la previsione drammatica è tra 3,3 °C e 5,7 °C. L'ultima volta che la temperatura superficiale globale ha raggiunto tali temperature è stato più di 3 milioni di anni fa. L'impatto dei cambiamenti climatici sull'economia italiana – conclude il consigliere regionale - potrebbe essere di sette volte maggiore rispetto alle stime considerate fino ad oggi. Stime che arrivano per la seconda metà del secolo all'8,5% di perdita di Pil, di molto superiori a quelle precedenti che risultavano al massimo nell'1 o 2% di perdita di Pil. Dati che dimostrano per l'ennesima volta la necessità di adottare politiche efficaci di adattamento ai cambiamenti climatici”.