Sindacati"Nel più totale silenzio la Regione Umbria ha deciso di lasciare a casa a partire dal 1 agosto prossimo 22 lavoratori altamente qualificati che da agosto 2019 prestano assistenza tecnica presso i Centri per l'Impiego del territorio per il funzionamento del reddito di cittadinanza: i cosiddetti navigator". La denuncia arriva dai sindacati dei navigator, Nidil Cgil, Felsa Cisl e Uiltemp dell'Umbria, che rimarcano come, dopo l'interruzione nel mese di maggio dei contratti di questi lavoratori, il ministero del Lavoro abbia trovato una soluzione: all'articolo 34 del DL aiuti aveva è infatti prevista una ricontrattualizzazione per tutti, all'interno di Anpal Servizi, per la durata di 2 mesi e una proroga di ulteriori 3, subordinata però alla richiesta da parte delle singole Regioni, ma garantendo per l'intero periodo la copertura finanziaria.

"In pratica - spiegano Vanda Scarpelli, Rocco Ricciarelli e Roberta Giovannini per Nidil Cgil, Felsa Cisl e Uiltemp Uil dell'Umbria - le Regioni erano chiamate ad esprimersi sull'utilizzo di queste professionalità per ulteriori 3 mesi, entro il 23 giugno. Ad oggi, 29 giugno, risulta che solo 5 Regioni non abbiano espresso alcuna volontà: Piemonte, Lombardia, Veneto, Campania e Umbria, creando tra l'altro una ingiustificata disparità ed una insostenibile geografia variabile che penalizza 538 lavoratori, fino a ieri considerati indispensabili a detta delle medesime Amministrazioni. Il tutto, per quanto riguarda la nostra Regione, nel più 'assoluto silenzio, visto che l'assessore Fioroni e la presidente Tesei non hanno mai nemmeno risposto alle reiterate richieste di incontro e di confronto sul tema, da parte delle organizzazioni sindacali, decidendo di fatto di mettere alla porta dei lavoratori senza mai nemmeno incontrarli. Questo avviene - concludono i sindacalisti - mentre il piano di potenziamento dei Centri per l'impiego dell'Umbria è ancora lungi dall'essere completato e a breve dovrà prendere il via il programma PNRR GOL (Garanzia occupabilità dei lavoratori), che comporterà nuovi obiettivi da conseguire entro la fine dell'anno per gli stessi centri per l'impiego, e quindi un carico di lavoro al quale il cpi allo stato attuale non è in grado di far fronte".


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