meloni ok4(UNWEB) “Prendiamo atto con sgomento che, proprio a ridosso dell’imminente ripresa delle attività sportive, la USL Umbria 1 ha deciso di chiudere per una settimana il servizio di medicina dello Sport che avrebbe dovuto effettuare, anche nel periodo di ferragosto, l’attività di visita e rilascio dei certificati”.

Lo dichiara la capogruppo del Partito democratico all’Assemblea legislativa, Simona Meloni, spiegando che “la medicina dello sport rientra nei Livelli essenziali di assistenza (Lea) e per i minori il servizio è gratuito se erogato da tale struttura. Per questo motivo riteniamo inaccettabile che in un periodo di crisi economica e a ridosso dell’inizio delle attività scolastiche e sportive, un servizio come questo possa essere chiuso o fortemente ridimensionato a causa di un’evidente mancata programmazione delle ferie del personale. Così facendo, chi aveva in programma di richiedere le certificazioni in quella settimana o non ha potuto procedere o si è rivolto ai privati. Nella settimana di ferragosto, infatti il Servizio è rimasto chiuso salvo due 2 giorni (il 16 e il 17), con orari ridotti e con un solo medico su sette disponibile, un infermiere su cinque e un amministrativo”.

“E’ del tutto evidente – evidenzia Meloni - che presso tale Unità operativa è mancata un’adeguata programmazione sanitaria che ha comportato disservizi e ulteriori ritardi. Chi oggi si appresta a prenotare una visita medico sportiva come da tabella A (non agonistica) o B (agonistica), presso il servizio di Perugia, non trova alcuna disponibilità fino a dicembre 2023, ovvero solo quando tutte le attività sportive saranno già iniziate da mesi. Pur consapevoli delle difficoltà e dei tempi previsti dalle liste d’attesa, la USL in questione ha permesso che venissero lavorate solo 2 mezze giornate in una intera settimana. Alla luce di ciò – conclude - riteniamo pertanto opportuno che l’assessore regionale alla Sanità Luca Coletto debba accertare le responsabilità verificando puntualmente chi tra il primario del servizio, il direttore di dipartimento, o il direttore sanitario della Usl abbia assunto questa discutibile decisione”.


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