(UNWEB)- - Perugia - "L'istituzione del Provveditorato dell'amministrazione penitenziaria di Umbria e Marche, che avrà sede a Perugia, rappresenta finalmente un segnale di attenzione da parte del Governo per il sistema carcerario della nostra regione. La richiesta che abbiamo avanzato con forza e determinazione fin dall'inizio del nostro mandato, fin dal mio primo incontro con la presidente del consiglio Giorgia Meloni avvenuto a gennaio, ha finalmente avuto esito e da ora speriamo di vedere i primi risultati in un'ottica di giustizia e di equità", con queste parole, la Presidente della Regione Umbria, Stefania Proietti, commenta l'istituzione del nuovo provveditorato la cui notizia era già stata anticipata.
"L'accorpamento dei due provveditorati con sede a Firenze, avvenuto nel 2017, si era rivelato un errore – ha ribadito la Presidente Proietti – soprattutto in considerazione della situazione particolare dell'Umbria, che ospita una popolazione carceraria quasi doppia rispetto alla media nazionale per effetto della presenza di tanti (ben 4) e complessi istituti. Questo ha comportato moltissimi problemi, dalla carenza di personale penitenziario al sovraffollamento al problema del disagio mentale e psichiatrico, con una spesa sanitaria aggiuntiva di oltre 13 milioni di euro l'anno per la sola sanità penitenziaria, considerando che la maggior parte dei detenuti, provengono da altre regioni. Per questo, il ritorno a un provveditorato a Perugia, in grado di seguire da vicino le specifiche problematiche delle nostre carceri, era una nostra priorità e siamo felici che il Ministro Nordio abbia finalmente dato seguito a questa esigenza".
La Presidente ha inoltre ricordato che la Giunta regionale ha costantemente denunciato, sin dai primi giorni del suo insediamento, i gravi problemi che affliggono le carceri umbre, tra cui il sovraffollamento, la carenza di personale e le carenze strutturali.
"Si tratta di una situazione oggettivamente allarmante – ha continuato Proietti –, segnata da episodi di violenza e autolesionismo che mettono a rischio la sicurezza del personale, sia militare che civile, e le condizioni di vita dei detenuti, nel complesso la dignità di tutte le persone che vivono e lavorano nei sistemi carcerari. Per affrontare queste criticità, abbiamo scritto e sollecitato come già detto il Ministro Nordio oltre ad aver portato il problema all'attenzione della premier Meloni".
"Oggi segniamo il raggiungimento di un primo passo per poter garantire dignità alle persone recluse, perché va sempre ricordato che lo scopo finale della pena è la rieducazione nel rispetto dell'articolo 27 della nostra costituzione, anche dignità e sicurezza a tutti coloro che lavorano nelle carceri, dal personale penitenziario al personale amministrativo e sanitario".