(UNWEB) Perugia “Sono stati 37 gli adulti e 9 i minorenni individuati, rispettivamente dagli Uffici di Esecuzione Penale Esterna (UEPE) di Perugia e Spoleto e dall’Ufficio di Servizio Sociale Minorile dell’Umbria (USSM), per l’attivazione di progetti di inclusione sociale e lavorativa finalizzati al reinserimento dei detenuti nella società attraverso percorsi di orientamento individuali, borse lavoro e tirocini formativi”: lo rende noto l’assessore regionale alla Coesione sociale e al Welfare, Luca Barberini, evidenziando che “si tratta di un intervento avviato concretamente lo scorso giugno, finanziato dalla Regione Umbria con fondi del Programma Operativo Regionale FSE 2014-2020 relativi all’Asse 2 ‘Inclusione sociale e lotta alla povertà’, nell’ambito di un progetto più ampio di attenzione alle persone vulnerabili”.


“L’iniziativa – spiega l’assessore – è in linea con le più recenti diposizioni normative europee e nazionali, tese a garantire l’umanizzazione della pena e il reinserimento sociale e lavorativo di detenuti ed ex detenuti, con la collaborazione del Ministero della Giustizia, degli Uffici di Esecuzione Penale Esterna, dell’Ufficio di Servizio Sociale Minorile dell’Umbria, dei Comuni, del mondo produttivo e del terzo settore. L’obiettivo è realizzare azioni integrate di orientamento, formazione e accompagnamento all’inserimento lavorativo, ma anche attività di sensibilizzazione del contesto economico locale per il miglioramento delle opportunità occupazionali e dell’incontro domanda-offerta di lavoro. Per interventi riguardanti l’ambito dell’esecuzione penale – continua Barberini – è stato previsto un finanziamento di circa 3,5 milioni di euro, per raggiungere 471 persone da qui al 2020, fra adulti sottoposti a provvedimenti dell’autorità giudiziaria penale in carico agli UEPE e minori e giovani-adulti fino a 25 anni che hanno commesso reati e che sono in carico all’USSM dell’Umbria. In particolare, per il biennio 2016-2017, sono stati stanziati oltre 1,1 milioni di euro in favore di 80 adulti e 77 minori e giovani-adulti per azioni come tirocini formativi extracurriculari e borse lavoro”.
L’assessore evidenzia che “il sostegno all’inclusione sociale e lavorativa, insieme all’adozione di modelli di vita socialmente accettabili, svolge un ruolo primario nel reinserimento sociale dei detenuti, diventando un elemento qualificante del loro cammino rieducativo oltre che un modo per ridurre possibili forme di reiterazione del reato. Persone che seguono percorsi del genere, infatti, difficilmente tornano a commettere illeciti”.
L’idea è quella di dare a tutti, in particolare ai più giovani, l’opportunità di riscattarsi e di guardare con maggiore speranza al futuro, anche attraverso la costruzione di un’identità sociale diversa da quella per cui è stata applicata la pena”.
Riguardo al sistema detentivo in Umbria, Barberini fa sapere che “nel 2011, negli istituti penitenziari di Perugia, Terni, Spoleto e Orvieto, c’era una situazione generale di sovraffollamento che rispecchiava il quadro nazionale, rispetto alla quale il nostro Paese è stato condannato dalla Corte europea per i diritti umani, avviando quindi azione tese all’umanizzazione della pena. Nel 2015 – spiega – la popolazione carceraria è invece diminuita di 220 unità, passando da 1.563 a 1.343 persone detenute, a fronte di una capienza di 1.324 posti. Alla data del 28 febbraio 2015, degli oltre 1.300 detenuti presenti in Umbria, 1.033 sono definitivi mentre 310 in custodia cautelare, gli stranieri sono circa il 30 per cento del totale, 41 le donne e 6 le persone in semilibertà”.


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