Le storie di Filippo e Flavio, incontrati alle Piscine dello Stadio. La gioia di tecnici e familiari

(UNWEB) Terni. Prima volta a Terni per Gabriele Di Bello che viene da Tivoli ed è un veterano dei Giochi Special Olympics, nonostante abbia solo 22 anni. Lo incontriamo in un momento di pausa tra una gara e l'altra all'esterno dell'impianto delle Piscine dello Stadio. Gabriele partecipa ai Giochi per un motivo in particolare: "Quando vinci o quando perdi, l'importante è che ci hai provato" dice. La sua disciplina è naturalmente il nuoto che Gabriele pratica da 7 anni, ma non è l'unico sport che pratica. "Mi piacerebbe diventare insegnante di ballo hip hop, è un tipo di danza free style. Frequento la scuola di Tivoli e mi piacerebbe portare l'hip hop negli Special Olympics un giorno. Tutti possono ballare, anche chi non ha mai provato". Una nuova passione che ha fatto scoprire a Gabriele nuove abilità, nuove amicizie e lo ha aiutato a diventare più autonomo: "Ero a una festa e ho cominciato a ballare, ho deciso che dovevo provare. Ho chiesto a mia mamma di iscrivermi alla scuola e così ho cominciato".

Filippo del Team di Assisi faceva nuoto già prima di conoscere Special Olympics. A dire la verità non faceva solo quello: "Ma anche calcetto, pallavolo, judo e basket" ci racconta seduto sul lettino in attesa di entrare in vasca per la gara. Altri atleti, invece, si approcciano allo sport senza nessuna esperienza precedente, come racconta Luciano Pizzoni, direttore provinciale Special Olympics di Perugia e insegnante all'Istituto Alberghiero di Assisi: "Lo sport migliora le capacità fisiche, ma anche l'aspetto relazionale. Mettono in gioco la loro parte più pura, ciò che vedete è tutto autentico: dalla felicità alla tensione. I cambiamenti che lo sport provoca nei nostri atleti sono notevoli. Iniziano che fanno a fatica mezza vasca e arrivano che ne fanno quattro-cinque senza problemi. Si rendono conto che possono fare qualcosa che prima ritenevano impensabile. E poi c'è l'aspetto che si ripercuote sulle famiglie". Due atlete di Marsciano e Spello si sono conosciute e hanno dormito insieme a casa dei genitori della prima, perchè la seconda aveva difficoltà a prendere il treno per venire ai Giochi: "Le famiglie si sono sentite e ora eccole che gareggiano insieme". Grazie agli atleti, anche tra le famiglie si crea un legame.

Flavio è venuto a tifare per i suoi amici. Ha partecipato ai Giochi nelle passate edizioni, ma stavolta ha deciso di guardarli dalla tribuna. La sua passione è il nuoto, lo pratica sin da quando ha 4 anni. E ora che ne ha 16 va fiero dei suoi bicipiti: "Senti che muscoli" dice. Ad accompagnarlo alle Piscine dello Stadio è la mamma Chiara, consapevole di quanto lo sport e Special Olympics abbiano aiutato Flavio nel suo percorso di inclusione e autonomia: "Lo sport è il migliore strumento per aumentare stima e autonomia, la spinta migliore per favorire la dignità di ciascuno. Non solo dal punto di vista fisico, ma anche nelle piccole cose: preparare la borsa, sistemare con cura gli oggetti necessari all'attività in piscina e anche prendere l'autobus per andare e tornare a casa".

Foto Stefano Principi

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