Pizzimenti, ds del Perugia. Alla ripresa Grifo pronto con gruppo solido. Cosmi il miglior allenatore che potevano scegliere.
La quarantena del ds tra norme Noif, biografie e l’inglese
Una quarantena rigorosa. Non esce nemmeno per fare la spesa, Marcello Pizzimenti, dalla sua casa di Perugia. Per rifornirsi, si avvale della consegna a domicilio di un negozio della zona. Il direttore sportivo del Perugia, così, ha più tempo per dedicarsi alle tante cose che comunque fa in questo periodo. Anzitutto, è andato a rivedere le norme organizzative interne (NOIF) della FIGC e il Codice di Autoregolamentazione della Lega, riferimenti per il suo lavoro che è bene tenere sempre aggiornati. Legge poi le biografie su Conte, Ancelotti e Monchi, tanto per restare e approfondire in ambito calcistico. Ma c’è anche spazio per migliorare il suo inglese, che definisce “troppo scolastico”.
Ma anche il lavoro alla ricerca di talenti
Ma non trascura il lavoro il cinquantenne ds del Grifo. È collegato in video conferenza con il responsabile dell’area scouting, Francesco Panfili. Insieme decidono quali filmati visionare per scoprire nuovi talenti in ottica futura. “Spaziamo dalla serie A, dove seguiamo soprattutto giocatori in scadenza di contratto; alla B e alla Lega Pro; al campionato Primavera 1; a cinque o sei campionati esteri di seconda divisione, come quelle olandese e portoghese, dove si trovano ragazzi validi a prezzi accessibili, secondo la nostra linea societaria”, precisa.
L’organizzazione del lavoro con Goretti e lo staff
Si, perché l’organizzazione del Perugia nell’area tecnico sportiva è articolata. “Goretti si occupa più dell’area tecnica e degli staff -spiega- io più degli aspetti organizzativi. Panfili e Marco Brini (il match analist, n.d.r.) fanno un primo screening rispetto al database che contiene tutte le informazioni raccolte. A questo punto interveniamo Goretti e io e ci muoviamo: selezioniamo i casi più interessanti e li andiamo anche a visionare dove giocano”. Un sistema che funziona nell’individuazione dei talenti, se è vero che “l’anno scorso due giocatori che volevamo opzionare sono poi andati a finire nelle rose uno dell’Eintracht di Francoforte e l’altro del Benfica”.
La ripresa tra maggio e giugno?
Insomma Pizzimenti lavora già in proiezione della prossima stagione, anche sé quella in corso non si sa ancora come finirà. “Ovviamente occorre aspettare la conferma dei dati sul miglioramento della situazione sanitaria. Ma, per quello che si sente, si spera che gli allenamenti possano ricominciare a fine aprile/primi di maggio e il campionato un mese dopo. Ovviamente, bisognerà fare tutto in sicurezza, e per questo occorrerà aspettare e attenersi alle linee guida della federazione dei medici sportivi”, spiega.
La ripresa sarà un campionato nuovo. Il Perugia sarà mentalmente pronto.
E che Perugia c’è da aspettarsi alla ripresa? “Anche se tutti i grifoni si stanno allenando con programmi personalizzati per il mantenimento della forza muscolare e della frequenza cardiaca, questo non è la stessa cosa del lavoro collettivo e con il pallone”. Ma il dato é vero per tutte le squadre, per cui “si ripartirà da zero, sarà un campionato a sé stante”. Per il Perugia da un lato questo è un handicap, visto che l’interruzione è arrivata dopo una bella partita in cui si erano viste finalmente in campo “le idee del mister e del suo staff”. Ma, dall’altro lato, dice Pizzimenti, “partiremo comunque avvantaggiati” perché, grazie al ritiro e al confronto aperto e serrato che c’è stato tra giocatori e staff, è già stato fatto “il lavoro mentale, di compattamento dello spogliatoio”. La partita con la Salernitana, insomma, con i suoi segnali positivi sotto tuti gli aspetti, é stata uno spartiacque. “Il peggio lo abbiamo superato e rivedersi sarà un piacere” asserisce Pizzimenti.
Il bilancio finora? Sul campo, il bicchiere è mezzo vuoto
Un bilancio complessivo ad oggi della stagione, Pizzimenti lo fa distinguendo tra aspetti tecnici e risvolti finanziari. Sul lato economico il resoconto è positivo: “nel modello Perugia, prima vengono i conti”, ricorda, e il Perugia per costi sostenuti è tra le società più a posto, “tra il decimo e il quindicesimo posto, siamo ampiamente dentro i parametri che il presidente ci ha fissato”. Dal punto di vista del campo, invece, “ad oggi il bicchiere sarebbe mezzo vuoto se la stagione finisse qui”, ammette. “Per i giocatori che abbiamo -molti con trascorsi in serie A ed in B- e le idee che avevamo messo in campo, ci aspettavamo di più”.
La difesa e il play..
E allora cosa è mancato? In difesa, dice, “il rammarico è stato quello di non aver avuto il reparto quasi mai al completo”, causa infortuni lunghi e concomitanti. “Aver perso subito Angella è stato oltremodo penalizzante perché è un grande leader”. Lo stesso vale per altri difensori come Gyomber. “A centrocampo, poi, forse ci è mancato un play esperto fin dall’inizio da affiancare a Carraro”. Carraro, precisa, ha fatto bene, ma è giovane ed è mancato di continuità. Ora, l’arrivo a gennaio di Greco dovrebbe aver completato il quadro.
Il gruppo è mancato di solidità.
Però, forse, l’elemento che più ha pesato, secondo Pizzimenti, è stata la non solidità del gruppo. “A volte, commenta, i gruppi si cementano in una settimana, atre volte ci vogliono mesi. Per me le energie che si creano all’interno del gruppo sono la cosa principiale. Non a caso le squadre più forti hanno gruppi di una certa qualità, come per esempio il Cittadella”. Insomma, le dinamiche del gruppo, il modo in cui esso lavora, la capacità dei membri del gruppo di trovarsi subito bene, di essere solidali e disponibili, di aiutarsi, conta molto, oltre la tecnica, la tattica e gli aspetti fisici. Pizzimenti cita ricerche che hanno studiato il funzionamento dei gruppi di lavoro arrivando alla conclusione che, in un gruppo che non ha sviluppato la propria coesione in modo soddisfacente, “la somma delle individualità è pari al loro totale algebrico, cioè 1+1 fa 2. Invece, in gruppi coesi, si calcola che 1 valga 1,5 e, quindi, 1+1 fa 3.” Una bella differenza, un salto di qualità che libera energie positive nel rendimento di una squadra. Nel Perugia, però, secondo il ds, quella scintilla ha tardato a scoccare quest’anno.
La scelta di Cosmi, il miglior allenatore per la nostra situazione
La scelta di Serse Cosmi, dice Pizzimenti, è stata fatta anche in funzione di questo obiettivo di “liberare le energie migliori del gruppo”, cioè riconoscendo le sue qualità di motivatore. Ma, ovviamente, non solo per questo: “Cosmi è un allenatore esperto e conosce la piazza. Non a caso, dopo che lo abbiamo ingaggiato, tutti ci hanno fatto i complimenti, perché era il miglior allenatore che potevamo prendere nella situazione in cui eravamo”.
La valutazione dei giovani è sulle potenzialità e richiede tempo
Dalla scelta dell’allenatore a quella dei giocatori, in particolare dei giovani che vengono tesserati. Pizzimenti spiega che il lavoro del direttore sportivo e dei suoi collaboratori è quello di valutare le potenzialità dei singoli di forza, resistenza, carattere, etc., senza fermarsi a valutare gli alti e bassi del loro rendimento. Per esempio, Konate, nonostante non sia cresciuto in nessun settore giovanile, ha, secondo Pizzimenti, grosse potenzialità, “che hanno ben capito anche Cosmi (che infatti gli ha dato spazio) e Gattuso, che quando ci ha incontrato in Coppa Italia ha chiesto dove lo avevamo preso”. Le valutazioni dei giocatori, insomma, richiedono tempo e pazienza, non possono fermarsi alle prime impressioni superficiali.
I “colpi” del Perugia della gestione Goretti-Pizzimenti
È seguendo questo metodo che nel corso degli anni il Perugia ha potuto piazzare diversi colpi importanti. Pizzimenti cita Mancini, ora alla Roma, in cui il Perugia ha creduto più di tutti; Magnani che in sei mesi è passato alla Juve; Di Carmine, preso a scadenza di contratto, quindi a costo zero, e poi ceduto al Verona. E poi c’è Kouan, scoperto proprio da Pizzimenti e prelevato da una squadra dilettanti romana. “Quando ha fatto il provino in sede, ho subito detto a Goretti di dare il placet per prenderlo, perché per me era forte. Quest’anno era il suo anno, peccato per l’infortunio, ma si rifarà, perché è uno che non si arrende mai”.
Daniele Orlandi - Agenzia Stampa Italia