DSC 0044 L’Arcivescovo: «Non è facile far muovere Spoleto ma S. Ponziano ci riesce; mi piace pensare che Spoleto si muove perché sente un legame di famiglia col patrono, con questo giovanotto che ebbe coraggio di dire sì»

(UNWEB) Spoleto. Nel pomeriggio di domenica 14 gennaio, dopo il solenne pontificale del mattino in Duomo, le celebrazioni in onore del patrono di Spoleto S. Ponziano sono proseguite con i Secondi Vespri pontificali in Cattedrale presieduti dall’arcivescovo Renato Boccardo. Ancora una volta tanti i fedeli accorsi per rendere omaggio al giovane martire, decapitato in odio alla fede nel 175 d.c.
«Ponziano – ha detto il Presule nell’omelia - non si è convertito ad una dottrina, bensì ad una persona! Prima che un cambiamento di pensiero, il suo è stato un cambiamento di cuore. Di conseguenza, sulla bilancia della vita Ponziano ha visto "sbilanciarsi" tutto dalla parte della conoscenza di Cristo. E questo processo ha trasformato completamente la sua esistenza. Perché ogni tipo di rivoluzione, prima che nelle piazze, deve essere interiore, maturare dentro di noi fino a trasformare nel profondo il modo di essere, di sentire, di entrare in rapporto con gli altri. Tutte le priorità di una persona derivano da una scala di valori. E uno trova sempre tempo e soldi per quello che è il suo primo valore, verso il quale orienta tutto. Per Ponziano, il primo valore è la conoscenza vitale, esperienziale di Cristo. Una conversione a metà rende il cristiano un uomo che zoppica per tutta la vita. Cristo è il tesoro nascosto: chiunque lo incontri non potrà più vivere come prima. Se qualcuno si riserva intenzionalmente qualche cosa, vuol dire che non ha ancora trovato il vero tesoro nascosto».
Il Santo patrono ha detto con chiarezza l’Arcivescovo invita ad «essere fedeli nella vita quotidiana, complessa, frenetica e, in tanti aspetti, seducente e tentatrice nella direzione opposta al Vangelo; essere fedeli alla nostra Chiesa diocesana e alle nostre comunità parrocchiali, vivendone gioiosamente, anche quando costa fatica, la vocazione e la missione nella comunione, nella corresponsabilità e nel dialogo; essere fedeli nella famiglia, luogo primario di amore gratuito ricevuto e donato, di riconciliazione continua e di partecipazione responsabile al continuo miracolo della creazione; essere fedeli nella vita sociale e politica: nell’onestà, nella ricerca del bene comune, superando interessi personali o di gruppo; essere fedeli al futuro di Dio dentro il momento storico che stiamo vivendo, facendo ciascuno la propria parte per costruire uno stile di vita più sobrio e più umano e per garantire un futuro più sicuro e più nobile alle nuove generazioni. In una parola: siamo chiamati alla fedeltà al bene e al rifiuto del male».
Al termine dei Secondi Vespri si è snodata la processione con la reliquia fino alla Basilica dedicata a S. Ponziano. Come tradizione, il corteo è stato aperto da un centinaio di cavalli e cavalieri: il martire è, infatti, rappresentato nell’iconografia locale a dorso di un cavallo ed è definito “Felice cavaliere del cielo”. La sacra testa è stata portata dai Vigili del Fuoco; presenti molti membri di associazioni di volontariato del territorio con le rispettive divise; autorità civili e militari hanno camminato dietro la reliquia. Gli spoletini, come al solito numerosissimi, lungo il tragitto hanno invocato la protezione del patrono sulle proprie case e sulla Città, chiedendogli in modo particolare di poter testimoniare nella vita quotidiana la gioia di essere cristiani. Giunti sul piazzale di S. Ponziano l’Arcivescovo ha benedetto cavalli e cavalieri; poi, dinanzi alla Basilica mons. Boccardo ha preso in mano la reliquia ed è entrato in chiesa. Prima della benedizione al termine della processione così si è espresso il Presule: «Non è facile far muovere Spoleto ma S. Ponziano ci riesce; mi piace pensare che Spoleto si muove perché sente un legame di famiglia col patrono, con questo giovanotto che ebbe coraggio di dire sì. Il nostro Santo ci dice di ascoltare il cuore, di non spaventarci se a volte la vita è difficile, di ricominciare sempre a fare il bene, di essere esigenti con noi stessi. Non abbiate paura – ha concluso l’Arcivescovo – perché passando dalle fatiche e dalle difficoltà della vita riusciremo a ricostruire il tessuto sociale e umano della città».

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