(ASI) Al tradizionale incontro dello "scambio degli auguri natalizi" tra l'arcivescovo e i suoi collaboratori, svoltosi nell'arcivescovado di Perugia il 23 dicembre, il vescovo ausiliare mons. Paolo Giulietti ha tracciato «un piccolo "bilancio" degli avvenimenti di particolare evidenza» dell'anno che sta volgendo al termine, condiviso dallo stesso cardinale Gualtiero Bassetti, che nell'occasione ha letto il suo messaggio augurale natalizio alla comunità diocesana.
Mons. Giulietti, davanti a diversi direttori e collaboratori degli Uffici pastorali e di Curia, ha esordito dicendo: «Gli auguri di quest'anno sono "storici" sia perché il Pastore della Diocesi è un cardinale, dopo oltre 160 anni, sia perché il vicario generale è un vescovo ausiliare, dopo qualche decennio». Con tono scherzoso ha poi affermato: «Non siamo più una diocesi "normale"»; e rivolgendosi al cardinale ha detto: «a lei, eminenza, la Chiesa umbra e quella italiana guardano con diversa attenzione; ma anche tutta la nostra Chiesa locale gode (e a volte sconta) un'attenzione diversa. Siamo stati posti come "città sul monte", chiamati a portare la gioia e la responsabilità di questa collocazione. Penso però di poter dire, senza alcuna piaggeria, che stiamo vivendo questo momento con evangelica semplicità, incoraggiati proprio dal suo esempio, come di persona cordiale, assai poco formale e molto vicina al popolo di Dio».
Riflettendo sulle "malattie" curiali elencate da papa Francesco lo scorso 22 dicembre, mons. Giulietti ha sostenuto che «la nostra Curia ne è largamente immune. Abbiamo forse qualche linea di febbre a proposito dello spirito di corpo e della collaborazione. Mi pare però che si sia già iniziata la cura con gli incontri animati dal cardinale sia con i dipendenti che con i direttori degli Uffici: stiamo camminando verso una Curia più collegiale e più unita, anche se abbiamo della strada da fare».
Nel tracciare il "bilancio" delle attività curiali e pastorali, mons. Giulietti ha ricordato, in primo luogo, la Visita pastorale «entrata nel vivo con la conclusione della visita agli ambienti (lavoro, sanità, emigrazione ed università, n.d.r.) e quella della V Zona pastorale; essa si sta mostrando come un fattore importante di questo processo ecclesiale, per ciò che suscita nel popolo di Dio e per gli stimoli che dà a pastori e fedeli. Non va dimenticato che alcuni Uffici di Curia sono particolarmente impegnati a supporto di questa azione del vescovo».
Mons. Giulietti si è soffermato sul rinnovamento degli stessi Uffici pastorali e di Curia, le cui sedi sono state trasferite al Centro pastorale in Montemorcino di Perugia. Questo rinnovamento, ha detto il vescovo ausiliare, «ha toccato in modo particolare il comparto amministrativo, interessato da un percorso di necessario contenimento dei costi e di ottimizzazione delle risorse. Tale percorso si rende necessario per la sofferenza economica di tanti enti e tante "opere" ecclesiali (diocesane e non), in difficoltà per il crescente costo del lavoro e delle tasse, per gli adeguamenti normativi e per la diminuzione dei gettiti: siamo in una stagione cruciale, in cui molte realtà, in tutti i comparti, dalle comunicazioni all'educazione alla carità, sono in sofferenza. C'è quindi un grande impegno per progettare il futuro e supportare il presente, sapendo che le opere cattoliche sono oggi - in tutti questi campi - un segno e uno strumento forse più necessario che in passato. Per questo motivo, nonostante tali difficoltà, la nostra Chiesa continua a investire: l'apertura del "Villaggio della carità" a Perugia e la nuova Casa-Missione Caritas in Kosovo, sono i segni più evidenti di un lavorio incessante di piccole e grandi comunità che fronteggiano con impegno la crisi economica e culturale in cui si dibatte il Paese».
Avviandosi alla conclusione, mons. Giulietti ha detto: «non mancano accanto alle ragioni di tristezza e di preoccupazione, legate a vicende personali e istituzionali note e meno note, motivi concreti di speranza, tra i quali spicca l'ingresso nell'anno propedeutico al Seminario di ben otto giovani, che intendono dedicare la propria esistenza al servizio della nostra Chiesa locale. Non posso non citare come consolante anche la celebrazione esequiale di mons. Mariano Cesaroni, tenutasi ieri (22 dicembre, n.d.r.), la quale ha messo in evidenza l'affetto di un intero popolo per il suo parroco defunto, ma anche per il vescovo, per i preti, per i religiosi e in generale per la Chiesa... Cosa ci porterà il Bambino per l'anno che viene? Non lo sappiamo. Ci basta però la sua grazia, la sua rinnovata vicinanza alla nostra esistenza, con la quale accogliere grati le gioie e fronteggiare da forti le prove».