foto4 catechesi in cattedrale di don rosini 29 11 2016«La santità è questo bisogno che abbiamo di straordinario ..., di vivere una vita grande e di non essere risucchiati dalla mediocrità»

(UNWEB) Perugia. C’è sete di fede in tanti giovani e meno giovani alla ricerca di Dio anche nella comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve. Millecinquecento di loro, nella serata del 29 novembre sfidando un freddo pungente con fiocchi di neve, hanno gremito la cattedrale di San Lorenzo per partecipare alla catechesi “Non abbiate paura per essere santi!”. Promossa dagli Uffici diocesani per le Pastorali Giovanile ed Universitaria insieme al Coordinamento degli Oratori perugini, sotto la guida dell’infaticabile direttore don Riccardo Pascolini e di diversi parroci e religiosi, la catechesi di inizio Avvento in preparazione al Santo Natale ha avuto come relatore il noto biblista don Fabio Rosini. E’ il direttore del Servizio per le vocazioni della Diocesi di Roma, fondatore a livello nazionale degli incontri-ritiri spirituali sui “Dieci Comandamenti”, che si tengono da più di venti anni in sessanta Diocesi italiane, tra cui quella perugino-pievese. Lo stesso don Pascolini, nel salutare e ringraziare il biblista, ha ricordato le parrocchie in cui si svolgono annualmente i “Dieci Comandamenti”.

Don Rosini, avvicinato costantemente da molti giovani che gli chiedono di essere aiutati nella scelta vocazionale, non ultima quella del fidanzamento-matrimonio, ha messo al centro della catechesi la figura di santità di «Giuseppe di Nazareth, il padre putativo di Gesù, lo sposo castissimo di Maria». Don Rosini ha guidato i giovani, fornendo loro non pochi spunti di riflessione, ad entrare «nel dramma di Giuseppe nel dover abbracciare un cosa più grande di lui senza aver paura, perché non deve guardare a se stesso, ma alla potenza di Dio». La testimonianza di fede e carità dello sposo di Maria, Madre del Figlio di Dio, conduce alla santità che il Signore offre ad ogni uomo e ad ogni donna.

La santità, ha evidenziato don Rosini, «è un’iniziativa di Dio, una sua opera» di cui «nessuno di noi conosce la strada». La santità «sembra una roba da bacchettoni, da chiesanoni, da cristianoni ..., ma in realtà – ha detto il sacerdote – è il distinguibile dall’ordinario: lo straordinario. Una cosa che dobbiamo focalizzare nel nostro cuore è questo bisogno che abbiamo di straordinario, di vivere una vita grande e di non essere risucchiati dalla mediocrità. Il bisogno che abbiamo di obbedire ad una intuizione di noi stessi come di una cosa importante e bella. Purtroppo quest’intuizione, normalmente, prende la strada della superbia, della supponenza, della presunzione ...». E’ una strada pericolosa lungo la quale, ha ricordato don Rosini, «noi abbiamo un nemico, un tizio cornuto, un tipo serpentino, strisciante, che per tutta l’eternità camminerà sulla pancia e vivrà di pancia, compiendo i suoi passi sui soli appetiti di pancia». Questo nemico «con noi perderà le staffe, perché noi possiamo camminare eretti. E’ solo l’uomo tra tutti gli esseri viventi della terra ad avere la straordinaria posizione eretta, una freccia verso il Cielo». Gli uomini hanno «la nostalgia verso il Cielo», quella «di fare le cose belle. Noi abbiamo bisogno di vivere bene e di fare cose di cui essere fieri». Il biblista ha anche detto: «Non è possibile per noi essere felici e non fare niente di straordinario, non amare e non prenderci cura di qualcuno, ma quando lo facciamo incontriamo un’opposizione». Secondo don Rosini «l’uomo vive un paradosso nel momento in cui vuole fare cose straordinarie si trova a combattere con le sue piccolezze».

Il direttore dell’Ufficio diocesano vocazionale di Roma aiuta i giovani a trovare la loro strada di vita quale essa sia, non solo nell’entrare in seminario i ragazzi e in convento le ragazze, facendo emergere il loro carisma. Al riguardo ha ricordato che «il carisma di due fidanzati è la verità, dirsi la verità tirando fuori tutto quello che hanno nel proprio cuore. Il termine del fidanzamento non è il matrimonio, ma la verità”. Don Rosini e tutti i sacerdoti devono aiutare i giovani a comprendere quale è la loro «fama di santità, che santi sono e che opera farà Dio di loro».

Il fondatore degli incontri dei “Dieci Comandamenti”, avviandosi a presentare l’esempio di santità di Giuseppe di Nazareth, ha parlato della «sfida in questione» che «abbiamo sempre, fino all’ultimo momento della nostra vita, perché l’amore si dà solo nella libertà e Dio ci lascia sempre liberi per poterci amare e perché noi lo possiamo amare, perché quello che facciamo non possa avere costrizioni. Fino all’ultimo ci troviamo al bivio che è scomodo quanto è meraviglioso». Un bivio che è un dubbio, quello, come ha detto lo stesso don Rosini, dello «sposarsi o meno. Un dubbio che ha avuto san Giuseppe, colui che ha mostrato all’umanità il dramma e la sfida che ha dovuto affrontare». Solo attraverso la sua fede e la sua carità, Giuseppe di Nazareth ha trovato la forza per poter dire il suo “sì” al disegno di Dio, quello del dono del Figlio unigenito agli uomini per la loro salvezza dalle tenebre del male. Il Natale del Signore, fonte di santità per tutti, di insegnamento per dire il proprio “sì”, è la Luce che squarcia queste tenebre.


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