La porta divisoria 2Dall'Aiuto regista alla Direttrice di scena, passando per Costumiste, Light Designer e Sarte: tutte donne le protagoniste del 'dietro le quinte'

(UNWEB) Spoleto,  – E' stato un grandissimo successo di pubblico e critica La porta divisoria, lo spettacolo in prima mondiale andato in scena ieri 2 settembre (in replica sabato 3 alle ore 20.30 e domenica 4 settembre alle ore 17.00) al Teatro Caio Melisso di Spoleto, evento inaugurale della 76ma Stagione dello Sperimentale.

L'opera è un atto unico in cinque quadri di Fiorenzo Carpi su libretto di Giorgio Strehler tratto dal celebre racconto La metamorfosi di Franz Kafka. Nel romanzo kafkiano, il protagonista Gregor Samsa, modesto commesso viaggiatore dall'animo frustrato e triste, una mattina d'autunno si risveglia nella propria stanza trasformato in un enorme scarafaggio. La metafora dell'insetto rappresenta per Kafka la dipendenza dalla famiglia e la negazione della sua libertà artistico-espressiva nella letteratura. Bongiovanni, seguendo gli appunti dello stesso Strehler sulla lettura del romanzo, mette in scena La metamorfosi come la marginalizzazione del diverso, usando la Porta come sipario, da cui si affacciano i parenti di Gregor, spiando il protagonista e cospirando per liberarsi di lui. In una composizione invertita, dove il mondo tutto è il palcoscenico, mentre la stanzetta con lo scarafaggio/Gregor è tutto il resto del teatro.

La composizione de La porta divisoria è iniziata nella metà degli anni '50, ma l'opera è rimasta incompiuta. Il Teatro Lirico Sperimentale ha affidato ad Alessandro Solbiati la composizione del quinto quadro, la riduzione per ensemble è stata invece affidata a Matteo Giuliani. Regia di Giorgio Bongiovanni, regista e attore di grande fama che esordì proprio con Strehler al Piccolo Teatro di Milano (dove studiò, debuttò e vi recitò per lungo tempo). Le scene sono di Andrea Stanisci ('allievo' di Giorgio Pressburger, altro nome di risonanza internazionale per teatro e letteratura), i costumi di Clelia de Angelis, le luci di Eva Bruno. Aiuto regia è l'attrice Biancamaria D'Amato. Sul palcoscenico i cantanti vincitori o idonei dei Concorsi "Comunità Europea" per giovani cantanti lirici di Spoleto 2021 e 2022, oltre a quelli che la Direzione artistica ha selezionato tra i cantanti che si sono presentati alle audizioni e cantanti vincitori delle scorse edizioni, i quali, anche in questa stagione, si stanno dimostrando curiosi, intraprendenti e pronti a confrontarsi con questo titolo complesso ed affascinante, in cui alla musica si accompagnano importanti momenti attoriali, in una drammaturgia intensa.

Questa produzione ha suscitato un vastissimo interesse mediatico tra i musicologi, i critici e gli inviati delle maggiori testate italiane e locali. Alla generale di giovedì 1 settembre erano infatti presenti il Sovrintendente del Teatro Carlo Felice di Genova Claudio Orazi e il giornalista regista e scrittore Moreno Cerquetelli, che hanno apprezzato moltissimo lo spettacolo.

La casa di produzione EMA Vinci ha effettuato delle riprese professionali per diverse piattaforme internazionali.

Alla prima mondiale di venerdì 2 settembre in platea c'erano Martina Carpi, figlia di Fiorenzo Carpi, Alessandro Solbiati e Matteo Giuliani, i compositori Adriano Guarnieri, Presidente Onorario del Lirico Sperimentale, e Gilberto Cappelli, e Stella Casiraghi, coautrice con Giulio Luciani del libro "Fiorenzo Carpi. Ma Mi. Musica teatro cinema televisione", insieme a molti giornalisti della stampa nazionale e locale.

Per il Comune di Spoleto c'erano l'assessore Luigina Renzi e i consiglieri Francesca Maso, Diego Catanossi e Federico Cesaretti, mentre allo spettacolo di domenica 4 settembre saranno presenti il Sindaco Andrea Sisti insieme all'assessore Danilo Chiodetti e alla dirigente Roberta Farinelli.

Per il Comune di Castel Ritaldi vi era l'assessore Veronica Benedetti, mentre a rappresentare la Fondazione Cassa di Risparmio Di Spoleto era presente Giovanna Sapori.

In platea anche l'onorevole Domenico Benedetti Valentini.

Sabato 3 settembre in platea erano presenti anche rappresentanti del Piccolo Teatro di Milano, tra tutti il responsabile del loro Archivio storico, Davide Verga, estensore del brillante saggio pubblicato sul Programma Generale.

Ma protagoniste di questa affascinante e intensa 'Porta divisoria' è soprattutto un piccolo drappello di donne, instancabili professioniste dello spettacolo che, da dietro il palco e dai camerini, senza lo scintillio delle luci di scena, meritano un plauso e una menzione particolare.

Innanzitutto l'attrice Biancamaria D'Amato che, smessi i panni attoriali, si mette in gioco qui come Aiuto regia, preziosa collaboratrice di Giorgio Bongiovanni a dare vita ad uno spettacolo intenso, drammatico ed intriso di coup de théâtre.

Poi la Direttrice di scena Irene Lepore, colei che coordina ogni minimo dettaglio dello spettacolo proprio dal backstage, una sorta di deus ex machina che manovra anche tutti i movimenti della "Porta", che si spalanca e si chiude caparbiamente davanti agli occhi del pubblico.

Poi Eva Bruno, la Light Designer, che con fantasia e competenza disegna le luci e fa sì che l'illuminazione divenga un'arte vera e propria, un tutt'uno con musica e recitazione.

Ancora, tra le donne del backstage, Clelia De Angelis, la Costumista dello spettacolo (e di tanti altri spettacoli dello Sperimentale), una giovane professionista che cura e crea con competenza maniacale ogni dettaglio dei costumi, dalla foggia alle stoffe, e li pensa come elementi portanti che compenetrano lo spettacolo in ogni sua declinazione.

Per terminare con le preziose Giuliana Rossi e Chiara Monacelli, che con competenza e dedizione curano rispettivamente la Sartoria e il Trucco e Parrucco.

Ognuna di loro porta in teatro un bagaglio di conoscenza e di professionalità notevoli, nonché un grande amore per il teatro stesso, vero motore di tutta la produzione. Rappresentano intanto una vittoria simbolica per un comparto, quello dello Spettacolo dal Vivo, che sta cercando di risollevarsi da un biennio tragico dovuto soprattutto alla pandemia, ma anche una riscossa tangibile (qualora ci fosse ancora la necessità di rimarcarlo) per un genere, quello femminile, a volte non giustamente valorizzato.


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