5d1901be 4906 52c9 63a0 aebe2b85100eUmbriaEnsemble – Associazione Turistica Pietro Vannucci Sabato 6 Maggio, ore 19   Chiesa di San Leonardo, Fontignano (PG)

 (UNWEB) Volendo fare di sua mano Lui è il meglio maestro d’Italia”. Così scrive, in una lettera inviata da Roma a Siena il 7 novembre 1500, il banchiere Agostino Chigi per presentare al padre, Mariano, Pietro Vannucci detto il Perugino. Parole che evidenziano felicemente due aspetti fondamentali dell’opera del Perugino: la grande qualità artistica – che per almeno gli ultimi due decenni del Quattrocento lo rese il pittore più importante attivo in Italia – e la presenza, che sarebbe diventata imprescindibile, dell’intervento di collaboratori per soddisfare una committenza sempre più numerosa.

Il meglio maestro d’Italia - in questo 2023 che segna il cinquecentesimo anniversario della morte del Perugino - è divenuto un piacevole tormentone grazie alla bella mostra che la Galleria Nazionale dell’Umbria ha dedicato al suo illustre conterraneo e che porta proprio questo nome. Un grande evento che ha restituito alla figura e soprattutto all’opera di Pietro Vannucci l’attenzione e la dignità che meritano, scavalcando con un convincente allestimento le altalenanti fortune critiche dedicate al grande pittore umbro.

Del quale, grazie anche alla straordinaria eco mediatica sviluppatasi intorno all’esposizione organizzata dalla GNU, molte informazioni e spunti di riflessione sono stati offerti, sicché sembra di conoscerne ogni recondita piega. In verità – come chiaramente attestato nel catalogo della mostra che si concentra sugli anni ruggenti del Vannucci - un intero quarto di secolo della lunga esperienza terrena del meglio (ma, ormai in quegli anni, non più tale) maestro d’Italia, è scivolato nell’oblio, nel silenzio - dopo i fasti romani e toscani - del suo definitivo rientro in Umbria, e nell’Umbria più remota: la piccola e graziosa Fontignano, dove si dice si sia rifugiato per scampare all’epidemia di quella peste bubbonica che tuttavia lì lo colse, mentre attendeva ad un’ultima Adorazione dei pastori lasciata incompiuta.

Oblio e silenzio che –  quasi in una tacita legge del contrappasso – disegnano in negativo il ritratto degli anni del successo mondano, quando mecenati e corti gareggiavano per un’opera di Pietro Vannucci da Città della Pieve, detto Il Perugino. Oblio e silenzio che hanno infine condannato Il Perugino ad una sepoltura anonima, motivata forse anche dal giudizio dell’ostile Vasari sul presunto ateismo del pittore umbro.

                      Luci ed ombre che nell’occasione di questo cinquecentenario si spingono oltre le fastose celebrazioni per meglio approfondire gli ultimi anni del Divin Pittore, sempre più lontano dai mutamenti del gusto e fedele alla sua poetica. Sabato 6 Maggio, con inizio dalle ore 18 presso l’area verde di Fontignano - il borgo umbro che ha ospitato le ultime fatiche del Perugino insieme ai suoi resti mortali – una conferenza del Prof. Elvio Lunghi indagherà il ruolo del Perugino nel contado: un progetto in divenire per un territorio da riscoprire. A seguire, intorno alle 19, nella Chiesa di San Leonardo, il Concerto del Quartetto d’Archi di UmbriaEnsemble In ascolto del Divin Pittore, che segue una doppia ispirazione: introdurre il milieu tardo rinascimentale in cui si muoveva Il Perugino, con la raccolta respighiana delle Antiche Arie e Danze per Liuto (III Suite per Archi) e, nell’ascolto del Quartetto mozartiano K465 detto Delle Dissonanze, assaporare quella indefinibile trama fatta di luci ed ombre, successi ed oblio, armonie e dissonanze, che sostiene la dimensione terrena dell’esperienza umana.
 


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