pane e olioGiulio Mannelli, Aprol Umbria, raccoglie la proposta e rilancia: "I ristoratori sono i migliori portavoce, soprattutto chi lo usa come ingrediente. Ma occorre fare formazione anche negli istituti alberghieri"

(UNWEB) Dal TTG di Rimini, la Fiera del Turismo, arriva la sfida per i frantoiani e i ristoratori umbri sull'olio extravergine di oliva. A lanciarla è la presidente Donatella Tesei, durante un incontro organizzato nello stand della Regione Umbria, sottolineando come "I frantoiani possono, anzi devono, trasmettere la cultura dell'extravergine, è fondamentale. Così come in un ristorante della regione è bene che si trovino in carta i vini dell'Umbria, al pari dovrebbero trovarsi gli oli di qualità. Le nostre denominazioni, che sono l'identità del nostro territorio, devono essere presenti in tutti i ristoranti della regione. E le degustazioni degli oli pregiati non si devono fare solo nei frantoi, ma anche nei ristoranti, pure attraverso la buona pratica di servire al cliente l'olio in un piattino accompagnato da una fetta di buon pane. La Regione Umbria – ha evidenziato Tesei - sta investendo molto sul turismo, sulle filiere, sulle strutture ricettive, dobbiamo offrire ancora più ospitalità. Al cliente, oltre alla carta dei vini, occorre presentare anche quella degli oli, per far apprezzare le varie cultivar, dal moraiolo e così via. È fondamentale fare un'azione di squadra". 

A raccogliere subito la sfida è Aprol Umbria, l'associazione produttori olivicoli, che sentitasi chiamata in causa nel poter contribuire alla diffusione della cultura dell'extravergine, sposa la linea della presidente Tesei giocando al rilancio. "I portavoce migliori sono i ristoranti – sottolinea Giulio Mannelli, presidente dell'associazione - che utilizzando oli importanti possono solo valorizzare i loro ingredienti. Sono i ristoranti a poter fare cultura sull'olio, impiegandolo nelle ricette, valorizzandolo nei piatti. In una pietanza possiamo utilizzare materie prime di qualità, ma se poi mettiamo oli difettati o di scarsa qualità andiamo solo a sminuire tutta la preparazione finale. Il lavoro degli chef, come l'umbro Lorenzo Cantoni, che da anni lo continua a valorizzare nelle sue proposte come ingrediente e non come condimento, è molto importante". Un'educazione dei palati che deve partire dal basso. "Con Fondazione Evo School – continua Mannelli - l'Aprol porta avanti corsi di qualifica non solo per assaggiatori e ristoratori, ma anche per appassionati, per arrivare ad innalzare la cultura dell'olio al pari di quella del vino. Allo stesso tempo, all'interno degli istituti alberghieri, come quello di Assisi, facciamo formazione, con l'obiettivo che i giovani, sia futuri camerieri di sala che chef, conoscano e siano consapevoli del prodotto che servono a tavola. Come per il vino si sceglie l'annata, anche con l'olio bisognerebbe  scegliere quello giusto, tra un blend e una dop, da mettere in un piatto".


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