L'allarme di Asfo Umbria Confcommercio: "Imprese, posti di lavoro e forniture a rischio"
Chiesto un incontro alla Governatrice Proietti.
(UNWEB) Il 9 settembre è la data che per molte aziende umbre e italiane di fornitura di prodotti sanitari rischia di segnare il punto di non ritorno. Se il Mef non concederà il rinvio chiesto con urgenza dalle associazioni di settore scatta infatti il pagamento previsto dal payback sui dispositivi medici, il meccanismo di politica sanitaria che, in caso di superamento del tetto di spesa regionale, impone alle aziende fornitrici di questi dispositivi di contribuire a ripianare parte dello sforamento dei tetti che le Ragioni stanziano per questi prodotti.
Il mancato accoglimento da parte del Governo degli emendamenti sulla franchigia di 5 milioni e sul dilazionamento di pagamento chiude nella maniera peggiore per le aziende un contenzioso che dura da anni, con ricorsi al Tar e alla Corte Costituzionale da parte delle associazioni per far riconoscere l'illegittimità del provvedimento e una pressante azione verso le istituzioni nazionali e regionali per attenuarne almeno la portata.
"Le soluzioni prospettate non più di qualche mese fa in sede di trattativa presso il MEF – spiega Paolo Palombi, presidente di Asfo Associazione Fornitori Ospedalieri Umbria, aderente a Confcommercio - sono state completamente disattese, mostrando totale disinteresse per le esigenze delle pmi del settore, che rappresentano il 95% del totale. L'esborso generalizzato è insostenibile per moltissime piccole aziende, mettendo a rischio la loro sopravvivenza, la salvaguardia dei posti di lavoro e, cosa ancora più importante, le forniture stesse".
Gli imprenditori del comparto si sono ritrovati su iniziativa di Asfo Confcommercio per fare il punto della situazione. Unanime e grande la preoccupazione per un futuro che per molti si presenta fosco.
"Anche volendo – sottolinea Palombi – tante piccole e piccolissime imprese non hanno la liquidità necessaria per pagare. Tra l'altro la norma che consente l'accesso ai finanziamenti garantiti è entrata in vigore solo il 10 agosto, con relativo aggravarsi della situazione a causa della chiusura al pubblico di molti istituti di credito".
A fare le spese di questa situazione rischiano di essere prima di tutto i cittadini, con un blocco o rallentamento delle forniture mediche. Parliamo di prodotti di vario genere, ma tutti ugualmente indispensabili: dalle banali garze ai dispositivi salvavita.
"Se tante aziende saranno costrette a chiudere – lancia l'allarme Palombi - chi li fornirà nei tempi giusti? E soprattutto a che prezzo, e con quale aggravio della spesa sanitaria, se il mercato diventasse, come è facile che sia, monopolio di poche grandi aziende e di multinazionali? Per dare un po' di ossigeno alle aziende è essenziale posticipare la scadenza del 9. Per chi, invece, sarà costretto a subire le compensazioni – conclude il presidente Asfo - il Mef, come richiesto, indichi chiaramente alle Regioni che possono operare esclusivamente sul 25% degli importi indicati nei provvedimenti, così come stabilito dalla Corte costituzionale. Una diversa applicazione si tradurrebbe in un'ulteriore ingiustificata penalizzazione per il nostro settore".