(ASI) Perugia – “La presenza della Regione Umbria all’Expo di Milano 2015 si sta caratterizzando per un originale mix fatto di innovazione, tradizione, cultura e identità profonda della nostra terra. Lo sforzo creativo e organizzativo che ci ha portato per tre settimane al centro dell’esposizione mondiale è stato premiato con un’affluenza che ha sfiorato le 30mila presenze”. È quanto afferma il vicepresidente della Giunta regionale e assessore allo Sviluppo economico, Fabio Paparelli, commentando i dati delle presenze registrate nello spazio espositivo dell’Umbria, dal 31 luglio al 20 agosto allo spazio 1 del Padiglione Italia.


“Un risultato – rileva - che valorizza soprattutto la qualità dell’offerta proposta attraverso un caleidoscopio di attività che hanno tracciato il profilo contemporaneo della nostra regione. Una terra, la nostra, legata alle proprie radici – prosegue - ma proiettata nel futuro e rappresentata attraverso un programma di attività pensato per far conoscere le principali filiere produttive e i più importanti appuntamenti culturali del nostro territorio”.
“È stato tratteggiato, fin qui, lo spaccato di una terra che sente ancora vivo il proprio passato – dice Paparelli - come è stato dimostrato attraverso le rappresentazioni legate alla Quintana, ma che allo stesso modo vuole guardare lontano, come è stato nel caso dei convegni sull’innovazione in agricoltura o quello sulla Rete umbra per la mobilità elettrica realizzato in collaborazione con Enel. In seguito ci sarà spazio per la valorizzazione degli altri maggiori eventi regionali, appuntamenti sul tema delle acque, del vino, dell’olio, fino a dare spazio ad eventi legati all’immagine e alla comunicazione e alla trasformazione della tecnica della stampa e del relativo comparto industriale”.
Per Paparelli “il progetto che ha qualificato fino ad ora la nostra presenza, destando attenzione sia nel pubblico che negli addetti ai lavori, con una eco importante sui media nazionali e internazionali, è stato l’allestimento Convivium 2.0 realizzato dall’Accademia di Belle Arti di Perugia. Lettere, numeri e simboli pensate – spiega - per raccontare l’Umbria attraverso un elemento universale quale la scrittura anche nell’epoca digitale. Un nuovo font chiamato ‘Monk’, appunto, frutto dello studio e del lavoro di un’équipe interdisciplinare e cosa più rimarchevole tutto un processo interamente sviluppato e realizzato da umbri, aziende, istituzioni e persone, progettisti e professionisti, che da oggi sono un patrimonio a disposizione della nostra comunità”.
“Con questo progetto – ricorda -abbiamo voluto comunicare, e in qualche modo anche rivendicare, il ruolo di protagonista svolto storicamente dall’Umbria nella trasmissione della conoscenza. Un ruolo che chiama in causa anche i due santi umbri più rappresentativi, San Benedetto da Norcia e San Francesco d’Assisi, celebrati in modo insolito, ben al di là dello stereotipo più abusato, come ispiratori di quegli opifici della sapienza che sono stati gli ‘scriptoria’ medievali”.
“Monk – continua Paparelli - è dunque un nuovo font disegnato ibridando il carattere rotondo della scrittura carolina, utilizzata nelle trascrizioni benedettine, con il carattere spigoloso della scrittura gotica, utilizzata nelle trascrizioni francescane. Un font che affiora dal passato, ma che tradisce – sottolinea - un codice genetico schiettamente contemporaneo: tanto che si propone come enzima alfabetico 2.0, capace cioè di andare oltre la scrittura così come tradizionalmente intesa”.
“Si tratta – conclude - di un patrimonio simbolico e semiologico che l’Umbria ha donato al mondo e che lascerà traccia indelebile nel tempo. In fin dei conti l’essenza stessa del concetto di Expo così come storicamente si è affermato: lasciare qualche cosa alle generazioni future che testimoni il senso della ricerca del futuro possibile”.


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