(UNWEB) “Esprimiamo apprezzamento per l’accoglimento in Commissione della proposta di apertura di una fase di partecipazione consultiva, da effettuare ai sensi dell’articolo 62 della legge regionale n.14, a seguito dell’istruttoria, in cui ascoltare le associazioni del mondo femminile e gli altri soggetti portatori di interesse per condividere, migliorare e integrare la nostra proposta di legge sulla parità salariale, che riteniamo sacrosanta e irrinunciabile”.

E’ quanto dichiarano i consiglieri Fabio Paparelli (primo firmatario), Simona Meloni e Tommaso Bori (Pd) in qualità di proponenti della proposta di legge “Disposizioni per la promozione della parità retributiva tra i sessi, il sostegno dell'occupazione e dell'imprenditoria femminile dì qualità, nonché per la valorizzazione delle competenze delle donne", discussa questa mattina nella Terza Commissione dell’Assemblea legislativa dell’Umbria.

“Ci auguriamo – proseguono i consiglieri Pd - che questa proposta di legge diventi presto un patrimonio condiviso di tutta l’Assemblea e su di esso possa realizzarsi la massima unità e convergenza possibile da parte di tutte le forze politiche, così come è accaduto per l’analoga legge approvata dal Parlamento italiano all’unanimità, che si intende integrare con misure regionali. Esiste ancora oggi un divario salariale e di opportunità che sta penalizzando non solo le donne ma l'intera economia umbra. Nel lavoro - aggiungono - il genere fa ancora la differenza, le donne hanno meno opportunità ovunque. Secondo i dati Istat, nel 2020 il tasso di occupazione femminile in Umbria continua a diminuire e il divario rispetto al tasso di occupazione maschile si è ampliato, lo stesso dicasi in termini di disoccupazione. Per questo occorre promuovere e sostenere una vera alleanza nel mondo del lavoro, necessaria a garantire una ripresa che sia sostenibile, paritaria e coraggiosa, per superare una disparità sociale e culturale che riguarda l'intero paese e che con la pandemia si è ulteriormente aggravato”.

“Il 52% delle donne italiane non lavora – ricordano Paparelli, Meloni e Bori - quelle che lavorano sono pagate il 14% in meno dei colleghi maschi nel settore privato, mentre l’82% delle posizioni di carriera va agli uomini. A 5 anni dalla laurea gli uomini guadagnano il 20% in più delle donne: le ragazze si laureano prima e con voti migliori rispetto ai ragazzi, ma sul lavoro sono ancora svantaggiate. Otto dirigenti su 10 sono uomini. La nostra proposta di legge - sottolineano - è stata promossa proprio per provare a cambiare rotta, proponendo un testo normativo che favorisca la parità, che premi le aziende virtuose, che sostenga, anche economicamente, chi investe nella formazione delle donne che hanno perso il lavoro. La legge prevede infatti azioni concrete ed entra nel vivo di una trasformazione necessaria in cui le donne non sono spettatrici del mondo lavorativo, ma, al contrario, assumono un ruolo fondamentale, nell'economia e nella società”.

“E’ previsto – ricordano Fabio Paparelli, Simona Meloni e Tommaso Bori - anche un fondo regionale per le donne vittime di violenza, un impegno contro le molestie nei luoghi di lavoro e strumenti per la diffusione di una cultura paritaria nelle imprese e per la rappresentanza equa tra maschi e femmine nei ruoli apicali. Si prevede inoltre l'istituzione di uno sportello donna nei centri per l'impiego, ed interventi a sostegno all'imprenditoria femminile nonché in tema di condivisione delle responsabilità di cura e conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Sono presenti strumenti per l'attuazione della parità retributiva, l'inserimento e la permanenza delle donne nel mercato del lavoro, politiche attive e formazione per le nuove competenze, educazione finanziaria e incentivi alle imprese che assumono donne a tempo indeterminato”.

“Vogliamo dunque condividere questo impianto normativo ed aprire una discussione ampia e qualificata con il mondo femminile - concludono - affinché venga riconosciuta la parità di genere quale presupposto per un sistema equo di cittadinanza, oltre che per lo sviluppo socioeconomico, rispondendo ad esigenze urgenti generatesi negli ultimi anni che hanno peggiorato ulteriormente la condizione personale e lavorativa delle donne”.


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