(UNWEB) Perugia, – "Non ci sono più parole da esprimere per manifestare l'indignazione o lacrime da versare per il dolore. L'ennesima morte sul lavoro che si è consumata ieri a Spoleto è il proseguo di una lunghissima scia di sangue che pesa sulle spalle delle Istituzioni che hanno lasciato inascoltate, con arroganza e con poca lungimiranza, tutte le proposte che, come rappresentanti sindacali, abbiamo presentato".
"Più formazione che diventi anche educazione a scuola, più controlli dalle strutture preposte che siano messe in condizioni di lavorare al meglio e più premialità per le aziende virtuose, oltre che un Osservatorio in grado di monitorare costantemente la situazione. Poche proposte di buonsenso che come sindacati avevamo messo nero su bianco, senza che la Regione ci abbia mai convocato a riguardo. La salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro devono diventare però un'emergenza nazionale, perché nei fatti già lo sono e i numeri lo testimoniano. Numeri che, per incidenza, ci lasciano ancora come maglia nera, anche se a livello di cifre assolute ci fanno respirare. Le 12 morti fino ad oggi, per una regione piccola come l'Umbria, diventano un dato che non può lasciarci dormire sonni tranquilli, accompagnato dall'aumento delle denunce per infortunio".
"Un numero di vittime che corrisponde a vite spezzate per un lavoro che dovrebbe essere invece sostenibile, sicuro e certo. Invece le vittime sono sempre persone non più giovanissime, alle prese con lavori fisici. L'ultimo caso dell'operaio 60enne morto schiacciato dai pannelli solari a Spoleto è emblematico di quello che è diventato oggi il mondo del lavoro, da diritto costituzionale a probabile causa di morte. L'appello dunque è uno solo, soprattutto alla vigilia di una tornata elettorale così importante: non c'è sviluppo senza lavoro sicuro, non c'è crescita senza l'azzeramento delle morti sul lavoro".