(UNWEB) Fano. Occasioni come queste, contro squadre molto meno dotate tecnicamente, le devi cogliere e basta, se punti al primo posto finale. Questo si era detto per tutta la settimana, questo va ripetuto a maggior ragione dopo il deludente 0-0 di Fano che ridimensiona, inevitabilmente, le prospettive del Grifo. Il Perugia ha tenuto l’iniziativa per tutta la partita, come da copione, ma non è riuscito quasi mai (tranne un colpo di testa di Murano e uno di Vano nel finale) a colpire da grande squadra.
Ci sono i meriti del Fano, che si è difeso con ordine e non ha lesinato il ricorso alle armi del mestiere per chiudere spazi e linee di passaggio. Né mancano le attenuanti di giornata, in primis un terreno pesante che ha penalizzato la squadra più tecnica; e gli infortuni di Crialese e Minesso dopo pochi minuti e di Murano nel secondo tempo. Gli ultimi due, in particolare, insieme all’indisponibilità di Melchiorri, gettano grossi dubbi sulla funzionalità dell’attacco del Perugia nel futuro immediato. Nella partita di oggi, l’uscita di Minesso, sostituito da Vano, ha costretto Caserta già prima della mezz’ora a rivedere il modo di attaccare preparato per la partita. Poi, quando è uscito Murano, Caserta ha messo dentro Bianchimano, che ha le stesse caratteristiche di Vano, e lì il reparto è andato in confusione tattica, togliendo al Grifo le potenzialità di segnare. Forse, l’ingresso di Lunghi avrebbe potuto fornire soluzioni più diversificate. Oltre a questo, è mancato il solito apporto in fase di spinta da parte di Elia, sul quale è rimasto alto Barbuti alò scopo di non farlo sganciare. E neppure il cambio tattico della ripresa (Grifo schierato col 4/4/2) ha risolto questo problema, perché Elia non riusciva ad affondare e crossava sempre dalla tre quarti, cioè con minor efficacia. Ma il Perugia è mancato per tutta la partita nella fase di proposizione, con una manovra lenta e non incisiva, spesso affidata alle palle buttate in avanti alla “spera-in-Dio” e senza alcun apporto significativo delle mezzali. Ed è mancata anche la capacità in rifinitura. Di conseguenza, sono mancate le conclusioni in porta. La fase di attacco soffre di movimenti e tempi sbagliati da parte un po’ di tutti i protagonisti, incapaci di assumersi la responsabilità di giocate che vadano oltre il semplice compitino. Insomma, questo Perugia fa benino l’ordinario ma, tolto Melchiorri, non sembra saper fare la differenza con lo “straordinario”. E questo è un limite decisivo per una squadra che voglia vincere un campionato, perché partite bloccate come quella di Fano si risolvono solo con le giocate di qualità e di personalità. Dopo Fano, ancor di più gli infortuni e le caratteristiche della rosa impongono che la società nell’ultima settimana di mercato faccia, tra cessioni e acquisti, quello che serve per un salto di qualità imprescindibile se si vuole puntare al primo posto. Ora o mai più, sperando che non sia troppo tardi.
Daniele Orlandi – Agenzia Stampa Italia